3^ Domenica di Avvento

3^ Domenica di Avvento

12 dicembre 2021

INCONTRO AL SIGNORE

Giovanni Battista ci invita ad attendere la venuta del Signore con le opere della giustizia e della carità.
Egli riconosce che Colui che deve venire è più grande di lui.
Non basteranno dunque le nostre pur necessarie buone opere a salvarci.
Occorre aprire il cuore e la mente per accogliere il Signore che viene.
La vera conversione comincia dagli occhi e dal cuore, riconoscendo il Signore che ci viene incontro nelle occasioni della vita e si manifesta in coloro che lo annunciano e lo testimoniano.

CONFESSIONE NATALIZIA

“… anche in occasione di questo Natale, rinnovo l’opportunità e l’invito a celebrare il Sacramento della Riconciliazione nella forma della celebrazione della Parola e dell’Assoluzione pubblica. E’ un atto comunitario nel quale ciascuno di noi, celebra l’amore misericordioso del Signore, riconosce gli atteggiamenti e le azioni che allontanano da Dio e dai fratelli (peccato) ed esprime il serio impegno a ‘ritornare’ all’obbedienza a Lui e all’amore ai fratelli (conversione). Rimane sempre la possibilità, per chi lo desidera, di richiedere la confessione individuale ai propri sacerdoti, compatibilmente con la situazione di pandemia”. (Vescovo Adriano)

 Nella Chiesa di San Bartolomeo:

preparazione comunitaria martedì 21 dicembre ore 18,45
celebrazione pubblica con Assoluzione giovedì 23 dicembre ore 18,45

Il cammino dell’Avvento

Egli è qui come il primo giorno”

16 dicembre, ore 20,45
Chiesa di Rosolina

Incontro con
Stefano Vitali

miracolato dalla Beata Sandra Sabatini
proclamata Beata il 24 ottobre 2021
nella cattedrale di Rimini.

Novena di Natale

Giovedì 16 iniziamo
la Novena di Natale.

Sono i nove giorni che aiutano,
attraverso il canto e le letture,
a preparare il Natale del Signore.
Ci diamo appuntamento alla messa delle 18
per vivere insieme questo grande momento.

UNA CARITAS CITTADINA:
A PORTO VIRO SI PUO’?

 17 dicembre, ore 20,30
presso l’Oratorio di San Giusto

Benedizione del
Bambinello

Domenica 19 dicembre

alla messa delle ore 10,30
a san Bartolomeo,
alle ore 9 a Mea
alle ore 11 a Ca’ Cappellino
che verrà posto nel presepio o in qualche
posto dignitoso della propria casa.

Il Signore è vicino

Varie categorie di persone si rivolgono al Battista e gli chiedono: Che cosa dobbiamo fare? Coloro che avevano accolto l’invito alla conversione ora chiedono cosa significhi convertirsi, cosa fare per trasformare la Parola di Dio in vita nuova che manifesti la volontà di cambiamento. Giovanni invita folle, pubblicani e soldati a cambiare atteggiamento nei confronti del prossimo, a vedere negli altri non persone da sfruttare o nemici da vincere, ma fratelli da amare e con i quali camminare insieme. Permettere al Signore di entrare nella propria vita significa condividere le necessità dei fratelli, spezzare il pane con l’affamato, aiutare chi soffre, vivere la giustizia, vedere l’autorità come servizio e non come esercizio di potere. Giovanni Battista non chiede di imitare la sua vita austera e ritirata nel deserto, chiede invece di dare valore e significato alla propria vita, riconoscendo in essa un dono di Dio, un segno del suo amore, una opportunità per migliorare se stessi e il mondo in cui si vive.
Nella parte finale del vangelo si passa dal livello dell’azione (Che cosa dobbiamo fare?) a ciò che è più fondamentale: Giovanni Battista è il Messia o no? E’ la «Parola» o è soltanto la «voce»? Il dito del Battista puntato verso Gesù – così come lo presenta l’iconografia cristiana – indica l’«Unico» al quale vale la pena di guardare per scommettere su di lui il senso della vita, e ci dice anche i motivi per cui dobbiamo fare questo: Gesù è il più forte, in lui risiede la potenza di quel Dio che è sempre più grande dell’uomo e delle sue attese; solo lui battezza in Spirito Santo, solo lui immerge nella vita di Dio, perché lui stesso è Dio. L’azione di Gesù però è anche giudizio, egli agisce come il fuoco che brucia ambiguità, compromessi e falsità e che è insostenibile per chi ha la leggerezza della paglia.
I contemporanei del Battista si misero in crisi e si chiesero cosa dovessero fare. Anche a noi è rivolta la sua parola, e anche noi dobbiamo domandarci cosa dobbiamo fare. C’è purtroppo il pericolo di fare orecchio da mercante e non aprire la porta al Signore che passa e bussa. Il Signore sta per venire, è vicino: accogliamolo, facciamogli spazio potenziando la nostra capacità di amore, solo a questa condizione lo incontreremo e riceveremo in dono la vera gioia.

d.G.

Rosario Livatino

Rosario Livatino è nato a Canicattì il 3 ottobre 1952. Laureato in giurisprudenza all’Università di Palermo il 9 luglio 1975 a 22 anni col massimo dei voti e la lode. Entra giovanissimo nel mondo del lavoro presso la sede dell’Ufficio del Registro di Agrigento dove vi restò dal 1° dicembre1977 al 17 luglio 1978. Nel frattempo partecipa con successo al concorso in magistratura e lavora dapprima a Caltanissetta poi al tribunale di Agrigento, dove dal 29 settembre ‘79 al 20 agosto ‘89, come Sostituto Procuratore della Repubblica, si occupa delle più delicate indagini antimafia, di criminalità comune, ma anche di quella che poi sarebbe scoppiata come la ‘Tangentopoli siciliana’. Fu proprio Rosario Livatino, assieme ad altri colleghi, ad interrogare per primo un ministro dello Stato.
Fu ucciso in un agguato mafioso la mattina del 21 settembre ‘90, mentre senza scorta e con la sua auto, si recava in Tribunale. Per la sua morte sono stati individuati, grazie al supertestimone Pietro Ivano Nava, i componenti del commando omicida e i mandanti che sono stati tutti condannati.
Il 9 maggio 1993, Papa Giovanni Paolo II, in occasione della sua visita pastorale in Sicilia, dopo aver incontrato ad Agrigento i genitori di Livatino, dirà degli uccisi dalla mafia: “Sono martiri della giustizia e indirettamente della fede”. Nella Messa di commiato, il suo Vescovo lo descrisse come giovane “impegnato nell’Azione Cattolica, assiduo all’Eucarestia domenicale, discepolo fedele del Crocifisso”.
Nel periodo in cui lavorava ad Agrigento, prima di entrare in tribunale, andava a pregare nella vicina chiesa di San Giuseppe.


2^ Domenica di Avvento

2^ Domenica di Avvento

5 dicembre 2021

GESU’ AL CENTRO

Il Vangelo di Luca colloca Cristo al centro della storia umana.
Attraverso la presenza della Chiesa e la testimonianza dei cristiani, Cristo diventa speranza per tutto il mondo.
Nell’attesa di Lui il cuore si ridesta alla gioia.
Il racconto del Natale, la preparazione del Presepio e dell’albero, la disponibilità alla preghiera e alla carità sono la strada aperta di cui parla il Battista.
Camminiamo verso il Natale cristiano perché non si spenga la speranza nel nostro cuore, nel corso delle giornate e nelle circostanze più laboriose e difficili, e perché Cristo venga riconosciuto da tutti come vera salvezza per tutti.

Mercatino di Natale 

È allestito in Chiesa, è opera delle catechiste e di diverse signore che
sono state coinvolte, è il desiderio di compiere un atto di carità.

Le ringraziamo per la testimonianza, mentre rivolgiamo
alle loro opere tutta la nostra attenzione.

Il cammino dell’Avvento

Incontro del Vangelo

“E il Verbo si è fatto carne”
Perché la Parola del Signore
diventi carne anche nella nostra vita.

Ogni venerdì alle ore 20,45
in canonica

“Egli è qui come il primo giorno”

Incontro con

Stefano Vitali

miracolato dalla Beata Sandra Sabatini
proclamata Beata il 24 ottobre 2021
nella cattedrale di Rimini.

16 dicembre, ore 20,45
nella Chiesa di Rosolina

Messa nei giorni feriali

 Da lunedì 29 novembre
la S. Messa viene celebrata
alle ore 18 nella sala maggiore
delle opere parrocchiali.
L’accesso è dal cortile dietro la canonica

Mercoledì 8 dicembre

Solennità dell’ IMMACOLATA

L’orario delle S.S. Messe è quello festivo

Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio

Il vangelo presenta la figura di Giovanni Battista, colui che ha preparato il suo popolo ad accogliere Gesù che sarebbe venuto di lì a poco. Giovanni Battista non si mette a predicare di sua iniziativa, è la Parola di Dio che scende su di lui e che lo spinge a predicare. Dio fa nuovamente scendere la sua parola su un uomo che si è reso disponibile, e tramite lui annuncia la salvezza prossima a venire. La salvezza è un dono di Dio che viene a noi attraverso persone e strumenti che agiscono a nome di Dio e con la sua forza (il sacerdote, la Parola, i sacramenti). La data, i nomi di persona, le indicazioni geografiche con cui si apre il vangelo indicano che ciò che succede con la predicazione del Battista riguarda il mondo intero: i rappresentanti di Roma e del giudaismo, della politica e della religione, vengono presi a testimoni del dono di Dio che cambia la storia. La parola di Dio che scende su Giovanni dice che ogni frammento di storia umana può diventare “storia di salvezza”.
Le parole del Battista esortano alla conversione, a fare in modo che la nostra persona diventi una strada piana, diritta, che possa essere percorsa facilmente dal Signore che viene in mezzo a noi. Ci è chiesto di riempire i burroni, che rappresentano l’indifferenza, il vivere alla giornata, la lontananza da Dio e dai fratelli. Ci è chiesto di abbassare monti e colli, simboli della superbia, dell’egoismo, della presunzione che ci fanno sentire più grandi degli altri e, magari, ci spingono a contrapporci a Dio fino a prenderne il posto. Ci è chiesto di raddrizzare le vie tortuose e spianare quelle impervie, segno delle prove, sofferenze e delusioni vissute nella chiusura verso gli altri e nella ribellione verso Dio. In una parola, un invito a cambiare il nostro modo di vivere per ritornare al Signore.
Accogliamo le parole del Battista, raddrizziamo nei nostri cuori i sentieri che conducono a Dio, così da accogliere e vivere con fede la venuta del nostro salvatore Gesù Cristo.

 d.G

Charles de Foucauld

Charles de Foucauld nasce a Strasburgo il 15 settembre 1858 e muore a Tamanrasset (Algeria) il 1 dicembre 1916. Figlio del suo tempo, partecipa all’impresa coloniale francese prima come militare in Algeria, poi come esploratore del Marocco. Durante il pericoloso viaggio, il contatto con i musulmani risveglia in lui quella fede che aveva perduto a quindici anni.
Conquistato da Dio, mentre cerca di capire quale sia la Sua volontà su di lui, è illuminato durante un viaggio in Terra Santa. Intravede nell’esistenza umile e nascosta di Gesù a Nazareth la misura dell’amore di Dio che vuol imitare. Da quel momento in poi la sua vita sarà una ricerca incessante di riprodurre la vita del divino operaio. Prima facendosi monaco in una poverissima Trappa in Siria, poi diventando il domestico delle clarisse di Nazareth, infine tornando in Algeria, dopo aver ricevuto gli ordini sacri, come monaco missionario.
All’inizio a Beni-Abbès, sul confine marocchino, poi a Tamanrasset, nel profondo Sahara algerino. Charles si immerge sempre più profondamente nella vita degli abitanti del luogo, in particolare i Tuareg. Ne impara la lingua, le usanze, le tradizioni, fino a comporre un monumentale lessico tuareg-francese, una vera e propria enciclopedia dell’universo tuareg.
“Seppellito” in mezzo a loro, solo, pur desiderando dei compagni, vuole essere segno della presenza di Gesù, il Fratello universale, attraverso l’ospitalità e l’amicizia offerta a tutti, il lavoro e la preghiera silenziosa davanti al Santissimo. La sua vita sarà offerta fino al sangue, seme dal quale nasceranno numerose famiglie spirituali che si ispireranno al suo carisma.


1^ Domenica di Avvento

1^ Domenica di Avvento

28 novembre 2021

La Bella Attesa di Colui che ci viene incontro

La fine del mondo.
Non sappiamo quando avverrà, ma constatiamo la fragilità del nostro mondo personale e di quanto ci circonda: persone e cose franano, e che cosa ci resta?
Di fronte ai drammi e alle difficoltà, l’Avvento ci ricorda che la vita rinasce sulla promessa di Gesù: alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
La nostra attesa si volge a Colui che ci viene incontro.
Manteniamo questa speranza certa, grati di essere accompagnati da una comunità, una Chiesa, un Papa.
Non disperdiamoci in attese vuote e in dissipazioni, ubriachezze, affanni della vita.

Mercatino di Natale 

È allestito in Chiesa, è opera delle catechiste e di diverse signore che
sono state coinvolte, è il desiderio di compiere un atto di carità.

Le ringraziamo per la testimonianza, mentre rivolgiamo
alle loro opere tutta la nostra attenzione.

Il cammino dell’Avvento

giovedì 2 dicembre ore 20,30
chiesa Santa Chiara

“Pregate dunque il Signore della messe,
perché mandi operai nella sua messe”

Gesù passa e chiama  

“E il Verbo si è fatto carne”

Incontro del Vangelo

Ogni venerdì alle ore 20,45 in canonica

Perché la Parola del Signore
diventi carne anche nella nostra vita.

“Egli è qui come il primo giorno”

17 dicembre, ore 20,45,
nella Chiesa di Rosolina incontro con

Stefano Vitali

miracolato dalla Beata Sandra Sabatini
proclamata Beata il 24 ottobre 2021
nella cattedrale di Rimini.

Messa nei giorni feriali

 Da lunedì 29 dicembre,
la S. Messa viene celebrata
alle ore 18 nella sala maggiore
delle opere parrocchiali.
L’accesso è dal cortile dietro la canonica

MARIA BERTILLA BOSCARDIN

Anna Francesca Boscardin nasce il 6 ottobre 1888 a Brendola (VI) da famiglia di agricoltori. L’8 aprile del 1905, a sedici anni Annetta entra nell’Istituto delle Suore Maestre di Santa Dorotea a Vicenza nonostante le ritrosie e perplessità del parroco, al quale pare che quella ragazza non sia molto dotata per inserirsi in una comunità religiosa. Invece l’8 dicembre 1907 diventa suora con il nome di Maria Bertilla: E’ destinata all’ospedale di Treviso dove – a parte la parentesi della prima guerra mondiale, durante la quale con infinita tenerezza assiste i soldati feriti – rimane al servizio degli ammalati, vivendo la carità eroica come concretizzazione del carisma trasmesso dal fondatore, San Giovanni Antonio Farina.
Nei primi anni di servizio ospedaliero S.Berilla lavora nel reparto dei bambini difterici, dove sofferenza e paura sono di casa, ma lei, con il cuore di mamma e la fermezza dell’infermiera, notte e giorno, senza riposo è accanto ai piccoli pazienti mantenendo la calma e regalando serenità, affiancando i medici nella tempestività dell’atto operatorio.
E poi sempre di reparto in reparto, con nella mente un punto chiaro e fermo: essere in ogni momento uguale a se stessa, facendo affidamento alla forza derivante dal contatto vivo con Gesù.
Pur accostando un numero interminabile di sofferenti, riesce a non inaridirsi nell’abitudine, conservando un cuore palpitante e chinandosi su tutti senza distinzione fra ricchi e poveri, giovani e vecchi, incurante del male che la sta divorando, si dona ai suoi ammalati fino a pochi giorni prima della sua morte, a 34 anni, il 20 ottobre 1922.

Vegliate!

Inizia un nuovo anno liturgico: un cammino che ci farà rivivere i grandi eventi della vita di Gesù. Il tempo di Avvento ci prepara a rivivere il Natale del Signore, la sua «prima venuta» fra noi nell’umiltà della nostra condizione umana. Noi però stiamo aspettando anche la sua «seconda venuta», ossia il suo ritorno glorioso alla fine dei tempi. Così, all’inizio di un nuovo anno, siamo invitati a guardare già alla fine, alla mèta del nostro cammino, a Colui che già ora dà senso e valore alla vita dell’uomo e del mondo. In questa prospettiva, si capisce il significato del brano evangelico che sembra suscitare solo paura e terrore. Gesù, infatti, ha descritto la sua seconda venuta, quella finale, gloriosa. Quello sarà un giorno di sconvolgimenti nel sole, nelle stelle, nel mare, segni di morte ma anche di vita, segni della fine del mondo esistente e, al tempo stesso, segni dell’inizio di un mondo nuovo, senza fine, eterno.
Nella seconda parte del vangelo, Gesù esorta alla vigilanza, una vigilanza attenta e operosa che deve caratterizzare tutta la nostra vita, che è attesa della sua venuta, del nostro incontro con Lui. Non sappiamo quando verrà la fine del mondo, forse la sentiamo come una realtà lontana, che non ci toccherà mai. E’ forte allora il rischio che l’attesa divenga rilassatezza, superficialità, indifferenza, una vita che si trascina per forza d’inerzia, nella monotonia e nella ripetitività. Gesù, invece, ci esorta a non lasciar appesantire i nostri cuori in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita: ci invita cioè a fuggire la leggerezza nell’affrontare la vita, smarrendosi in cose inutili e futili; ci invita a fuggire l’uso smodato dei beni di questo mondo; ci invita a non lasciarci vincere dalle difficoltà, quasi incapaci di affidarci a Lui, Signore e Salvatore.
L’apostolo Paolo invita i cristiani di Tessalonica (seconda lettura) a essere fedeli al Signore e a condurre una vita santa e irreprensibile, perché fedeli all’insegnamento ricevuto e irreprensibili nella carità, attendano con speranza la venuta del Signore. Questo invito vale anche per noi. Esso racchiude in sé il nostro programma per l’Avvento: per l’Avvento di quattro settimane e per l’Avvento della vita.

d.G.


Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo

Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo

21 Novembre 2021

QUALE RE

Gesù e Pilato, l’uno di fronte all’altro. Una scena imponente, che fa venire a mente il Racconto dell’Anticristo di Soloviev:
l’Imperatore di fronte allo staretz Giovanni che gli dice:
”Quello che abbiamo di più caro è Cristo…”.
Due ‘regni’, due modi di concepire la vita e di viverla.
A conclusione dell’anno liturgico, e mentre celebriamo la Giornata diocesana dei Giovani, ci poniamo di fronte a Cristo, perché la sua signoria ci liberi dal potere del mondo.
Con lo sguardo fisso su Gesù che ci ha amato donando se stesso sulla croce, possiamo ritrovare la verità di noi stessi e del nostro compito nel mondo.

Giornata del Ringraziamento
Domenica 21 novembre con la Messa delle ore 10,30

ognuno è invitato a parteciparvi come gesto
di ringraziamento e di carità.
Al termine della Messa benedizione
dei mezzi agricoli
e degli automezzi.

 

 

 

I fiori della preghiera e della carità
in tutti i mercoledì di novembre
incominciando dal 10 novembre
alle 18,00 recita del Vespro

e S. Messa in suffragio
dei nostri defunti con catechesi su
S. Giuseppe “Patris corde”.
Si ripropone l’iniziativa: “I fiori della carità”
Sul foglio per aderire all’iniziativa
possiamo scrivere i nomi dei defunti
che desideriamo ricordare nella S. Messa

La Giornata Nazionale
della Colletta Alimentare

torna in presenza
sabato 27 novembre 2021.
Saremo presenti in diversi
supermercati della zona.
Urge la disponibilità di volontari.

Rivolgersi a Marco Tiengo

Tu lo dici, io sono re

Siamo alla conclusione dell’anno liturgico e la liturgia pone a coronamento del cammino annuale la solennità di Cristo Re dell’universo. Celebrare la festa di Cristo Re significa porre Gesù Cristo in cima alla scala dei valori della vita, prendere coscienza che deve essere Lui a guidare e orientare il nostro cammino. Papa Paolo VI aprendo la seconda sessione del Concilio Vaticano II descriveva con queste parole il primato di Cristo: «Cristo da cui veniamo, per cui viviamo e a cui andiamo. Nessun’altra luce […] che non sia Cristo, luce del mondo; nessun’altra verità interessi le nostre anime che non sia la parola del Signore, unico nostro Maestro; nessun’altra aspirazione ci guidi che non sia il desiderio di essere a Lui assolutamente fedeli; nessun’altra fiducia ci sostenga se non la certezza che egli è con noi» (EV 145). Nella nostra vita siamo chiamati a dare a Cristo questo primato: sull’intelligenza per mezzo della fede, sul cuore per mezzo dell’amore, sulla volontà e sulla vita con l’accettazione del suo volere, cosicché egli diventi «l’Alfa e l’Omèga» di quello che pensiamo, amiamo e siamo.
Gesù è re, ma non di questo mondo. La sua regalità non entra in competizione con i poteri di questo mondo, consiste invece nel dono della vita per salvare l’umanità. Gesù sarà un re deriso e torturato, avrà come scettro una canna, per diadema una corona di spine, per trono una croce. Tuttavia, questa regalità gli assicurerà un trionfo universale ed eterno. Iniziata quaggiù nelle lacrime e nel sangue, sarà instaurata definitivamente con il suo ritorno glorioso alla fine dei tempi.
La domanda che oggi ognuno si deve porre non è se Gesù Cristo regni o no nel mondo, ma se egli regni o no dentro di me; non se la sua regalità sia riconosciuta dagli stati e dai governi, ma se è riconosciuta e vissuta da me. Chi regna dentro di me, chi fissa gli scopi e stabilisce le priorità: Cristo o qualcun altro? Secondo l’apostolo Paolo esistono due possibili modi di vivere: per sé stessi o per il Signore (cfr. Rom 14,7-9). Vivere «per sé stessi» significa vivere un’esistenza tesa solo alla propria soddisfazione e alla propria gloria. Vivere «per il Signore» significa vivere in vista di lui, per la sua gloria, per il suo regno. In una delle invocazioni del Padre nostro preghiamo: Venga il tuo regno! Ebbene la festa di oggi sia per noi un invito a costruirlo con la vita, la santità, la grazia, la giustizia, l’amore e la pace (cfr. prefazio di Cristo Re)

d.G.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA XXXVI GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

21 novembre 2021

Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto vsto!(cfr. At 26,16)

Carissimi giovani!
Vorrei ancora una volta prendervi per mano per proseguire insieme nel pellegrinaggio spirituale che ci conduce verso la Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona nel 2023.
L’anno scorso, poco prima che si diffondesse la pandemia, firmavo il messaggio il cui tema era “Giovane, dico a te, alzati!” (cfr Lc 7,14). Nella sua provvidenza, il Signore già ci voleva preparare per la durissima sfida che stavamo per vivere.
Nel mondo intero si è dovuta affrontare la sofferenza per la perdita di tante persone care e per l’isolamento sociale. L’emergenza sanitaria ha impedito anche a voi giovani – per natura proiettati verso l’esterno – di uscire per andare a scuola, all’università, al lavoro, per incontrarvi… Vi siete trovati in situazioni difficili, che non eravate abituati a gestire. Coloro che erano meno preparati e privi di sostegno si sono sentiti disorientati. Sono emersi in molti casi problemi familiari, come pure disoccupazione, depressione, solitudine e dipendenze. Senza parlare dello stress accumulato, delle tensioni ed esplosioni di rabbia, dell’aumento della violenza.
Ma grazie a Dio questo non è l’unico lato della medaglia. Se la prova ci ha mostrato le nostre fragilità, ha fatto emergere anche le nostre virtù, tra cui la predisposizione alla solidarietà. In ogni parte del mondo abbiamo visto molte persone, tra cui tanti giovani, lottare per la vita, seminare speranza, difendere la libertà e la giustizia, essere artefici di pace e costruttori di ponti.
Quando un giovane cade, in un certo senso cade l’umanità. Ma è anche vero che quando un giovane si rialza, è come se si risollevasse il mondo intero. Cari giovani, quale grande potenzialità c’è nelle vostre mani! Quale forza portate nei vostri cuori!
Così oggi, ancora una volta, Dio dice a ciascuno di voi: “Alzati!”. Spero con tutto il cuore che questo messaggio ci aiuti a prepararci a tempi nuovi, a una nuova pagina nella storia dell’umanità. Ma non c’è possibilità di ricominciare senza di voi, cari giovani. Per rialzarsi, il mondo ha bisogno della vostra forza, del vostro entusiasmo, della vostra passione. È in questo senso che insieme a voi vorrei meditare sul brano degli Atti degli Apostoli in cui Gesù dice a Paolo: “Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto” (cfr At 26,16).


XXXIII^ Domenica del Tempo Ordinario

XXXIII^ Domenica del Tempo Ordinario

14 Novembre 2021

Dalla precarietà all'eternità della vita

Gli ultimi tempi segnano l’ultima venuta del Signore.
Il Vangelo comunica il senso di precarietà delle cose: sole, luna, astri che cadono…, ma anche una viva speranza: Gesù glorioso verrà a compiere la sua opera radunando gli eletti.
La vita di fede, la vita che viviamo nell’esperienza quotidiana nella comunità della Chiesa, trova compimento nell’ultimo incontro con Lui.
Un germoglio fiorisce dentro le nostre giornate, come il ramo di fico:
le nostre azioni hanno un peso eterno.
Una vita di carità è il primo germoglio di paradiso.

Dal settimanale diocesano  Nuova Scintilla

*  Editoriale: Uomini e donne che lavorano – editoriale –

*  Giornata  dei poveri pag. 1 e 2

*  Il lavoro e la persona pag. 3

*  “Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto”.
Dal messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Gioventù. Pag.4

*   Intervista al nuovo Vescovo Giampaolo pag. 11

In questa domenica si celebra
la giornata mondiale dei poveri.

L’UNITALSI
in questi giorni organizza
una vendita di olio
per sostenere le opere di carità

 Giornata del Ringraziamento
Domenica 21 novembre con la Messa delle ore 10,30

ognuno è invitato a parteciparvi come gesto
di ringraziamento e di carità.
Al termine della Messa benedizione
dei mezzi agricoli
e degli automezzi.

Missione Bontà
I missionari di Villaregia vendono una
confezione di cioccolato a
sostegno delle Missioni

I fiori della preghiera e della carità
in tutti i mercoledì di novembre
incominciando dal 10 novembre
alle 18,00 recita del Vespro

e S. Messa in suffragio
dei nostri defunti con catechesi su
S. Giuseppe “Patris corde”.
Si ripropone l’iniziativa: “I fiori della carità”
Sul foglio per aderire all’iniziativa
possiamo scrivere i nomi dei defunti
che desideriamo ricordare nella S. Messa

La Giornata Nazionale
della Colletta Alimentare

torna in presenza
sabato 27 novembre 2021.
Saremo presenti in diversi
supermercati della zona.
Urge la disponibilità di volontari.

Rivolgersi a Marco Tiengo

Il cielo e la terra passeranno

La volta stellata, la luna e il sole sono simboli di eternità, di ciò che non passa.
Eppure, il vangelo di oggi, penultima domenica dell’anno liturgico, dice che anche le grandi luci del cielo un giorno si spegneranno, tutto avrà fine. Anche ciò che sembra eterno un giorno terminerà la sua corsa: il cielo e la terra passeranno. Solo la parola di Colui verso il quale cammina l’intero universo non muterà, solo la parola di Dio rimane come «stella polare» che orienta il cammino della storia.
Gesù, nel parlare degli eventi finali, attinge alla tradizione apocalittica che ama esprimersi attraverso immagini catastrofiche e frasi enigmatiche. Lo scopo di Gesù non è di incutere paura e neppure di soddisfare la curiosità su come e quando avverrà la fine del mondo.
Il «quando» verrà la fine rimane misterioso e segreto, l’attenzione viene spostata sul «come» prepararsi e sul «cosa» fare nell’attesa del grande evento. L’immagine che Gesù utilizza è evocativa: una pianta che si risveglia dal letargo invernale e vive la sua primavera (Dalla pianta di fico imparate…). Le prime gemme non hanno solo la bellezza di una nuova fioritura, sono il segno della stagione che cambia, della primavera che arriva con il suo carico di luce e calore. La storia che viviamo è una pianta che giunge a maturazione. Il destino dell’universo è quello di giungere alla sua fioritura. E la nostra primavera ha un nome solo: Gesù Cristo. Così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. Dio non usa effetti speciali, ci chiede di percepire la sua azione discreta e continua. Forse troppe volte la routine quotidiana fa dimenticare il passare lento ma costante del tempo, e fa dimenticare che siamo pellegrini in cammino. La solidità apparente del mondo che ci circonda non ci deve far dimenticare che siamo su un treno in corsa … di qui la necessità nell’impegno cristiano. Nessuno conosce quando sarà la fine del mondo, ma essa potrebbe essere questa notte stessa o domani. Per questo Gesù dice: Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento!

d.G.

Il nuovo Vescovo: primo incontro

La delegazione che sabato 6 novembre ha incontrato Mons. Dianin era composta dai membri del Collegio dei Consultori, accompagnati dal vescovo Adriano e dal suo segretario (sette persone in tutto). L’incontro, avvenuto presso il Seminario di Padova, di cui Mons. Dianin è Rettore, si è svolto in maniera estremamente cordiale.
L’incontro aveva carattere informale, tuttavia si è arrivati a concordare la data dell’ingresso del nuovo vescovo in diocesi di Chioggia, che sarà nel pomeriggio di domenica 30 gennaio.
Abbiamo portato il saluto della Diocesi, in particolare del Presbiterio; abbiamo espresso la nostra soddisfazione per la sua nomina; ci siamo soffermati a descrivere alcune peculiarità del territorio e della storia della nostra Chiesa locale. Egli, dopo aver raccontato come gli è stata comunicata la nomina da parte del Santo Padre, ha ribadito di aver accettato con gioia e spirito di servizio, di essere molto sereno e desideroso di esprimere tutto l’amore che sente già di avere verso la nostra realtà ecclesiale e civile. Ci ha parlato della sua mamma, che vive ancora a Teolo, suo paese natale; e del fratello qualche mese più vecchio di lui, che vive a Praglia con la famiglia composta dalla moglie e da due figli già laureati.
Siamo già famiglia! Ha ribadito chiaramente che non viene con programmi precostituiti, ma col desidero di mettersi in ascolto di tutto e di tutti, a cominciare dai confratelli. Verrà presto a fare una prima visita anch’egli informale alla nostra diocesi, accostando le realtà più significative, tra cui il monastero di Porto Viro. Ci siamo lasciati con l’impegno di approfondire la reciproca conoscenza e di pregare gli uni per gli altri.

Don Francesco Zenna

Le date da ricordare:

L’ordinazione episcopale di Mons. Giampaolo Dianin avverrà domenica 16 gennaio 2022 nella Cattedrale di Padova.

La Diocesi di Chioggia saluterà Mons. Adriano Tessarollo domenica 23 gennaio 2022 nella Cattedrale di Chioggia.

Il nuovo Vescovo farà il suo ingresso nella Diocesi di Chioggia domenica 30 gennaio 2022.


XXXII^ Domenica del Tempo Ordinario

XXXII^ Domenica del Tempo Ordinario

7 Novembre 2021

I COMANDAMENTI CHE FANNO VIVERE

Gesù porta in vetta i precetti fondamentali dell’antica Legge.
La religione non è una esecuzione di pratiche legali o liturgiche, ma un cammino che apre una vita buona.
Gesù conduce a riconoscerci come figli di Dio, che è nostra origine e nostro punto di arrivo.
Ci conduce a considerare ogni persona come un fratello e una sorella, da amare e aiutare.
Con il Vangelo, una nuova corrente di vita è cominciata a scorrere dentro l’umanità.
Una famiglia cristiana, una comunità cristiana diventano l’ambito educativo che accompagna a ricordare e a vivere come figli e come fratelli.

 

Dal settimanale diocesano di questa settimana:

 * Testo della lettera del Vescovo Giampaolo e Adriano

* Ascoltare i bambini pag. 3

* I santi della settimana p. 10

* Novità alla Corte degli Angeli pag. 12

* Quelli che la domenica p.19

Il Santo Padre Francesco ha nominato nuovo Vescovo di Chioggia
mons. GIAMPAOLO DIANIN
presbitero della Diocesi di Padova, finora rettore del Seminario vescovile e membro della Segreteria del Sinodo diocesano della Chiesa di Padova.
L’annuncio è stato dato  mercoledì 3 novembre, alle ore 12, dalla Sala Stampa Vaticana e in contemporanea nelle Diocesi di Chioggia e di Padova.

I fiori della preghiera e della carità
in tutti i mercoledì di novembre
incominciando dal 10 novembre
alle 18,00 recita del Vespro

e S. Messa in suffragio
dei nostri defunti con catechesi su
S. Giuseppe “Patris corde”.
Si ripropone l’iniziativa: “I fiori della carità”
Sul foglio per aderire all’iniziativa
possiamo scrivere i nomi dei defunti
che desideriamo ricordare nella S. Messa

 

Consiglio Pastorale Parrocchiale
si incontra venerdì 12 novembre
alle ore 20,45, in canonica

 

Genitori dei ragazzi del catechismo
si incontrano in Chiesa,
mercoledì 10 novembre
alle ore 18,45

Lettera che mons. Giampaolo Dianin
ha scritto alla nostra Diocesi

Caro Vescovo Adriano,
Cara Chiesa di Chioggia,
nel giorno in cui viene annunciata la mia nomina a Vescovo della Chiesa di Dio che è in Chioggia, condivido con voi alcuni pensieri e lo stato d’animo che mi stanno accompagnando dallo scorso 22 ottobre, quando mi è stata comunicata la decisione di papa Francesco. Tutto è successo così in fretta senza avere il tempo di elaborare un passaggio della vita così particolare, ma forse è bene così perché in questo “cambiamento d’epoca”, come lo definisce papa Francesco, accettare di diventare Vescovo è perlomeno azzardato ed è possibile solo nell’orizzonte della fede e dell’obbedienza.
…Condivido qualcosa di quanto sto vivendo in questi giorni.
Da un anno mi trovo spesso a commentare il testo biblico della chiamata di Abramo che sta accompagnando la Chiesa di Padova nel cammino di preparazione al Sinodo diocesano: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela verso la terra che ti indicherò […] Ti benedirò […]. Abramo partì» (Gen 12,1-3).
Non pensavo che queste parole sarebbero state rivolte direttamente a me per intraprendere un altro santo viaggio carico di incognite.
…Dio fa tre promesse ad Abramo: una terra, una discendenza e la benedizione. Chiedo a Dio di mantenere le sue promesse per la nostra Chiesa e ho già cominciato a bussare con insistenza; fatelo anche voi con me e per me. Dio benedica ciascuno di voi, benedica la nostra Diocesi, la terra dei tre fiumi dove siamo chiamati a vivere e testimoniare il Vangelo, ci doni una discendenza di figli consapevoli di essere amati dal Padre celeste. Vi ringrazio già da ora se avrete la bontà di accogliermi, e giunga a tutti l’abbraccio del mio affetto e la promessa della mia fedeltà.

don Giampaolo Dianin

Lettera di benvenuto di mons. Adriano Tessarollo

Carissimo don Giampaolo,
mi faccio portavoce dell’intera Diocesi di Chioggia per darti il nostro più cordiale “Benvenuto” quale nuovo Pastore di questa porzione del Popolo di Dio.
Ti ringrazio per aver accettato “il dono e l’impegno” di essere nostro vescovo.
Ti accogliamo quale dono di Gesù Pastore e Maestro, per compiere un tratto di strada insieme, in fedeltà a Lui e al suo Vangelo, e in comunione con tutta la Chiesa.
Mentre ti attendiamo con gioia e trepidazione, come è sempre l’incontro con una ‘persona nuova’ che entra nella storia nostra e della nostra Chiesa, ti accompagniamo in questo tempo di attesa con la nostra preghiera.
Auguri e preghiere quindi in attesa “della tua venuta” tra di noi.

+ Adriano Tessarollo


XXXI^ Domenica del Tempo Ordinario

XXXI^ Domenica del Tempo Ordinario

31 Ottobre 2021

I COMANDAMENTI CHE   FANNO   VIVERE

Gesù porta in vetta i precetti fondamentali dell’antica Legge.
La religione non è una esecuzione di pratiche legali o liturgiche, ma un cammino che apre una vita buona.
Gesù conduce a riconoscerci come figli di Dio, che è nostra origine e nostro punto di arrivo.
Ci conduce a considerare ogni persona come un fratello e una sorella, da amare e aiutare.
Con il Vangelo, una nuova corrente di vita è cominciata a scorrere dentro l’umanità.
Una famiglia cristiana, una comunità cristiana diventano l’ambito educativo che accompagna a ricordare e a vivere come figli e come fratelli.

LA VIA DELLA SANTITA’

La festa di tutti Santi ci fa vedere la grande famiglia della Chiesa, bella e lieta, dove ogni male e ogni dolore viene riscattato e ogni bene viene portato a compimento. Viviamo accompagnati dalla comunione dei santi del cielo e della terra. Impariamo a conoscere i grandi santi della storia della Chiesa e i santi del nostro tempo; domandiamo la compagnia e l’intercessione dei santi. Santità significa vita buona, vera, giusta, che realizza la nostra umanità, portando a compimento la fisionomia e la vocazione che Dio ci ha dato.

ANNIVERSARIO DELLA CONSACRAZIONE DELLA CHIESA

Assieme a tutte le Chiese consacrate della nostra Diocesi ricordiamo oggi la Consacrazione della nostra Chiesa.
La nostra Chiesa divenne sede parrocchiale il 7 settembre 1665.
La chiesa parrocchiale venne ricostruita nel 1726 in stile neoclassico e fu consacrata l’8 settembre 1845 dal vescovo di Chioggia Jacopo De Foretti.

CAMBIO DELL’ORA

Nella notte fra sabato 30
e domenica 31 ottobre
le lancette dell’orologio vengono
portate indietro di un’ora.

L’orario delle messe resta Invariato

Adorazione Eucaristica

Giovedì 4 novembre
presso la Chiesa di Santa Chiara
alle ore 20,30

“E’ bello sostare con amore davanti
a Gesù Eucarestia
e nutrirci di Lui.
Chiediamo insieme il dono di

nuove vocazioni per la Santa Chiesa”

 I fiori della preghiera e della carità

Messa in suffragio dei nostri defunti in
tutti i mercoledì di novembre
incominciando da mercoledì 10.

Il comandamento dell’amore

Uno scriba si avvicina a Gesù per consultarlo intorno al primo e più grande comandamento della Legge. L’evangelista mette in luce che lo scriba è animato da buone intenzioni, ammirato per le risposte di Gesù desidera essere da lui illuminato. Al tempo di Gesù i rabbi si domandavano quale fosse il comandamento da porre al di sopra di tutti gli altri. Infatti, secondo la tradizione farisaica, c’erano ben 613 precetti da osservare ed era normale domandarsi se c’era un comandamento che superasse in importanza tutti gli altri. La domanda dello scriba lascia trasparire l’interrogativo di molti contemporanei di Gesù che volevano camminare nella via della salvezza.
Gesù risponde accostando due testi dell’Antico Testamento: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza (Dt 6,4); Amerai il tuo prossimo come te stesso (Lv 19,18). Il comandamento dell’amore ha due oggetti distinti: “Dio” e “il prossimo”, si tratta però di una sola realtà: “amare”. Lo scriba riflette sulla risposta di Gesù, ne riconosce la verità e trae come conseguenza la superiorità dell’amore a Dio e al prossimo su tutti gli altri precetti e sui riti sacrificali che si compivano al tempio, ricevendo riconoscimento e lode da parte di Gesù: Non sei lontano dal regno di Dio. Il regno di Dio è una realtà che l’uomo deve instaurare progressivamente dentro di sé lasciandosi trasformare dall’azione di Dio secondo le esigenze del comandamento dell’amore.
Il messaggio è semplice e chiaro: l’amore per l’uomo è legato all’amore per Dio, è da lui che si impara “come” amare e “quanto” amare. Non si può dire di amare Dio se non si ama il fratello con il quale si è gomito a gomito, anzi l’amore verso il fratello è il termometro che misura e verifica l’autenticità del nostro amore per Dio (cfr. 1Gv 4,19-21).

d.G.

Movimento circolare

Muore un uomo famoso: non lo conosco personalmente, eppure il primo pensiero è pregare per lui.
Così, all’improvviso, mi ritrovo a riflettere su quante persone pregano le une per le altre senza che i destinatari delle preghiere lo sappiano.
Chissà quante persone pregano o hanno pregato per me e io non riesco nemmeno a ringraziarle.
Un flusso di preghiere, un movimento circolare collega il cielo e la terra: i nostri cari vedono il volto di Dio e pregano per noi, e noi preghiamo per loro.
Mia nonna, mia mamma, mio papà fin da piccola mi hanno insegnato a pregare per i morti. Io, noi, lo insegniamo ai figli?
Che tristezza scoprire che raramente i ragazzi pregano per i loro cari e non fanno visita al cimitero.
Si spezza il cerchio che unisce, la memoria viva, l’aiuto che la carità impone.
Questa carità gli uni verso gli altri diviene festa in cielo per i santi e tutti i defunti. Una festa che coinvolge anche noi quaggiù.
Una grande festa per ringraziare del dono della vita, che non finisce e arriva fino al Paradiso. E’ la grande promessa che vediamo realizzata nei santi.

Claudia E.


XXX^ Domenica del Tempo Ordinario

XXX^ Domenica del Tempo Ordinario

24 Ottobre 2021

GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE

L’INCONTRO CON GESU’ CHE RIDONA LA VISTA

L’episodio del cieco ripercorre tutta la vicenda di un incontro vero con il Signore:
il grido-domanda del cieco;
l’opposizione della folla, che impedisce al cieco di gridare il suo bisogno;
Gesù chiama il cieco, che getta il mantello, sua unica ricchezza e protezione per correre da Gesù.
Gesù gli chiede: Cosa vuoi che ti faccia?
La fede non solo guarisce, ma ‘salva’.
Il cieco segue Gesù con gratitudine, in distanza: la fede diventa sequela.
Nella domanda del cieco vediamo tutto il bisogno di salvezza dell’umanità.
La Giornata Missionaria, ci richiama alla responsabilità di non impedire, ma favorire l’incontro con Gesù.

Giornata Missionaria Mondiale

Il tema della Giornata Missionaria
per questo appuntamento annuale è:

“testimoni e profeti”

Le nostre Comunità in comunione con
tutta la Chiesa si uniscono alla preghiera
e alla carità per le missioni

Le offerte di questa domenica
saranno per tale scopo

Incontro di catechesi

per i ragazzi
delle elementari e delle medie

Anche il prossimo sabato 30 ottobre
l’incontro si tiene comunitariamente
alle ore 14,30 in Chiesa

Mandato ai Catechisti

Terminato il Corso Vicariale
di formazione per i catechisti
il Vescovo conferirà loro il mandato

Giovedì 28 alle ore 19,00

nella Chiesa parrocchiale di Rosolina.

Fa’ che io veda!

Lungo il cammino verso Gerusalemme avviene l’incontro di Gesù con il cieco Bartimeo. Questo incontro, e il miracolo di guarigione che lo accompagna, diventano annuncio di quella apertura degli occhi di cui hanno urgente bisogno i discepoli, resi ciechi dalla loro «testardaggine» di fronte agli insegnamenti di Gesù. Bartimeo, quando sente che vicino a lui sta passando Gesù, comincia a gridare con insistenza: Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me! Gesù, proprio in virtù della sua insistenza, lo fa chiamare e gli dona la capacità di vedere: Và, la tua fede ti ha salvato.
Questo episodio traccia plasticamente l’itinerario della fede: come Bartimeo bisogna essere coscienti della propria cecità, della difficoltà ad aprirci alla luce, di qui nasce la sete di luce: Fa’ che io veda! Oggi siamo sempre più ciechi, abbagliati da false luci che impediscono di vedere o almeno di intravedere Gesù che passa. Il cuore è malato, gli occhi e gli orecchi chiusi, le labbra incapaci di ripetere il suo nome. Se la nostra fede non diviene, come quella di Bartimeo, ferma e determinata nella preghiera, se non diviene ricerca coraggiosa e perseverante nei momenti di prova e difficoltà, il nostro incontro con Cristo non si attuerà e il cammino della fede rimarrà come monco, interrotto. La figura di Bartimeo interpella la nostra superficialità nell’ascoltare e nel rispondere alla voce del Signore.
Bartimeo non si è lasciato sfuggire l’occasione, ha sentito che passava Gesù, ha compreso che era l’occasione della sua vita e ha agito con prontezza. Con il cuore ha visto meglio e più profondamente di tanti altri intorno a lui! La sua vista interiore animata dalla fede e nutrita dalla speranza lo ha aiutato a recuperare anche la vista esteriore delle cose. Bartimeo è immagine della potenza trasformante della fede che può aprire i nostri occhi e guidarci incontro a Colui che ci chiama.

d.G.

Popoli e Missione

La  rivista, Popoli e Missione,  nasce nel 1986 per conto delle Pontificie Opere Missionarie, prefiggendosi di raccontare la Missione attraverso la voce dei suoi protagonisti, i missionari sparsi in tutto il mondo. Quale mensile di informazione missionaria, Popoli e Missione si rivolge in particolare agli adulti e alle famiglie, ma anche a quanti operano nei centri/uffici missionari diocesani, comunità parrocchiali, religiose, e gruppi di ispirazione missionaria.

Su Nuova Scintilla  di questa settimana:

Pag. 3 –  Beatificazione di Papa Luciani

Pag. 11 – Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale

Pag. 12 – Avvio dell’anno pastorale sinodale

Pag. 19 – La verità: un fatto, non un’opinione


XXIX^ Domenica del Tempo Ordinario

XXIX^ Domenica del Tempo Ordinario

17 Ottobre 2021

ESSERE GRANDI NEL SERVIZIO

Il cristiano non fa carriera davanti agli uomini.
O almeno non è questo lo scopo della sua vita.
Domandiamo la grazia di seguire il Signore nella condizione in cui ci troviamo, dedicandoci a Lui secondo la nostra vocazione e la nostra professione:
famiglia, lavoro, impegni.
Anche attraverso la croce e il servizio passa la pace del cuore e con essa la nostra felicità.
Viviamo un tempo di ripresa e di rinnovamento della Chiesa, pur dentro problemi e ostacoli.
Un cuore aperto e una volontà decisa a camminare dietro Gesù nella Chiesa.

APERTURA ANNO PASTORALE

In questa domenica, 17 ottobre,
alle ore 15,30,
in Cattedrale a Chioggia,

 

Il Vescovo Adriano apre il nuovo anno pastorale, e la fase diocesana del Sinodo dei vescovi.
Il tema della sinodalità guiderà le riflessioni e le dinamiche di
collaborazione nella vita della nostra comunità parrocchiali per una Chiesa missionaria.

Sono invitati in modo particolare
tutti i collaboratori pastorali.

Su Nuova Scintilla
di questa settimana:

Editoriale:
Primi passi del Sinodo: l’ascolto

Pag. 3
Sinodo, Un cammino per tutti

Sacerdoti della Diocesi
Due giorni di formazione

Giornata missionaria:
La missione della compassione

Parrocchia di Scalon:
La chiesa rimessa a nuovo

Capovolgimento di prospettive

lI vangelo presenta la richiesta che i discepoli Giacomo e Giovanni rivolgono a Gesù: Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra. Questa richiesta, mentre Gesù sta parlando della sua imminente passione, fa comprendere il divario che separa lo spirito che anima Gesù da quello che domina i due fratelli. Si deve però onestamente ammettere che il virus che affligge la richiesta dei due figli di Zebedeo non è dissimile da quello che infetta i nostri sogni e desideri. Giacomo e Giovanni desiderano un «posto al sole», un posto al fianco di chi conta. Chi però domanda per sé, dimenticando gli altri, domanda inevitabilmente contro gli altri. Se salgo più in alto, qualcuno rimarrà più in basso. È uno spettacolo che si ripresenta sempre e dovunque: dal banale fare a gomitate per salire prima sull’autobus, agli sgambetti fatti ai colleghi di lavoro per superarli nella carriera, senza entrare in quel mistero di interessi egoistici in cui si risolve spesso l’azione politica, che invece dovrebbe essere un servizio al bene comune.
Essere qualcuno, essere influenti, lodati, onorati, chi c’è al mondo, cristiano o no, che non abbia nel fondo del cuore questa aspirazione? Gesù insegna però che nel suo Regno la vera grandezza consiste non nell’essere serviti, ma nel servire. Le parole di Gesù riguardano tutti e sgonfiano le nostre ambizioni e sogni di potere. Servire è l’unica via verso la vera grandezza. Questo “servizio” deve arrivare fino all’accettazione delle incomprensioni, delle critiche e degli insuccessi. “Servizio” significa armarsi di pazienza e perseveranza fino a giungere al sacrificio della vita, data e offerta nel dovere quotidiano, negli incarichi che si svolgono, talvolta anche nella sofferenza e nella morte del cuore sull’esempio di Cristo crocifisso.
Il cristiano è chiamato a percorrere la via di Gesù: essere l’ultimo e il servo di tutti. La vera grandezza sta nel considerare ogni persona più grande e importante di me. Se i potenti della terra sono temuti e rispettati, non sono certamente amati. Al contrario, chi vive una esistenza “donata” al fratello non manca di ricevere il riconoscimento e l’amore di coloro che ha servito. La nostra storia, anche recente, è ricca di figure indimenticabili e indimenticate, che il dono di sé ha portato straordinariamente alla ribalta (ad es.: Madre Teresa di Calcutta, padre Massimiliano Kolbe).

d.G.

 Riviste missionarie

Racconti dalla missione

Il mondo della missione vive nelle persone, prima e più che nelle opere. La missione è un rapporto personale, una testimonianza, un incontro.
Le cose più belle e più utili che leggiamo nelle riviste e nei libri di missione, sono quelle in cui i missionari raccontano, come un tempo per le lettere di San Francesco Saverio e più recentemente di Padre Clemente Vismara. Su questa lunghezza d’onda scorre il mensile di otto pagine della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, Fraternità e missione.
Una grande foto in prima pagina introduce il tema di ciascun mese, al quale poi si riferiscono l’intenso editoriale e i racconti, spicci o più elaborati, provenienti da varie parti del mondo. Il messaggio cristiano e chi lo vive provoca un incontro che impatta la vita delle persone, la provoca, anche fino a una svolta e a un cambiamento radicale.
Di mese in mese, corrispondenze che riguardano l’educazione, la scuola, le vicende della vita con le paure e le speranze di ogni condizione umana, accentuate in questo tempo di pandemia: le famiglie, il lavoro, la malattia, la paternità, l’esperienza della riconciliazione, la condivisione, la carità.
E anche il tempo di formazione dei nuovi sacerdoti, lo studio e le prime esperienze in terra di missione prima dell’ordinazione, e appunto il grande avvenimento della consacrazione sacerdotale.
Una pagina viene dedicata al ramo femminile, ormai in navigazione anch’esso da diversi anni, con l’intervento delle missionarie.
In ultima pagina l’intervento del fondatore, il vescovo Massimo Camisasca. In tutto, uno spaccato di mondo che informa e forma, vivendo e raccontando.

a.b.


XXVIII^ Domenica del Tempo Ordinario

XXVIII^ Domenica del Tempo Ordinario

10 ottobre 2021

UN BUON CAMMINO

Quello che il cuore desidera: vita, felicità, pienezza.
Lo cerchiamo in tutte le direzioni e con tutte le nostre forze.
Come il giovane del Vangelo, possiamo rivolgerci a Gesù:
“Che dobbiamo fare per essere felici?”.
Possiamo seguirlo, domandare la sua sapienza (I lett) ascoltare la sua parola e accogliere la sua testimonianza (II lett).
Un passo al giorno, un desiderio continuo ci conduce a un cambiamento del cuore e delle azioni.
Vivendo nella Chiesa, guardando le testimonianze dei santi e delle persone che ci circondano, camminiamo nella fedeltà in questo mese di Ottobre.

 Lunedì 11 ottobre

La messa delle ore 18,00
si celebra a Scalon
in occasione della festa di
Maria Madre della Chiesa
Patrona di Porto Viro

CATECHISMO

Prima di iniziare il catechismo
diviso per classi

al sabato alle ore 14,30
in Chiesa

iniziamo a incontrarci con tutti
i ragazzi del catechismo,

iniziando da
sabato 16 ottobre

Se ne andò triste

Il vangelo presenta l’episodio di un tale che domanda a Gesù cosa deve fare per avere la vita eterna. Gesù lo invita a liberarsi di tutto ciò che può frenare il suo cammino, ma i beni che possiede fanno da diaframma tra lui e il Maestro, e … se ne va triste. Non ha saputo cogliere un’occasione d’oro che poteva segnare una svolta decisiva nella sua vita. La tristezza dell’uomo è il segno che le parole di Gesù hanno fatto centro. Nel nostro sistema di vita l’attaccamento alle cose diventa il grande ostacolo per una vita cristiana impegnata. Si mettono i beni davanti a tutto e a fondamento di tutto, e si crede così di trovare la via della gioia e della felicità, ma l’uomo è fatto per Dio e non trova pace se non in Lui (Sant’Agostino). Crediamo di possedere le cose, e ne siamo invece posseduti, diventandone schiavi, e ci chiudiamo così ai valori dello Spirito.
Il dramma di quell’uomo che se ne va triste non è solo quello di una ricchezza che lo incatena e non gli permette di proseguire il suo slancio. La sua tragedia è quella di una religione che si risolve in una serie di comandamenti da osservare. La fede in Cristo non può risolversi nel semplice adempimento di qualche precetto. Il cristianesimo non può essere ridotto a una morale. L’imperativo, nei Vangeli, non ha come oggetto un «fare», ma una persona da seguire. Il «bene», ciò che è «buono», non è l’osservanza di una norma, ma la persona stessa di Gesù Cristo. Questa pagina evangelica esemplifica perfettamente che non c’è fede cristiana senza Cristo. Il cristiano è per definizione uno che vive di Cristo e per Cristo, perché ha capito che Cristo è tutto. Gesù ha espresso questo nella parabola del mercante che va in cerca di perle preziose e, trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra (Mt 13,45-46). Questa «perla» è Cristo, non si può annacquare il messaggio evangelico lasciando che coincida con qualche buona e sana norma di comportamento.

d.G.

APERTURA ANNO PASTORALE

Domenica 17 ottobre ore 15,30 in Cattedrale a Chioggia

Il Vescovo Adriano aprirà il nuovo anno pastorale, e la fase diocesana del Sinodo dei vescovi. Il tema della sinodalità guiderà le riflessioni e le dinamiche di collaborazione nella vita della nostra comunità parrocchiali per una Chiesa missionaria.
Sono invitati in modo particolare tutti i collaboratori pastorali.

Testimoni e profeti
Ottobre missionario 2021

“Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”
(At 4,20)

“Quando sperimentiamo la forza dell’amore di Dio, quando riconosciamo la sua presenza di Padre nella nostra vita personale e comunitaria, non possiamo fare a meno di annunciare e condividere ciò che abbiamo visto e ascoltato”. (dal messaggio del Papa per la giornata missionaria mondiale)
Su Nuova Scintilla di questa settimana vi invitiamo a leggere la pagina “Ragazzi e Missione” a pag. 17