XVIII^ domenica del Tempo Ordinario

 XVIII^ domenica del Tempo Ordinario

01 Agosto 2021

GESU’  PANE DELLA VITA

Il vangelo presenta l’inizio del lungo discorso sul «pane della vita» che si apre descrivendo la folla che va alla ricerca di Gesù. La ricerca può essere orientata male, Gesù infatti ri-orienta la ricerca della gente. Il significato del brano sta proprio qui: trasformare la domanda della gente per fare emergere la domanda vera. Questa prima parte del discorso sul «pane della vita» invita a riflettere sulla natura della nostra fame e del cibo del quale ci nutriamo. La finalità della vita per molti è chiusa nell’ambito degli interessi mondani, e allora, come la folla di Cafarnao, si cerca solo il proprio interesse, prevale l’egoismo, l’arrivismo, si cerca di raggiungere e realizzare i propri sogni con qualsiasi mezzo, più o meno onesto. Però, di fronte al dolore, agli insuccessi, alle difficoltà, mancando di un punto di appoggio subentra sfiducia, pessimismo, disperazione. Chi e che cosa può salvare l’uomo? La parola e la persona di Gesù che, oggi come ieri, si offre come «pane di vita» per saziare la fame dell’uomo e assicurare una vita che va al di là della provvisorietà di quella terrena e che è in grado di offrire la pienezza della felicità.

Perdono di Assisi

Ha preso il via giovedì, con il Triduo di preparazione, il percorso di avvicinamento alla festa del Perdono di Assisi, in programma lunedì 2 agosto nel ricordo dell’indulgenza plenaria della Porziuncola voluta da san Francesco e concessa da Papa Onorio III nel 1216.
Il 1° agosto, alle 11, sarà il ministro generale dell’Ordine dei frati minori, a presiedere la celebrazione eucaristica che precederà l’apertura, alle 12, della due giorni che consentirà ai fedeli che si recano alla Porziuncola e nelle chiese parrocchiali e francescane di tutto il mondo di ottenere l’indulgenza plenaria.

I Giovedì di Santa Chiara dell’anno 2021

appuntamento il 5 agosto alle ore 21
Lettere di santa Chiara a sant’Agnese di Boemia e… a noi

I Santi della settimana

Domenica 1° agosto
S. Alfonso M. De Liguori

Mercoledì 4
Madonna dell’Apparizione
(Pellestrina)

San Giovanni M. Vianney

Venerdì 6
Trasfigurazione del Signore


XVII^ domenica del Tempo Ordinario

XVII^ domenica del Tempo Ordinario

25 luglio 2021

Disponibilità e condivisione

Gli apostoli Filippo e Andrea assumono un atteggiamento diverso di fronte alla richiesta di Gesù di dare da mangiare alla folla. Gesù provoca Filippo chiedendogli dove si può comperare del pane per la folla. Con questa provocazione, Gesù rende manifesti i pensieri di Filippo che si rivelano dominati da una logica sbagliata. Filippo rinuncia a intervenire non perché non sia generoso, ma perché pensa che anche se fosse così ricco da poter regalare duecento delle sue giornate lavorative – questo significano i duecento denari – non riuscirebbe a dare un pezzo di pane a ciascuna di quelle persone. Secondo Filippo i problemi della gente sono soprattutto questione di «mezzi» e, in questa logica, non potendo accon­tentare tutti rinuncia in partenza ad agire. Le parole di Andrea manifestano invece una maggiore fiducia in quello che Gesù può fare: C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci. Questi pochi pani e pesci messi nelle mani di Gesù dalla fede incerta e traballante di Andrea diventano la base per saziare la folla.

 Domenica 25 luglio

1^ Giornata mondiale
dei nonni e degli anziani

I NONNI, ANELLO DI CONGIUNZIONE TRA GENERAZIONI

“Una famiglia che non rispetta e non ha cura dei suoi nonni, che sono la sua memoria viva, è una famiglia disintegrata; invece una famiglia che ricorda è una famiglia che ha futuro… In una civiltà in cui non c’è posto per gli anziani o sono scartati perché creano problemi, questa società porta con sé il virus della morte”

(Papa Francesco: Amoris laetitia)

I Giovedì di Santa Chiara
dell’anno 2021

appuntamento alle  ore 21
29 luglio: restiamo in compagnia di
Santa Camilla Battista da Varano (1458-1524)

I Santi della settimana

Lunedì 26: Ss. Gioacchino e Anna
Genitori della Vergine Maria

Giovedì 29: Ss. Marta, Maria e Lazzaro

Sabato 31:S. Ignazio di Loyola
Fondatore della Compagnia di Gesù (Gesuiti)

Domenica 1° agosto: S.Alfonso M. De Liguori

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
IN OCCASIONE DELLA
I GIORNATA MONDIALE DEI NONNI E DEGLI ANZIANI

“Io sono con te tutti i giorni”

Cari nonni, care nonne!

“Io sono con te tutti i giorni” (cfr Mt 28,20) è la promessa che il Signore ha fatto ai discepoli prima di ascendere al cielo e che oggi ripete anche a te, caro nonno e cara nonna. A te. “Io sono con te tutti i giorni” sono anche le parole che da Vescovo di Roma e da anziano come te vorrei rivolgerti in occasione di questa prima Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani: tutta la Chiesa ti è vicina – diciamo meglio, ci è vicina –, si preoccupa di te, ti vuole bene e non vuole lasciarti solo!

So bene che questo messaggio ti raggiunge in un tempo difficile: la pandemia è stata una tempesta inaspettata e furiosa, una dura prova che si è abbattuta sulla vita di ciascuno, ma che a noi anziani ha riservato un trattamento speciale, un trattamento più duro. Moltissimi di noi si sono ammalati, e tanti se ne sono andati, o hanno visto spegnersi la vita dei propri sposi o dei propri cari, troppi sono stati costretti alla solitudine per un tempo lunghissimo, isolati.

Il Signore conosce ognuna delle nostre sofferenze di questo tempo. Egli è accanto a quanti vivono l’esperienza dolorosa di essere messi da parte; la nostra solitudine – resa più dura dalla pandemia – non gli è indifferente. Una tradizione narra che anche San Gioacchino, il nonno di Gesù, fu allontanato dalla sua comunità perché non aveva figli; la sua vita – come quella della sua sposa Anna – era considerata inutile. Ma il Signore gli mandò un angelo per consolarlo. Mentre egli, rattristato, rimaneva fuori dalle porte della città, gli apparve un inviato del Signore per dirgli: “Gioacchino, Gioacchino! Il Signore ha esaudito la tua insistente preghiera”. [1] Giotto, in un suo famoso affresco, [2] sembra collocare la scena di notte, una di quelle tante nottate insonni, popolate di ricordi, preoccupazioni e desideri alle quali molti di noi siamo abituati.

Ma anche quando tutto sembra buio, come in questi mesi di pandemia, il Signore continua ad inviare angeli a consolare la nostra solitudine e a ripeterci: “Io sono con te tutti i giorni”. Lo dice a te, lo dice  me, a tutti. È questo il senso di questa Giornata che ho voluto si celebrasse per la prima volta proprio in quest’anno, dopo un lungo isolamento e una ripresa della vita sociale ancora lenta: che ogni nonno, ogni anziano, ogni nonna, ogni anziana – specialmente chi tra di noi è più solo – riceva la visita di un angelo!

Alcune volte essi avranno il volto dei nostri nipoti, altre dei familiari, degli amici di sempre o di quelli che abbiamo conosciuto proprio in questo momento difficile. In questo periodo abbiamo imparato a comprendere quanto siano importanti per ognuno di noi gli abbracci e le visite, e come mi rattrista il fatto che in alcuni luoghi queste non siano ancora possibili!

Il Signore, però, ci invia i suoi messaggeri anche attraverso la Parola di Dio, che Egli mai fa mancare alla nostra vita. Leggiamo ogni giorno una pagina del Vangelo, preghiamo con i Salmi, leggiamo i Profeti! Rimarremo commossi della fedeltà del Signore. La Scrittura ci aiuterà anche a comprendere quello che il Signore chiede alla nostra vita oggi. Egli, infatti, manda gli operai nella sua vigna ad ogni ora del giorno (cfr Mt 20,1-16), in ogni stagione della vita. Io stesso posso testimoniare di aver ricevuto la chiamata a diventare Vescovo di Roma quando avevo raggiunto, per così dire, l’età della pensione e già immaginavo di non poter più fare molto di nuovo. Il Signore sempre è vicino a noi, sempre, con nuovi inviti, con nuove parole, con la sua consolazione, ma sempre è vicino a noi. Voi sapete che il Signore è eterno e non va mai in pensione, mai.

Nel Vangelo di Matteo, Gesù dice agli Apostoli: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (28,19-20). Queste parole sono rivolte anche a noi oggi e ci aiutano a comprendere meglio che la nostra vocazione è quella di custodire le radici, trasmettere la fede ai giovani e prendersi cura dei piccoli. Ascoltate bene: qual è la vocazione nostra oggi, alla nostra età? Custodire le radici, trasmettere la fede ai giovani e prendersi cura dei piccoli. Non dimenticate questo.

Non importa quanti anni hai, se lavori ancora oppure no, se sei rimasto solo o hai una famiglia, se sei diventato nonna o nonno da giovane o più in là con gli anni, se sei ancora autonomo o se hai bisogno di essere assistito, perché non esiste un’età per andare in pensione dal compito di annunciare il Vangelo, dal compito di trasmettere le tradizioni ai nipoti. C’è bisogno di mettersi in cammino e, soprattutto, di uscire da sé stessi per intraprendere qualcosa di nuovo.

C’è, dunque, una vocazione rinnovata anche per te in un momento cruciale della storia. Ti chiederai: ma come è possibile? Le mie energie vanno esaurendosi e non credo di poter fare molto. Come posso incominciare a comportarmi in maniera differente quando l’abitudine è divenuta la regola della mia esistenza? Come posso dedicarmi a chi è più povero quando ho già tanti pensieri per la mia famiglia? Come posso allargare il mio sguardo se non mi è nemmeno consentito uscire dalla residenza in cui vivo? La mia solitudine non è un macigno troppo pesante? Quanti di voi si fanno questa domanda: la mia solitudine non è un macigno troppo pesante? Gesù stesso si è sentito rivolgere una domanda di questo tipo da Nicodemo, il quale gli chiese: «Come può nascere un uomo quando è vecchio?» (Gv 3,4). Ciò può avvenire, risponde il Signore, aprendo il proprio cuore all’opera dello Spirito Santo che soffia dove vuole. Lo Spirito Santo, con quella libertà che ha, va dappertutto e fa quello che vuole.

Come ho più volte ripetuto, dalla crisi in cui il mondo versa non usciremo uguali: usciremo migliori o peggiori. E «voglia il Cielo che […] non sia stato l’ennesimo grave evento storico da cui non siamo stati capaci di imparare – siamo duri di testa noi! –. Che non ci dimentichiamo degli anziani morti per mancanza di respiratori […]. Che un così grande dolore non sia inutile, che facciamo un salto verso un nuovo modo di vivere e scopriamo una volta per tutte che abbiamo bisogno e siamo debitori gli uni degli altri, affinché l’umanità rinasca» (Enc. Fratelli tutti, 35). Nessuno si salva da solo. Debitori gli uni degli altri. Fratelli tutti.

In questa prospettiva, vorrei dirti che c’è bisogno di te per costruire, nella fraternità e nell’amicizia sociale, il mondo di domani: quello in cui vivremo – noi con i nostri figli e nipoti – quando la tempesta si sarà placata. Tutti «dobbiamo essere parte attiva nella riabilitazione e nel sostegno delle società ferite» (ibid., 77). Tra i diversi pilastri che dovranno sorreggere questa nuova costruzione ce ne sono tre che tu, meglio di altri, puoi aiutare a collocare. Tre pilastri: i sogni, la memoria e la preghiera. La vicinanza del Signore donerà la forza per intraprendere un nuovo cammino anche ai più fragili tra di noi, per le strade del sogno, della memoria e della preghiera.

Il profeta Gioele pronunciò una volta questa promessa: «I vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni» (3,1). Il futuro del mondo è in questa alleanza tra i giovani e gli anziani. Chi, se non i giovani, può prendere i sogni degli anziani e portarli avanti? Ma per questo è necessario continuare a sognare: nei nostri sogni di giustizia, di pace, di solidarietà risiede la possibilità che i nostri giovani abbiano nuove visioni, e si possa insieme costruire il futuro. È necessario che anche tu testimoni che è possibile uscire rinnovati da un’esperienza di prova. E sono sicuro che non sarà l’unica, perché nella tua vita ne avrai avute tante e sei riuscito a uscirne. Impara anche da quella esperienza a uscirne adesso.

I sogni sono, per questo, intrecciati con la memoria. Penso a quanto è preziosa quella dolorosa della guerra e a quanto da essa le nuove generazioni possono imparare sul valore della pace. E sei tu a trasmettere questo, che hai vissuto il dolore delle guerre. Ricordare è una vera e propria missione di ogni anziano: la memoria, e portare la memoria agli altri. Edith Bruck, che è sopravvissuta al dramma della Shoah, ha detto che «anche illuminare una sola coscienza vale la fatica e il dolore di tenere vivo il ricordo di quello che è stato – e continua –. Per me la memoria è vivere». [3] Penso anche ai miei nonni e a quanti di voi hanno dovuto emigrare e sanno quanto è faticoso lasciare la propria casa, come fanno ancora oggi in tanti alla ricerca di un futuro. Alcuni di loro, forse, li abbiamo accanto e si prendono cura di noi. Questa memoria può aiutare a costruire un mondo più umano, più accogliente. Ma senza la memoria non si può costruire; senza delle fondamenta tu mai costruirai una casa. Mai. E le fondamenta della vita sono la memoria.

Infine la preghieraCome ha detto una volta il mio predecessore, Papa Benedetto, santo anziano che continua a pregare e a lavorare per la Chiesa, disse così: «La preghiera degli anziani può proteggere il mondo, aiutandolo forse in modo più incisivo che l’affannarsi di tanti». [4] Questo lo ha detto quasi alla fine del suo pontificato, nel 2012. È bello. La tua preghiera è una risorsa preziosissima: è un polmone di cui la Chiesa e il mondo non possono privarsi (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 262). Soprattutto in questo tempo così difficile per l’umanità, mentre stiamo attraversando, tutti sulla stessa barca, il mare tempestoso della pandemia, la tua intercessione per il mondo e per la Chiesa non è vana, ma indica a tutti la serena fiducia di un approdo.

Cara nonna, caro nonno, nel concludere questo mio messaggio, vorrei indicare anche a te l’esempio del Beato – e prossimamente santo – Charles de Foucauld. Egli visse come eremita in Algeria e in quel contesto periferico testimoniò «la sua aspirazione a sentire qualunque essere umano come un fratello» (Enc. Fratelli tutti, 287). La sua vicenda mostra come sia possibile, pur nella solitudine del proprio deserto, intercedere per i poveri di tutto il mondo e diventare davvero un fratello e una sorella universale.

Chiedo al Signore che, anche grazie al suo esempio, ciascuno di noi allarghi il suo cuore e lo renda sensibile alle sofferenze degli ultimi e capace di intercedere per loro. Che ciascuno di noi impari a ripetere a tutti, e in particolare ai più giovani, quelle parole di consolazione che oggi abbiamo sentito rivolte a noi: “Io sono con te tutti i giorni”. Avanti e coraggio! Che il Signore vi benedica.

Roma, San Giovanni in Laterano, 31 maggio, festa della Visitazione della B.V. Maria

FRANCESCO


XVI^ domenica del Tempo Ordinario

XVI^ domenica del Tempo Ordinario

18 luglio 2021

Venite e riposatevi un po’

Venite in disparte e riposatevi un po’. Questo invito di Gesù agli apostoli ritornati dalla missione vale anche per noi. Il silenzio interiore, il dialogo con Dio dovrebbe diventare una buona «abitudine», un momento frequente – o meglio quotidiano – nell’esistenza cristiana, per verificarla e farla ripartire nella luce e nella forza di Cristo. Spesso sono «le tante cose da fare» che mandano avanti la vita dell’uomo, e quando queste vengono meno – per l’età o per la salute – si va in crisi, ci si sente inutili. Proprio per evitare questo rischio è necessario imparare a fermarsi, far silenzio dentro di sé per ritrovare sé stessi, per non dimenticare chi o che cosa guida la vita, qual è la mèta verso cui si è diretti, qual è il cammino che si sta percorrendo. Isolarsi un poco dal mondo in cui si vive per ritornarvi in modo più profondo e autentico. Il fermarsi a riflettere per ricuperare sé stessi aiuta a ritrovare il gusto delle cose semplici, fa trovare il coraggio di liberarsi da schiavitù inutili, fa capire che è più importante preoccuparci della qualità delle nostre azioni che non del numero delle iniziative che riusciamo a mandare avanti.

I Giovedì di Santa Chiara
dell’anno 2021

appuntamento 22 luglio alle ore 21

…di generazione in generazione:
santa Camilla Battista da Varano (1458-1524)

I Santi della settimana

Giovedì 22:
S.Maria Maddalena
Dopo averle placato le lacrime,
Gesù affida alla Maddalena
la missione di annunciare la sua Risurrezione.

 

Venerdì 23:
S.Brigida
patrona d’Europa

Maria con mani grandi

I vecchi marinai hanno trovato pipe chioggiotte, cocci antichi, palle di cannone e altri mille relitti in fondo alla laguna. Tra questi, si racconta, anche una strana e bella Madonnina di terracotta. Si trova sopra il primo altare di destra ad Ognissanti, a Pellestrina. E pare sia stata messa lì in alto perché le sue mani grosse non erano conformi all’iconologia mariana. A me piace da morire. Immagino il dialogo nelle famiglie dei pescatori quel giorno: “Allora, caro, com’è andata la pesca?” “Bene cara, abbiamo pescato la Madonna”. Immagino lo stupore, la meraviglia… e poi quelle mani grosse, sproporzionate. Perché Maria a Pellestrina ha sempre usato le mani, anche quando ha afferrato per il polso il giovane Natalino la mattina del 4 agosto 1716. Anche quando ha afferrato le nostre vite. Una presa salda che non vuole, e ne siamo grati, lasciare mai la presa.
GS


XV^ domenica del Tempo Ordinario

XV^ domenica del Tempo Ordinario

11 luglio 2021 - S. Benedetto patrono d’Europa

SCELTI E CHIAMATI PER LA MISSIONE

Siamo figli di Dio e non del caso, siamo scelti e benedetti da Dio.
Il disegno di Dio si è fatto visibile nella nostra storia personale con il battesimo, gli altri sacramenti, e tutta la vita della Chiesa.
L’opera di Gesù prosegue attraverso coloro che egli ha chiamato ad essere partecipi della sua azione: scelti dal nulla e dalla vita normale, come i profeta Amos e gli apostoli.
Come tante persone che conosciamo: il papa, il nostro vescovo, i sacerdoti.
Tutti noi, ciascuno con il proprio compito: sacerdote, genitore, educatore. La vita è una chiamata per la missione.

I Giovedì di Santa Chiara
dell’anno 2021

15 luglio alle ore 21

restiamo in compagnia di S. Caterina
ascoltando alcune sue Laudi
e altre Laudi cantate.

Migranti:

Cei, tutta la Chiesa italiana
in preghiera  l’11 luglio
per le vittime del mare

 Li mandò due a due

Gesù invia i Dodici ad annunciare «la Parola». Sono mandati due a due al fine di dare più valore alla loro testimonianza. Gesù li invita a uno stile di vita povero per far risaltare che la vera ricchezza è Lui e la sua Parola. I discepoli non portano avanti un loro progetto personale, ma il progetto di Gesù; essi non rappresentano sé stessi, ma un «Altro». Gesù fa’ capire agli apostoli che devono mettere in conto anche l’eventualità dell’insuccesso; egli stesso l’ha sperimentato più volte, e con amarezza. Essi non devono scomporsi di fronte al rifiuto, il vangelo non si può imporre con la forza, l’uomo dinanzi alla «Parola» rimane libero di scegliere. Il compito del missionario è seminare «la Parola», non gli è garantito il successo. Il comando riguardante la polvere dei calzari da scuotere, laddove non è accolto il vangelo, non va inteso come una forma di maledizione o di condanna, ma serve a rilevare la gravità del rifiuto, l’occasione sprecata…

Secondo l’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim), nei primi cinque mesi dell’anno sono morte nel Mediterraneo centrale 632 persone (+200% rispetto allo scorso anno), di cui 173 accertate e 459 disperse. Sono più di quattro al giorno, a cui vanno aggiunte le vittime di altre rotte del mare, tra cui quella delle Canarie che ha avuto una tremenda escalation nell’ultimo anno, e i tanti morti lungo il deserto del Sahara, in Libia o nei Balcani.

La CEI: in tutte le parrocchie preghiera per i migranti morti.

La Presidenza della Conferenza episcopale italiana ha invitato le comunità ecclesiali a pregare per le persone migranti, in particolare per quelle che hanno perso la vita nella traversata nel Mar Mediterraneo.
La proposta è quella di leggere in tutte le parrocchie la seguente preghiera dei fedeli, domenica 11 luglio, in occasione della festa di san Benedetto, patrono d’Europa:

«Per tutti i migranti e, in particolare, per quanti tra loro hanno perso la vita in mare, naviganti alla ricerca di un futuro di speranza. Risplenda per loro il tuo volto, o Padre, al di là delle nostre umane appartenenze e la tua benedizione accompagni tutti in mezzo ai flutti dell’esistenza terrena verso il porto del tuo Regno. Al cuore delle loro famiglie, che non avranno mai la certezza di ciò che è successo ai loro cari, Dio sussurri parole di consolazione e conforto. Lo Spirito Santo aleggi sulle acque, affinché siano fonte di vita e non luogo di sepoltura, e illumini le menti dei governanti perché, mediante leggi giuste e solidali, il Mare Nostrum, per intercessione di san Benedetto, patrono d’Europa, sia ponte tra le sponde della terra, oceano di pace, arco di fratellanza di popoli e culture. Preghiamo».

L’iniziativa di preghiera è ispirata dalle parole di papa Francesco, pronunciate nelle domeniche del 13 giugno e del 20 giugno, durante la preghiera dell’Angelus, che ci richiamano a guardare con lucidità alle tragedie che continuano a verificarsi nel Mare Nostrum. «Il Mediterraneo – ha detto il Papa il 13 giugno – è diventato il cimitero più grande dell’Europa». Aggiungendo nella domenica successiva (20 giugno): «Apriamo il nostro cuore ai rifugiati; facciamo nostre le loro tristezze e le loro gioie; impariamo dalla loro coraggiosa resilienza!».


XIV^ domenica del Tempo Ordinario

XIV^ domenica del Tempo Ordinario

4 luglio 2021

 UNA SCOPERTA SEMPRE NUOVA

‘Sappiamo già di cosa si tratta’: è una frase che ci allontana dal Vangelo con la mente e con il cuore.
E’ bello invece, ogni volta, metterci con curiosità e desiderio di fronte a Cristo, per scoprire la sua persona e accogliere la verità della vita.
Scoprire il Vangelo, con il racconto della sua vita e il suo insegnamento.
E formare un giudizio compiutamente umano sulla vita, sull’uomo e sulla donna, sulla famiglia, sulla educazione.
Gesù maestro ci rende liberi di fronte a ideologie, false verità, inganni.
Seguiamo i maestri e i testimoni della fede.

I Giovedì di Santa Chiara
dell’anno 2021
appuntamento alle ore 21

  • 1 luglio: Chiara e la sua nuova “famiglia”, di generazione in generazione…
  • 8 luglio: …di generazione in generazione: santa Caterina da Bologna, (1413-1463) presente tra noi anche con una importante reliquia del suo corpo
  • 15 luglio: restiamo in compagnia di s. Caterina ascoltando alcune sue Laudi e altre Laudi cantate
  • 22 luglio: …di generazione in generazione: santa Camilla Battista da Varano (1458-1524)
  • 29 luglio: restiamo in compagnia di santa Camilla Battista
  • 5 agosto: Lettere di santa Chiara a sant’Agnese di Boemia e… a noi

I Santi della settimana

Martedì 6 luglio:

Santa Maria Goretti
Nasce il 16 ottobre del 1890
a Corinaldo, muore martire
il 6 luglio 1902 a Nettuno.
E’ patrona della gioventù.

 

Domenica 11 luglio

San Benedetto patrono d’Europa
Nasce a Norcia nel 480 circa
Muore a Montecassino il 21 marzo 547.
Dà inizio in occidente all’esperienza monastica e fonda l’Ordine dei Benedettini.

Era per loro motivo di scandalo

Gesù si reca nella sinagoga di Nazareth e comincia a insegnare. Annuncia che il Regno di Dio è presente fra gli uomini e che accogliendo l’appello alla conversione possono farne parte. Di fronte a queste parole i compaesani reagiscono in modo positivo: riconoscono che Gesù parla con sapienza e che le sue mani compiono prodigi, riconoscono che le sue parole e azioni gli sono state date da qualcun altro: Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Di qui la conclusione: Dio agisce attraverso Gesù, attraverso il carpentiere, il figlio di Maria. A questo punto però lo stupore positivo diventa scandalo e si rifiutano di riconoscere in Gesù il Messia: è uno di loro, conoscono madre e parenti. Gesù è motivo di scandalo per le sue origini umane, ma egli dà scandalo, cioè mette alla prova, anche per altri motivi: si reca nella sua patria solo dopo aver visitato altri villaggi, si reca tra i suoi familiari, ma porta con sé la sua nuova famiglia, i discepoli. Gesù vuol bene ai suoi parenti ma dice loro che non è sufficiente il vincolo di sangue, occorre il legame che nasce dalla fede in lui. I compaesani lo accettano come uomo, ma non come inviato di Dio. Accettano una parte del mistero della sua persona, ma lo rifiutano nella sua integralità. Questa situazione si ripresenta anche oggi: Gesù Cristo grande uomo sì, ma Dio no; Gesù Cristo sì, la Chiesa no. E così Gesù è fatto a pezzi. Non ci possono essere mezze misure: o si accetta tutto o si rifiuta tutto. Quando poi non si osa rifiutare Gesù e la sua verità, si cerca di addomesticarla, di addolcire il vangelo, di ridurlo agli schemi della nostra saggezza umana, e così diventa sale insipido. Il vangelo va preso così come è, senza addolcimenti e con la capacità di mettere in gioco noi stessi su quella parola. Solo così si ha quella piena accettazione di Cristo che nel linguaggio del vangelo si chiama «fede».

 

d.G.

Grazie

Quante volte un genitore pone al suo bambino, dopo che ha ricevuto un favore, la domanda: “Che cosa si dice?” “Grazie” risponde prontamente  il bambino.
Non c’è bisogno che alcuno mi chieda, in questa circostanza: “Che cosa si dice?” perché veramente grande è stato l’affetto e gli altri segni ricevuti in occasione del mio 50.mo di sacerdozio. Ha lasciato stupito me, ma anche il Vescovo, la partecipazione numerosa e attenta di moltissime persone. Io ho desiderato ricordare questo giorno anniversario, non tanto per mettermi al centro di una storia, ma per condividere con tutti la bellezza e la grandezza con cui il Signore è intervenuto in questa storia. Consapevole che di propriamente mio c’è solo il limite e il peccato, e che tutto il resto è grazia, desidero ringraziare tutte le persone che ho visto in azione in questa circostanza: dal Vescovo a don Gastone con gli altri sacerdoti, dalle Suore al Coro, dalle persone del Consiglio Pastorale alle Catechiste, dalle Clarisse ai bambini, da chi ha preparato il rinfresco a chi ha preparato e servito la cena, dalle persone che hanno contribuito con la loro offerta a chi ha confezionato la Casula. Certe ore, certi giorni il Signore ce li dona per rinnovare il cuore e la vita. Questa celebrazione segni per ognuno di noi un passo in avanti per le nostre persone e per la nostra Comunità!!


XIII^ domenica del Tempo Ordinario

XIII^ domenica del Tempo Ordinario

27 Giugno 2021

QUESTO GESU’ COSI’ VICINO

Questo Gesù, stretto dalla folla sulla spiaggia, raggiunto da un papà capo della sinagoga, che lo supplica per la sua bambina, e poi tirato per la veste da una donna malata, ci affascina.
Egli vive proprio la nostra vita, partecipa ai nostri malanni, si fa vicino alle nostre situazioni di vita.
Egli, il Dio fatto uomo, il Creatore qui presente.
Ecco lo scopo che Egli ha avuto quando ci ha messo al mondo: ci ha fatto per la vita e combatte con noi la nostra vicenda umana perché abbiamo la vita.
Scopriamo che i due miracoli di oggi avvengono attraverso l’audacia della preghiera, insistente e decisa, capace di attraversare la folla di persone, di ostacoli, di fatiche, per arrivare a Lui.
Gesù desidera con noi e più di noi il nostro bene, la nostra salvezza totale.

Sabato 26 giugno ore 18.00

Concelebrazione con il Vescovo
per il 50mo di
Ordinazione Sacerdotale
di don Alfonso.

Domenica 27 giugno ore 10,00

Prima Messa in pineta a San Giusto di
don Giovanni Pojer.

La «Giornata per la carità del Papa»,
una questione di cuore

Gesù, Signore della vita e della morte

Il vangelo di questa domenica racconta due miracoli compiuti da Gesù: la risurrezione di una ragazza e la guarigione di una donna. I due racconti offrono un modello di fede semplice e fiduciosa: quasi superstiziosa la fede dell’emorroissa, che tocca furtivamente Gesù nella speranza di essere guarita; ben più grande la fede di Giairo, che nonostante il disfattismo della gente che lo attornia, si affida alla parola di Gesù e, a un gesto e comando di Gesù, la fanciulla riacquista la vita. Nei momenti duri e difficili della vita, anche noi dobbiamo affidarci al Signore ed essere certi del suo aiuto e sostegno. L’aspetto sul quale la liturgia di questa domenica intende fermare la nostra attenzione – ed è l’elemento che collega il vangelo alla prima lettura – è la presentazione di Gesù come signore e padrone della vita e della morte. La malattia e la morte sono sempre in agguato, pronte a irrompere nel momento più inatteso, e la scienza umana si rivela il più delle volte impotente. La parola di Dio addita la radice lontana di questo male: l’invidia del diavolo e il primo peccato (prima lettura), e mette la morte di fronte a Gesù: al suo comando la fanciulla si ridesta dalla morte come se fosse addormentata. L’espressione usuale del linguaggio cristiano: «si è addormentato nel Signore», contiene molta più verità di quel che pensiamo. La morte, grazie alla fede in Cristo, non è più un destino tragico e ineluttabile: è una porta che apre alla «Vita». C’è un fossato profondo e oscuro da saltare: ma al di là c’è la sponda del divino. Morire è spiccare un salto per cadere in Dio, nella luce e nella gioia senza fine. La morte è quindi un traguardo di speranza, ma segna anche la fine del tempo in cui si può «meritare». E’ un muro divisorio: al di qua c’è il merito, al di là il premio o la pena. Questo è un pensiero importante che permette di cogliere tutta la preziosità della vita, e ci aiuta a capire che il tempo della vita è lo spazio nel quale ciascuno di noi costruisce, giorno dopo giorno, il suo destino eterno.

d.G.

DECRETO ZAN
un decreto Liberticida se approvato.

Ecco PERCHÉ:

  1. Una coppia dello stesso genere viene da me, prete, per essere sposata, riceve il mio “no”, mi denuncerà per il reato di “discriminazione” e io sarò punito con una grossa multa e col carcere.
  2. Idem, se mi chiedono una benedizione.
  3. Idem se dovessi predicare che l’unica famiglia è quella naturale, voluta da Dio fin dalle origini.
  4. Gli studenti appartengono allo Stato e quindi riceveranno obbligatoriamente lezioni di gender.
  5. Se i genitori si ribellano saranno accusati del reato di “discriminazione”, con multa e carcere.
  6. Dire al catechismo che i figli hanno diritto a un papà e una mamma, sarà un reato di “discriminazione” e comporterà multa e carcere.
    Questo e tanto altro comporterà il decreto Zan.
    Un vero stato di polizia in mano alle lobby omosessuali.
    Un decreto che ha inventato il reato di opinione, proprio come facevano Hitler e Stalin.

Dietro vi sono poteri forti diabolici, che vogliono distruggere la famiglia, per poter manipolare a proprio piacimento la popolazione.

ATTENZIONE cattolici:
svegliamoci prima che sia troppo tardi.

I figli delle tenebre sono all’opera. Chi non si oppone, diventa connivente e corresponsabile del male che sarà causato da quel decreto.

*Don Carlo Rocchetta*
Responsabile del Centro Familiare Casa della Tenerezza (Perugia)
e docente di teologia presso lo Studio Teologico di Assisi.


XII^ domenica del Tempo Ordinario

XII^ domenica del Tempo Ordinario

20 giugno 2021

NELLA NOSTRA BARCA

Dio è grande: lo descrive il libro di Giobbe e vediamo le sue opere attorno a noi, nella bellezza dell’estate che comincia.
Nel Vangelo l’opera di Dio diventa un’esperienza concreta in Gesù che calma il vento e le onde del lago.
Chi è dunque costui?
Un Dio grande e buono che è venuto a navigare nella nostra barca, per attraversare con noi il mare della vita.
C’è dunque speranza, e la nostra speranza viene dalla sua presenza.
Riconoscendo Gesù presente, rinasce la meraviglia, riprende il coraggio, si apre il cuore all’amicizia e stendono le mani alla collaborazione e alla condivisione.
Ne abbiamo immenso bisogno.

Sabato 19 giugno

viene ordinato sacerdote salesiano a Castello di Godego (TV)
don Giovanni Pojer,
attualmente in servizio a San Giusto.

Domenica 27 giugno

alle ore 10.00
Prima Messa in pineta a San Giusto
di don Giovanni Pojer.

Sabato 26 giugno ore 18.00

Concelebrazione con il Vescovo
per il 50mo di Ordinazione Sacerdotale
di don Alfonso.
Sono invitate anche tutte le coppie che ricordano
date significative del loro
matrimonio o della loro vita familiare.

L’apparente silenzio di Dio

Il vangelo presenta il miracolo della tempesta sedata che, in Marco, da’ inizio a una serie di azioni prodigiose che hanno lo scopo di sottolineare la potenza di Gesù che domina le forze del male nell’uomo e nella natura. Colpisce in questa pagina evangelica il fatto che, nel bel mezzo di una tempesta, Gesù dorme tranquillo nella barca. Questa presentazione di Gesù è immagine e simbolo di un’esperienza che non raramente si prova nella vita: di fronte alla malattia, al dolore, alla sofferenza, ai problemi di ogni giorno, ci sta il «silenzio di Dio», abbiamo quasi l’impressione che Dio dorma, che non ci sia. E’ lo scandalo che sta sempre in agguato nella vita di ogni uomo. Gesù, come per i discepoli, fa appello alla nostra fede: dobbiamo prendere atto che Dio, anche quando sembra dormire, è lì con noi; che, anche se sembra tacere, ha parlato e vuole ancora parlarci. Ogni situazione di male, dolore, prova è sempre ambivalente: è aperta a una straordinaria purificazione e rafforzamento della fede, ma è anche aperta alla disperazione, alla maledizione o all’indifferenza. Il grande comandamento, dopo averci detto di amare Dio con tutto il cuore, ci esorta ad amarci gli uni gli altri. Se la comunità cristiana saprà vivere la propria fede in un clima di amore e sostegno reciproco, le persone che stanno attraversando momenti difficili, anche grazie alla nostra vicinanza, saranno aiutate ad avvertire l’amore di Dio e la sua costante presenza nel cammino della vita. La barca sul mare in tempesta è sempre stata considerata una immagine della chiesa nel mondo, assalita dalle persecuzioni e sconvolta dai dubbi, ma protetta dal suo Signore che può salvarla dai pericoli. La comunità cristiana non è abbandonata a sé stessa e non ha motivo di lasciarsi andare alla poca fede, perché il Signore è sempre al fianco dei suoi e, dietro loro richiesta, li aiuterà a uscire dalle difficoltà. Ai discepoli di ogni tempo e luogo, questo brano evangelico dice che la vita cristiana non è una crociera in un mare piatto e tranquillo, le difficoltà e le burrasche fanno parte della vita e quando sopraggiungono non bisogna avere paura ma confidare nel Signore, e avere la certezza che egli è presente e pronto ad aiutare.

d.G.

Un libro per l’estate: C’è speranza?

In una sorta di dialogo a distanza, il romanziere poeta Davide Mencarelli sull’Osservatore Romano e la giornalista Marina Corradi su Avvenire intervengono sull’ultimo volume di don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, C’è speranza? Il fascino della scoperta (Milano, Editrice Nuovo mondo, 2021, pagine 160, euro 3,80).

Davide Mencarelli: “Vita e morte. Il duello inestirpabile che ci portiamo tutti nel cuore. Questo duello è il culmine del nostro vivere e sentire. Il covid è stato uno spaventoso moltiplicatore. Il terrore di morire e veder morire i propri cari ha strisciato dentro moltissime case, come la depressione montante, anche tra i giovanissimi, oppure il tentativo di far finta che nulla stesse accadendo.” E prosegue: Ma c’è anche chi ha reagito in senso sorprendentemente contrario. Al terrore ha risposto con un desiderio nuovo: ritornare alle questioni profonde dell’esistenza. Partendo dalla domanda fondamentale che investe, o dovrebbe investire, tutti: io chi sono? Allora dove cercare la pienezza? Dove poggiare lo sguardo della nostra attesa? Dobbiamo affidarci all’incalcolabile. All’imprevisto montaliano. Il punto decisivo: Qui entra in scena il Fatto. L’Evento. Abbiamo trovato il messia. Dice Giovanni (1, 41). Perché questo ci chiede la nostra anima. Il Salvatore. E lui è venuto. È nella Storia. Cristo introduce l’avvenimento della salvezza.

Marina Corradi riprende il filo del discorso con due citazioni: Carrón: C’è speranza? «Noi non abbiamo bisogno solo di cure mediche, abbiamo anche bisogno di guardare alla sofferenza e alla morte senza crollare davanti a esse». «Per verificare se la speranza cristiana non delude dobbiamo affrontare quello che la realtà non ci risparmia, nell’incontro e nello scontro con le circostanze, specialmente quelle inevitabili». Ecco la conclusione: Nella paura, si cerca lo sguardo di chi ti è vicino: e se quello è generoso, e in pace, e mostra uno strano coraggio, sorge spontaneo il chiedersi come fa. Così la fede in Cristo si trasmette, in una testimonianza che spesso non ha bisogno di parole. E’ l’amico che ti resta vicino, è il medico che ti guarda come un uomo e non un corpo guasto, è il collega che ti abbraccia nella tua stanchezza. Come fai, chiedi allora, a restare così, in un tale marasma? E’ nei momenti estremi che la speranza in Cristo affiora negli sguardi, in semplici uomini, che però stanno al mondo in un modo diverso, e destano stupore. Chissà quali semi, ora invisibili, germineranno da questo tempo doloroso. Carrón sembra riconoscerli in tante lettere ricevute da amici vicini e lontani. Perché se anche, come speriamo, la vita e il lavoro e la gioia ritorneranno, dopo tanto dolore chissà, se tutto sarà esattamente “come prima”. O se in qualcuno non resterà la memoria di un istante in cui ha avvertito in sé l’aprirsi di una ferita, di una crepa. A noi uomini, le crepe fanno paura. Ma, canta Leonard Cohen, «C’è una crepa in ogni cosa / è così che entra la luce».


XI^ domenica del Tempo Ordinario

XI^ domenica del Tempo Ordinario

13 giugno 2021

 IL SEME CHE CRESCE

La potenza del seme può solo essere assecondata.
Il seme piantato su un buon terreno, irrigato e protetto.
Non può essere sostituito da nessuna combinazione artificiale.
Il nostro compito consiste nell’accogliere il seme, cioè la parola di Dio e la sua opera nel mondo.
Ogni giorno possiamo accogliere nuove sementi di vita, attraverso le circostanze che accadono, le persone che incontriamo e tutta la storia
di Dio con noi, che passa attraverso i Vangeli, la vita della Chiesa, la testimonianza dei Santi (S. Antonio, i Santi Patroni, P. Marella…).
Siamo collaboratori dell’opera di Dio, da scoprire e seguire, senza ostacolarla o sostituirla con le nostre invenzioni.

Santi Felice e Fortunato.

viene celebrata la
S. Messa nella parrocchia di Mea
dedicata ai Santi Felice e Fortunato
Sabato 12, alle ore 18
Per questo motivo viene sospesa
la celebrazione della Messa delle 9
di domenica 13 giugno.

Cinquant’anni di sacerdozio

Come si fa a non ricordarli?
Come si fa a non ringraziare?
Per questo vi invito sabato
26 giugno alla Messa delle 18
per ringraziare con me il Signore.
Io vorrei però, in quella circostanza,
ricordare anche
alcune date significative
della vostra vita familiare.

Fatemelo sapere.

Il regno di Dio è come un seme

Il vangelo presenta la parabola del seme che cresce da solo e quella del granello di senape. La prima parabola pone l’accento sul contrasto tra l’inerzia del contadino e il misterioso germogliare del seme, così anche il Re­gno annunciato da Gesù cresce grazie all’azione incessante e misteriosa di Dio. La parabola non è un invito al quietismo o alla pigrizia, ma alla speranza. Se il seme è gettato, il raccolto è garantito. Il regno di Dio non è una realtà da «forzare», come facevano gli zeloti al tempo di Gesù o come sono tentati di fare i malati di attivismo di ogni tempo. Il regno di Dio non è questione di organizzazione e/o di efficienza, ma solo di accoglienza. Nella parabola del granello di senape, il grande arbusto viene fuori dal piccolo seme, cioè negli umili inizi si può già intravedere il Regno di Dio che viene. Con queste parabole Gesù intende rispondere a coloro che aspettandosi un regno glorioso e universale scuotevano il capo dinanzi a un Rabbi sconosciuto di Nazareth, a un pugno di discepoli e gente senza idee chiare che lo seguiva (pubblicani, prostitute, peccatori). È questo il rivolgimento di portata universale? Gesù risponde invitando a guardare il seme che, una volta seminato, cresce fino a produrre frutto nonostante l’inattività del contadino; invita a guardare il granello di senape, piccolo e insignificante, ma nella sua piccolezza dà vita a un grande ortaggio all’ombra del quale gli uccelli possono ripararsi.
Entrambe le parabole sono un invito alla pazienza e all’attesa fiduciosa. All’inizio c’è un grano minu­scolo: un giovane falegname pre­tende di stabilire il regno di Dio, tentativo umanamente votato all’insuccesso ma, a dispetto dei mezzi irrisori e delle tante difficoltà, la comunità da lui fondata (la chiesa) cresce e si svi­luppa, e i suoi rami si stendono lontano. Bisogna avere fiducia! Il seme del vange­lo deve germogliare e crescere anche in ciascuno di noi, quindi pazienza anche con noi stessi. Non è in un batter d’occhio che possono crescere le virtù cristiane. Ci saranno dei progressi, seguiti talvolta da cedimenti e cadute, ma non bisogna perdersi d’ani­mo. Dio premia sempre la buona volontà: «là dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia» (cfr. Rm 5,20).
d.G.

13 GIUGNO
SANT’ANTONIO DA PADOVA

La Chiesetta che conserva la Piccola Statua di Sant’Antonio da Padova, chiamata per questo “Sant’Antonin da Po”, è oggetto di grande devozione popolare. La manutenzione e l’organizzazione liturgica è curata da un Comitato e da alcuni volontari, insieme ai Sacerdoti della Parrocchia di San Bartolomeo. Da alcune testimonianze orali sappiamo con certezza che una Chiesetta esisteva già a metà del 1800, in un periodo in cui le piene del Po sommergevano facilmente la golena con le piccole abitazioni che stavano sorgendo. La tradizione dice che il Capitello fu costruito sul terreno occupato da una pianta di fico tra le cui foglie fu trovata impigliata la statuetta, forse portata da una piena del fiume. Gli abitanti del luogo raccolsero con devozione la statuetta e la portarono in casa loro. Si dice che per ben tre volte abbiano portato in casa la piccola statua di Sant’Antonio e per tre volte, al mattino, la ritrovassero sul fico. La Comunità decise cosi di costruire un piccolo Capitello in legno, che andò in fiamme più volte, mentre la statuetta rimaneva illesa. Negli ultimi lavori di restauro è emersa, dietro una trave del sottotetto, una scritta graffiata sul cemento: “1919 Zerbini Rinaldo”, una vera e propria voce del passato a confermare come un centinaio di anni fa la struttura fosse già in muratura. Nelle ultime due guerre il Capitello di Sant’Antonin divenne punto di ritrovo di mamme e mogli con figli e mariti in guerra. Le pareti della Chiesetta cominciarono ad arricchirsi man mano di segni di grazie ricevute: stampelle, protesi, e anche collane e anelli d’oro; il tutto fu portato a Padova dal Santo. Nell’alluvione del 1951 l’unica zona risparmiata dall’acqua, fu la golena dove si trova il Capitello. Negli anni ’70, mentre era Parroco don Umberto Pavan, si incominciò a incrementare la processione del 13 giugno e a rendere pubblici alcune atti di pietà attorno al Santo. Nel 1990 si costituì un Comitato formato dai Combattenti e Reduci, presieduto con passione dal Cav. Francesco Zaia, e si iniziò l’opera di restauro e di ampliamento del Capitello. Nel 2018, per iniziativa di Maria Teresa Cellegato, di Giancarlo Mancin e di alcuni volontari si fecero altri interventi che resero l’ambiente esterno e il Capitello più accogliente. Nel 2019 il Capitello è stato svincolato dalla proprietà privata che lo possedeva e, con l’intervento delle persone sopra ricordate, è passato come proprietà della Parrocchia per assicurargli continuità nel tempo. L’appuntamento per la processione del 13 giugno, giorno della festa di Sant’Antonio, è molto sentito e vede la partecipazione del popolo di Porto Viro e di alcuni paesi limitrofi.
Le Autorità Civili assicurano sempre la loro presenza e spesso anche il Vescovo di Chioggia ha partecipato alla festa.


Corpus Domini

Corpus Domini

6 giugno 2021

@diocesialessandria.it

UN DIO VIVO E PRESENTE

Il cristianesimo è Gesù presente tra noi, segnalato dall’Eucaristia, sacramento della sua Passione, Morte, Risurrezione, a noi donato come cibo e bevanda.
Attorno a questa Presenza del Signore si edifica e cresce la Chiesa: anche la nostra comunità, anche le nostre singole persone.
Quando non guardiamo questo Dio presente e quando non ci avviciniamo a Lui, le nostre comunità si sfaldano e noi rimaniamo soli e perduti.
Adesso che persone, comunità, attività di lavoro e di commercio si ridestano, possiamo ricominciare a vivere ripartendo dall’Eucaristia celebrata insieme e adorata personalmente.
Possiamo riprendere a partecipare alla Messa con familiari e amici.
Possiamo accorgerci che Gesù ci accompagna nella quotidiana impresa della vita.

Venerdì 11 giugno

Festa dei Santi Martiri Felice e Fortunato

patroni della città e della
diocesi di Chioggia

Nel pomeriggio in Cattedrale a Chioggia, alle 18, il Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna, in visita a Pellestrina, terra natale del Beato Olinto Marella, celebrerà la Messa Solenne in onore dei Santi Patroni.

Solennità del Corpo e del
Sangue del Signore

Nella solennità del Corpo e del Sangue
del Signore invitiamo a partecipare
alle 17,00 all’Ora di Adorazione,
in Chiesa S. Bartolomeo

Prese il pane, lo spezzò e lo diede loro

La solennità del Corpus Domini invita il cristiano ad accrescere e approfondire la propria fede nell’Eucaristia, segno al quale Gesù ha legato in modo particolare la sua presenza tra noi. Già l’antico popolo di Dio durante le sue peregrinazioni nel deserto aveva sperimentato più volte la presenza di Dio: la manna, le quaglie, l’acqua scaturita dalla roccia. Come Dio era presente in mezzo all’antico popolo di Israele per aiutarlo e sostenerlo nei momenti difficili, così oggi Gesù è presente in mezzo a noi, e l’Eucaristia il momento nel quale il cristiano percepisce maggiormente la sua presenza. L’Eucaristia è il momento fondamentale di costruzione della Chiesa; è il momento che dà al cristiano le energie necessarie per vivere in modo impegnato la sua fede; è il momento nel quale i cristiani formano comunità e innalzano al Signore la loro preghiera; è il momento nel quale si riconoscono fratelli, figli di uno stesso Padre, in cammino verso la realizzazione piena della loro vita.

Nell’Eucaristia lo stesso Gesù che viene a me, va anche nel fratello che siede accanto a me, e quindi ci lega gli uni agli altri. Chi pretendesse di essere tutto fervore per il Signore dopo aver trattato male il fratello, senza aver chiesto scusa o avere l’intenzione di farlo, somiglia a uno che si leva in punta di piedi per baciare in fronte un amico e non si accorge che nello stesso momento gli sta pestando i piedi con un paio di scarponi chiodati da montagna. Da Cristo che si dona nell’Eucaristia il cristiano riceve l’invito a imitare la sua stessa «vita donata». Vita donata è la vita offerta a Dio nella fedeltà alla sua parola, nell’obbedienza alla sua volontà. Vita donata è la vita aperta a ogni persona che vive in questo mondo: una vita capace di accogliere tutti, una vita che supera le barriere dovute a razza, cultura, religione e, anzi, le trasforma in elementi di arricchimento e di completamento reciproco. Gesù è morto per la salvezza di tutti, è risorto per dare inizio a una nuova umanità. Questo deve essere il frutto di ogni partecipazione all’Eucaristia, affinché ogni cristiano sia – come Cristo – pane spezzato per un mondo nuovo. Facciamo sì che le nostre comunità mediante la partecipazione all’Eucaristia diventino comunità che creano amicizia, comunione, collaborazione, comunità impegnate a vivere con gioia e nella gioia la parola di Gesù.

d.G.

Mea

Sabato 12, alle ore 18, viene celebrata la Messa nella parrocchia di Mea, dedicata ai Santi Felice e Fortunato.
Per questo motivo viene sospesa la celebrazione della Messa delle 9 domenica 13 giugno.

Sant’Antonin da Po

Il giorno 13 giugno la Chiesa celebra la festa di Sant’Antonio da Padova.
Anche noi, seguendo la Tradizione, ricordiamo questo grande Santo, dandoci l’appuntamento presso il capitello dedicato a Sant’Antonin nella golena del Po, con la S.Messa alle ore 20,30.
Essendo domenica,  per dare a molti la possibilità di parteciparvi, non ci sarà la Messa in parrocchia alle 18.
Anche quest’anno purtroppo non potremo fare la processione..

Cinquant’anni di sacerdozio

Come si fa a non ricordarli,
come si fa a non ringraziare?
Per questo vi invito
sabato 26 giugno alla Messa delle ore 18
per ringraziare con me il Signore. Io verrei però in quella circostanza ricordare anche alcune date significative della vostra vita familiare.
Fatemelo sapere.
Dopo la Messa ci sarà una bicchierata
per tutti nel cortile dietro la Chiesa.

don Alfonso

La nostra Diocesi oggi, in Cattedrale, alle 18, festeggia il Vescovo Adriano nel 50mo della Sua Ordinazione Sacerdotale.


Santissima Trinità

Santissima Trinità

30 maggio 2021

Segnati dalla Trinità

La Trinità non è un’idea da spiegare, ma un fatto da raccontare. La riconosciamo guardando Gesù, che si manifesta come Figlio del Padre, affinché anche noi diventiamo figli, santificati nello Spirito Santo. La storia di Dio Trinità con noi, inizia con il Battesimo nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo, e prosegue con il segno di croce di ogni giorno e di ogni Messa. Siamo ‘segnati’ dalla Trinità, come figli e fratelli. La Chiesa è raccolta nell’unità del Padre, Figlio, Spirito Santo e viene mandata nel mondo come segno dell’Amore di Dio: una Chiesa che comincia nella nostra persona, nella famiglia, nei rapporti fraterni.

La sagrestia…

Tra i tanti lavori eseguiti nella nostra Chiesa era rimasto indietro il risanamento della sagrestia. In questi giorni verrà posato il nuovo pavimento. Tendiamo la mano per chiedere un aiuto, magari in memoria dei propri morti.

Avendo ricevuto l’Ordinazione sacerdotale nel 1971, lo stesso anno del Vescovo, anch’io, sabato 26 giugno, ricorderò con la celebrazione delle ore 18 il mio 50°. Invito tutti a ringraziare con me il Signore per il grande dono ricevuto cinquant’anni fa e rinnovato ogni giorno, fino ad oggi.
don Alfonso

Fioretto del mese
di maggio

Conclusione del
mese di maggio

Lunedì 31 invitiamo tutti, in particolare
i ragazzi del catechismo con i loro genitori,

ore 20,45 Chiesa San Bartolomeo

Adorazione Eucaristica
vocazionale Vicariale

Giovedì 3 giugno,
alle ore 20.30

presso il monastero delle Sorelle Clarisse di Porto Viro la preghiera vicariale di Adorazione Eucaristica vocazionale.
In questa settimana diventa pure una bella possibilità di preparazione alla solennità del Corpus Domini.

Un  solo Dio, tre Persone

Oggi ricordiamo il mistero che distingue il cristianesimo da tutte le altre religioni. Il popolo ebraico adorava un solo Dio, i popoli pagani adoravano più divinità, il cristianesimo invece si è fatto portatore nel mondo della fede in «un» Dio in «tre» persone: Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo. Celebrare la festa della Trinità significa prendere atto dell’atteggiamento che essa ha sempre avuto nei confronti dell’uomo. E’ un invito a riflettere sulla storia della salvezza, la storia di un Dio che ama l’uomo e che nonostante le sue ripetute e continue infedeltà non lo abbandona. La storia della salvezza è scandita da questo ritornello: Dio fa la sua proposta, l’uomo la accetta, ma poi si mostra infedele; Dio però non lo abbandona, continua a essergli vicino sempre pronto e disposto a riprendere il dialogo con lui. Questo non è solo il ritmo che ha caratterizzato la vicenda storica del popolo di Israele, è anche il ritmo che scandisce la nostra storia personale. La nostra vita è profondamente legata a questo Dio trinitario. Nessuna persona è radicata in noi come le tre persone divine. Tutta l’esistenza, dalla culla alla tomba, si svolge in dialogo con loro. All’inizio della vita fummo battezzati «nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo», al tramonto di essa partiremo da questo mondo «nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo». Ogni volta che ci segniamo con il «segno della croce», dichiariamo la nostra appartenenza alla Trinità. Celebrare questa festa, quindi, significa celebrare l’amore di Dio per l’uomo, far festa a un Dio che ha intrecciato profondamente la sua vita con l’uomo per prepararlo alla comunione eterna con lui. La Trinità, infatti, è fonte di speranza per il futuro. Il Dio trinitario che ha intessuto una storia d’amore con l’uomo, che ha mandato nel mondo il suo unico Figlio e che continua a essere presente nel mondo con il suo Spirito, ci attende accanto a sé. La Trinità è «l’oceano di pace verso cui sta scorrendo il piccolo ruscello della nostra vita» (Sant’Agostino). L’uomo è fatto per l’incontro con Dio, si tratta di una speranza che non può andare delusa perché fondata sulla parola e sull’amore di Dio (cfr. Rm 5,5).

d.G.

50° Anniversario  dell’Ordinazione  Sacerdotale
del nostro Vescovo Adriano

Domenica 6 giugno, alle ore 18,
in Cattedrale a Chioggia.

In vicariato vengono sospese tutte le celebrazioni vespertine. Ci sarà un’unica Santa Messa serale, nel nostro vicariato, alle 18.00, a San Bartolomeo di Contarina.
La celebrazione del 50° del nostro Vescovo sarà trasmessa in diretta alle 18.00 da Telechiara (canale 14 della tv digitale).
In questa circostanza la Diocesi desidera esprimere a Mons. Adriano Tessarollo la propria riconoscenza e il proprio affetto. Conoscendo la sua sensibilità, si è pensato  di costituire un Fondo a suo nome, collegato alla Fondazione “Servizio della Carità”, indirizzato ad aiutare famiglie in difficoltà.
Si può partecipare tramite erogazione liberale sul conto corrente della Fondazione SERVIZIO DELLA CARITÀ, Rione Duomo 1006, 30015 CHIOGGIA (VE)

(IBAN IT 88 X 08728 20901 000000028442),

specificando nella causale “Fondo Mons. Tessarollo”.