VI° Domenica di Pasqua

Come lo sappiamo e lo sperimentiamo?
In Gesù ‘che ha dato la vita per noi suoi amici’.
In Lui scopriamo che l’amore tra Padre, Figlio, Spirito Santo si comunica agli uomini nella creazione e poi nella incarnazione. L’opera della fede è riconoscere Dio che è amore e si esprime nell’amore verso il prossimo: verso il coniuge, come amore intero e fedele; verso parenti e vicini e colleghi. L’amore affettuoso e tenace delle mamme. L’amore che fa vivere una comunità cristiana e l’intera chiesa. Un amore che si apre ad accogliere chi è diverso da noi, come fa Pietro con il pagano Cornelio… Sperimentando che Dio ci ha amati per primo.

Fioretto del mese di Maggio

Recita del Rosario

In Chiesa
ogni sera
alle 17,30

 

Al Capitello di
Sant’Antunin da Po
ogni sera
alle 20,30

 

In Chiesa
dal lunedì
al venerdì
alle 20,45

Maratona di preghiera

lanciata da Papa Francesco

Trenta Santuari sparsi in tutto il mondo guidano la preghiera mariana,
trasmessa in diretta alle ore 18 ogni giorno, per invocare la fine della pandemia.

Per connettersi:
www.vaticannews.it

Amatevi come io ho amato voi

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. La caratteristica del vero discepolo di Gesù è quella di lasciarsi amare dal Signore e costruire relazioni fraterne dentro la comunità. L’amore non consiste semplicemente nel dare cose a chi ha bisogno, ma nel fargli sentire l’amore del Signore che vive e opera negli annunciatori del vangelo. La missione si realizza nella testimonianza di una comunità che vive insieme al Signore e in fraternità, e non solo nel predicare un ideale o nell’offrire aiuto. Il modello di amore proposto ai discepoli è l’atto supremo di amore mediante il quale Gesù ha dato la propria vita: Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.

Dio è amore, amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi sono la sintesi del messaggio di Gesù. Queste affermazioni del vangelo a forza d’essere sentite e ripetute, forse hanno perso parte della loro forza e hanno subito una certa usura. La parola di Dio di questa domenica invita a riscoprirne il profondo significato. Gesù è venuto tra noi per rivelarci che Dio è amore, che Dio ci ama. La prova suprema di questo amore è il dono che Dio ha fatto del suo Figlio: un amore gratuito e incondizionato. Dio ci ha amati per primo senza alcun merito da parte nostra, ci ha scelti così come siamo, con le nostre debolezze e i nostri peccati. Dio si aspetta da noi una risposta di amore.

Amare Dio significa: «rimanere in lui», restare alla sua presenza, ascoltare e attuare la sua parola. Amare Dio significa cercare ciò che piace a lui. Colui che ama veramente non ha altra preoccupazione se non quella di piacere all’amato, di soddisfare ogni suo desiderio, anzi di prevenirlo in ciò che desidera. Amare Dio significa riversare sugli altri questo amore: Da questo sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri (Gv 13,35). Dio ama tutti, quindi non possiamo dire di amare Dio se non amiamo coloro che egli ama, se ci rifiutiamo di far rifluire sui fratelli l’amore che Dio ha per noi.

d.G.

Si ricomincia….

C’è una parte del mondo che riprende a vivere: scuole aperte, bar con persone ai tavolini, lo scorrimento del passeggio, le visite a parenti e amici, il traffico del lavoro.
La primavera muove le gambe e apre i cuori.
I politici tornano a incontrarsi in presenza.
In altre parti del mondo, drammaticamente si muore. In India bruciano i cadaveri per le strade.
Qui sotto, tra le onde del Mediterraneo, la gente è lasciata morire.
Che mondo strano.
La colomba della speranza, lanciata fuori dall’arca come Noè, vola alta.
E qualche volta vola vicina a rincuorarci.
Il mese di Maggio apre discretamente le porte delle chiese alla sera, e raduna la gente nei campielli.
Una maratona di preghiera per far cessare la pandemia, poteva pensarla solo papa Francesco.
Ci convoca nelle chiese, presso i capitelli, in casa, in macchina. Da soli e insieme.
Il Rosario è facile per tutti. Ce n’è per sani e malati, vecchi e giovani, buoni e cattivi.
Perché tutti vivono di speranza.
Dedichiamo questo numero di Nuova Scintilla alle mamme.
A una in particolare, di nome Maria, Madre di Gesù.
A tutte le mamme.
C’è bisogno di maternità. Bisogno di figli. Bisogno di vita.
Buon mese di Maggio.

Don Angelo Busetto
Sostituto del Direttore di Nuova Scintilla

La catechesi

che svolgeremo in questo periodo con i ragazzi e i genitori presenti seguirà questo percorso:

“La fede e le sue immagini”
LO SPIRITO SANTO

Al sabato alle ore 14,30 in Chiesa


V° Domenica di Pasqua

V° Domenica di Pasqua

CHE COS’E’
IL CRISTIANESIMO

Che cos’è il cristianesimo? Cosa vuol dire vivere da cristiani? Gesù lo dice con una immagine semplice e luminosa, quella della vite. Il cristianesimo è stare attaccati a Lui come i tralci alla vite. Come rimanere ‘concretamente’ e non solo con l’intenzione e con il cuore? La grazia della sua amicizia diventa concreta nella Chiesa, come accade per Paolo che, avendo incontrato il Signore e proprio per questo, è andato a cercare gli altri discepoli. Così si porta frutto, come Paolo, come tanti missionari, come tanti cristiani. Così si realizza il comandamento della fede: credere nel Figlio di Dio; e il comandamento della carità: amarci gli uni gli altri.

Fioretto del mese di Maggio

Recita del Rosario

In Chiesa
ogni sera
alle 17,30

 

Al Capitello di
Sant’Antunin da Po
ogni sera
alle 20,30

Maratona di preghiera

lanciata da Papa Francesco

Trenta Santuari sparsi in tutto il mondo guidano la preghiera mariana,
trasmessa in diretta alle ore 18 ogni giorno, per invocare la fine della pandemia.

Per connettersi:
www.vaticannews.it

Io sono la vite, voi i tralci

Nel vangelo di oggi Gesù, utilizzando l’immagine della «vite e dei tralci», esorta a rimanere uniti a lui, perché solo così si porterà frutto. Il tralcio per dare uva più bella e gustosa è sottoposto a potatura, cosa che impedisce lo spreco della linfa vitale. Anche la vita cristiana ha queste esigenze, perché senza spirito di rinuncia, senza prova, essa non può che indebolirsi e languire: Ogni tralcio che in me non porta frutto, (il Padre) lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Questa promessa di un frutto più ricco deve aiutare ad accettare la volontà di Dio, anche quando a lui piacerà tagliare proprio nel vivo della nostra carne e del nostro cuore.

Io sono la vite, voi i tralci, con queste parole Gesù esplicita il rapporto vitale che lo lega a ciascuno di noi: se vogliamo portare frutto dobbiamo rimanere strettamente uniti a lui come i tralci alla vite. La fecondità della nostra vita cristiana dipende da questa unione con lui. Senza di me non potete far nulla, cioè nulla di ciò che dà veramente significato alla vita, perché solo Gesù è la vera sorgente della vita ed è inutile cercarla altrove. Il tralcio tagliato dalla vite si secca, a null’altro serve se non a essere gettato nel fuoco. Così è per il cristiano: non può vivere la sua fede e produrre frutto se non restando unito a Cristo. Così, vivendo per lui con lui e in lui, il discepolo è posto nella condizione di produrre quei frutti evangelici che si chiamano pazienza, perdono, misericordia, amore del prossimo. 

Il «rimanere» in Gesù si esprime nell’ascolto e nella messa in pratica delle sue parole che sono la linfa che passa dal tronco della vite ai tralci e fa nascere il frutto. Le sue parole sono vive e portatrici di vita. «Rimanere» in Gesù vuol dire lasciare agire dentro di sé le sue parole, perché queste hanno il potere di plasmare un modo di pensare e sentire la vita secondo il disegno di Dio. Se i discepoli si manterranno fedeli e uniti a Gesù ascoltando la sua parola porteranno frutti abbondanti e renderanno gloria al Padre.

d.G.

Sposi novelli… sotto San Giuseppe

Sabato 10 aprile, nonostante tutto, abbiamo scelto di sposarci. I giorni prima tante sono state le persone che ci sono state vicine con la preghiera. In particolare, un caro amico ci ha mostrato che custodiva il nostro invito sotto una statuetta di San Giuseppe dormiente affidando il nostro matrimonio e le nostre vite a lui. É stato per noi un gesto di grande tenerezza e amore. Abbiamo così scoperto che anche Papa Francesco ha l’abitudine di infilare sotto la statuetta del santo addormentato biglietti che contengono problemi, richieste di grazie, preghiere. É come se invitasse San Giuseppe a “dormirci su”, e magari mettere una buona parola davanti a Dio per risolvere situazioni difficili, ritrovando così il suo ruolo di padre misericordioso e proteso verso coloro che ama. Ora non ci resta che tornare al lavoro, a scuola – siamo entrambi insegnanti – con il cuore carico della gioia vissuta in questi giorni. La nostra vocazione di insegnanti la vogliamo vivere con tutto noi stessi puntando ad essere educatori. Desideriamo quindi affidare la nostra nuova famiglia a San Giuseppe che, in quanto sposo di Maria e padre di Gesù, ha il ruolo di custode delle famiglie.   

Mattia e Lucia

La catechesi

che svolgeremo in questo periodo con i ragazzi e i genitori presenti, seguirà questo percorso:

“La fede e le sue immagini”
LO SPIRITO SANTO

Al sabato alle ore 14,30 in Chiesa

“La colomba”
Segno di comunicazione


“L’olio”
Segno di ristoro


“L’acqua”
Segno di vita perenne


“Il fuoco”
Segno di carità



IV° Domenica di Pasqua - 25 aprile 2021

IV^ Domenica di Pasqua

25.04.2021

IL PASTORE
E I CHIAMATI

Il tempo di Pasqua ci consegna la presenza viva del Signore Gesù, che per noi ha dato la vita ed è risorto.
Egli ci accompagna come un buon pastore fa con le sue pecore.
Ci conosce uno ad uno: figli amati e protetti, noi e anche ‘altre pecore’.
La presenza e l’amore di Gesù diventano concreti e toccano la nostra vita attraverso la Chiesa.
Quanti pastori ci donano la fede e ci accompagnano?
Quanti fratelli sono testimoni di fede e di carità, e sostengono la nostra speranza?
Non siamo un gregge sparso e disperso.
Siamo una comunità, un popolo.
Rinnoviamo la nostra fiducia in Gesù e nei pastori che egli ci dona; ritroviamo la gioia di essere una comunità accompagnata dal Buon Pastore, pietre vive di una grande casa, piantati sulla pietra fondamentale che è Gesù.

 Domenica 25 aprile

76° anniversario della fine
della seconda guerra mondiale

Programma:

Ore 10,15 Ritrovo in Piazza Matteotti
Ore 10,30 Celebrazione della Messa nella Chiesa Parrocchiale
Ore 11,30 posa delle due corone ai due monumenti.

“La fede e le sue immagini”

LO SPIRITO SANTO

La catechesi

che svolgeremo in questo periodo
con i ragazzi e i genitori presenti,
seguirà questo percorso:

“La colomba”
Segno di comunicazione
 “L’acqua”
Segno di vita perenne
“L’olio”
Segno di ristoro
 “Il fuoco”
Segno di carità

Al sabato ore 15 in Chiesa

Gesù buon pastore

Gesù presenta se stesso come il “buon pastore”. Si avverte nel vangelo di oggi il linguaggio del profeta Ezechiele che esprime un severo giudizio di Dio nei confronti dei pastori d’Israele che invece di prendersi cura del gregge curavano i loro affari. Il profeta annuncia che il Signore stesso si prenderà cura del suo popolo: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna … le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse (Ez 34,11-12). La promessa fatta da Ezechiele si realizza nella persona di Gesù.
Gesù è il «buon pastore» perché conosce le sue pecore ed è disposto a «dare la vita» per loro. Viene così sottolineato il legame profondo che esiste tra Gesù e i discepoli. Lo scopo di questa conoscenza è portare i discepoli alla comunione tra loro, comunione che si fonda nella comunione con Gesù e il Padre. Gesù inoltre non è venuto solo per Israele, egli si preoccupa anche delle pecore disperse, cioè di tutti i figli di Dio oltre i confini di Israele. Anch’essi sono chiamati alla comunione che esiste tra Gesù e il Padre, in modo da essere riconciliati e ricomposti in un solo gregge sotto la guida di un solo pastore.
Tutta la vita di Gesù (predicazione, miracoli, dono della vita sulla croce) testimonia che è il «buon pastore» promesso da Dio. La misericordia che ha mostrato nelle varie situazioni umane nelle quali è venuto a trovarsi manifesta il suo desiderio di donare la salvezza a tutti. Come il pastore non abbandona il gregge, ma lo difende e conduce a ricchi pascoli e sorgenti di acqua pura, così Gesù è sempre presente nella nostra vita: lo è per mezzo della Chiesa e dei suoi pastori, lo è nell’Eucaristia, lo è per mezzo del suo Spirito. Come il pastore conosce le sue pecore, così anche Gesù conosce ciascuno di noi, le nostre difficoltà, le nostre preoccupazioni e miserie. Nonostante le nostre infedeltà egli continua a posare il suo sguardo su di noi, e questo è motivo di fiducia e serenità. Come il pastore ha cura delle pecore, porta in spalla la ferita e cerca quella smarrita, così non c’è uomo al mondo, qualunque sia la sua condizione, e per quanto miserabile possa essere, che non sia amato da Gesù, e che Gesù non voglia far entrare nella sua amicizia.
d.G.

Prete perché?

Quando vedo giungere sulle rive della laguna gli amici preti anziani che lasciano le parrocchie della campagna e dei  fiumi per diventare ospiti del Seminario, mi domando quanto laboriosa e fruttuosa sia stata la loro vita. E quando vedo il piccolo drappello di giovanetti seduti a tavola nella sala degli ospiti del Seminario, in occasione di una loro breve convivenza tra queste mura, mi domando quale futuro hanno in mente e quanto possano essere attratti da una vita come quella dei sacerdoti che incontrano. E’ un tiro lungo, che mira lontano, quello della vocazione sacerdotale. L’attrattiva che sorge nel cuore di un giovane si protende su un orizzonte più grande delle nostre campagne e delle nostre lagune. Me ne accorgo anche ragionando con due genitori. Il figlio, ormai laureato, è partito nel settembre scorso per l’avventura del Seminario in una Fraternità missionaria. Tra le restrizioni della pandemia e l’ordinamento del tempo di formazione, non è mai rientrato a casa. “Lo sentiamo sereno”, dice il papà riferendosi alle sue telefonate.
L’ambiente in cui vive, pianta le radici in una densa vita comunitaria e nello stesso tempo si allarga alle dimensioni del mondo attraverso una fitta corrispondenza parlata e visiva con le comunità sparse in vari continenti. Si diventa preti non solo imparando la teologia e facendo esercizio sui metodi pastorali. Un prete non è solo una persona abile e accogliente. C’è qualcosa in lui che supera l’ordinaria misura. Tant’è vero che sempre sbuca la domanda: ‘Perché? Perché ti sei fatto prete?’.
Si intravvede uno spazio inesplorato, un ‘mistero’ più profondo di quello che definisce ogni uomo e ogni donna, non indagabile con i normali percorsi psicologici sull’origine, la storia, gli incontri, il carattere, le inclinazioni… Un prete rimanda oltre se stesso. Potrà raccontarti fatti e persone che lo hanno risvegliato e lo accompagnano nel suo cammino. Ma come potrà dirti il fascino di Cristo, quell’attrattiva che lo ha preso e incantato ragazzo, giovane, persona matura? Il prete si riconosce negli episodi del Vangelo: i primi due discepoli al fiume Giordano, i pescatori sulla riva del lago, l’uomo indaffarato al banco dei tributi, e forse anche il giovane ricco che dice no e va via triste. Come narrarti il germoglio della vocazione, il battito del cuore, la battaglia per il primo sì, l’esplosione  dell’entusiasmo, la fatica e la gioia della fedeltà? E poi, l’incontro con la comunità, la sorpresa della responsabilità, il dramma della paternità? ‘Quel Gesù’ ancora attrae. Chi può commentare la partita che Dio continua a giocare con te? Quando è Lui a vincere, anche la tua vita sale in cima alla classifica.
don Angelo

L’angolo dell’ Amministrazione

In occasione della Pasqua  sono ritornate in parrocchia 93 buste con la somma di 1.620 euro. Grazie!!


III^ Domenica di Pasqua - 18/04/2021

GESU’ RISORTO, UN AVVENIMENTO
CHE CI INCONTRA E CI SALVA

III^ Domenica di Pasqua - 18 aprile 2021

Anche nel Vangelo di questa domenica Gesù si presenta agli apostoli nella concretezza della sua umanità risorta, mostrando le mani e i piedi trafitti, e mangiando con loro. La nostra fede nella risurrezione è piena di ragioni, e trova conferma nel vedere, toccare, mangiare.
Non rincorriamo un mito, ma riconosciamo un fatto accaduto e una presenza che continua tra noi. Le tre letture della Messa dicono in modo diverso come Cristo risorto si presenta a noi liberandoci dal male. Gesù ci salva dal profondo del nostro cuore e ci lancia come suoi testimoni nel mondo.

Gesù spiega le Scritture

La prima parte del vangelo di questa domenica narra l’apparizione di Gesù risorto agli apostoli riuniti insieme. Essi di fronte a Gesù passano per sentimenti opposti: dapprima pensano di vedere un fantasma e sono sconvolti pieni di paura, poi si stupiscono e Gesù per superare la loro incredulità, li invita a toccare e guardare i segni della passione, come fece con Tommaso. I particolari ai quali l’evangelista accenna («guardare, toccare, mangiare») sono una risposta alle difficoltà e perplessità suscitate negli ascoltatori dall’annuncio della risurrezione di Gesù fatto dai discepoli. Il Cristo risorto non era un fantasma, ma il Gesù che i discepoli avevano conosciuto e con il quale avevano camminato per le strade della Palestina.

Nella seconda parte, l’accento cade sul compimento delle Scritture e sulla missione dei discepoli. Gesù, con pazienza e chiarezza, svela ai discepoli il senso di ciò che hanno vissuto e in quale esperienza straordinaria sono stati coinvolti. Eʼ una vera «catechesi», un completamento della sua opera, in modo che i discepoli, chiamati ad annunciare «il Vangelo», siano pienamente consapevoli del piano di salvezza di Dio nel mondo. A loro è affidata la missione di partire per le strade del mondo: dalla stanza dell’amicizia ritrovata agli orizzonti mondiali di tutta l’umanità chiamata a questa comunione mediante la conversione e il perdono. Le parole di Gesù continuano a risuonare anche oggi, si tratta di parole che hanno segnato l’amicizia tra Gesù e i discepoli, parole così forti e vere che hanno cambiato la loro vita e che sono rimaste nella loro memoria perché fossero consegnate alle generazioni future. Queste parole sono capaci di realizzare comunione e amicizia profonda con Gesù, il vero e unico maestro di vita.

Ogni discepolo di Gesù deve sentire in forma personale il compito di completare la missione che Gesù ha affidato agli apostoli. La Pasqua di Gesù rimane vana se non c’è chi la renda operante con la parola e la testimonianza della vita.

d.G.

    “Dio si è servito di me”:

parla la suora che ha fermato l’esercito in Myanmar

Suor Ann Rose Nu Tawng,
la suora che ha fermato l’esercito in Myanmar, crede «che Dio si sia servito di me. Lo Spirito Santo mi ha dato la forza di affrontare da sola i militari armati».

Due volte davanti ai carro armati 

In un’intervista esclusiva al settimanale Famiglia Cristiana, Suor Ann Rose, 44 anni, spiega cosa è accaduto quello storico giorno: il 28 febbraio 2021. Si era nel cuore delle proteste nel suo Paese, il Myanmar. Stavano morendo tanti giovani negli scontri con l’esercito. Così disarmata, la suora si è inginocchiata due volte di fronte ai militari schierati nel centro della sua città, Myitkyina, nel Nord del Myanmar. «Uccidete me, non la gente!», l’ha ripetuto più volte, tra le lacrime.
L’8 marzo la scena si è ripetuta: “sorella coraggio” ha di nuovo affrontato disarmata i poliziotti. La prima volta, nonostante due sassi che l’hanno colpita al petto, la sua mediazione ha avuto successo, la seconda no: due persone hanno perso la vita.

 “Non vogliamo che riaccada di nuovo”

Suor Ann Rose, che lavora come infermiera nella clinica diocesana di Myitkyna in Myanmar, e fa parte della Congregazione di San Francesco Saverio, è diventata l’icona delle proteste in Myanmar.
«Da quando la Giunta militare ha preso il potere, nel 1962 – spiega suor Ann Rose – il nostro Paese ha fatto molti passi indietro dal punto di vista sociale, educativo ed economico,

La suora e il Papa

In Myanmar sono state molto apprezzate le parole di Papa Francesco pronunciate il  17 marzo. «Anch’io mi inginocchio sulle strade del Myanmar e dico: cessi la violenza». 

CATECHISMO

Sabato 17 aprile

abbiamo ripreso il catechismo

per i ragazzi,

alle ore 15 in chiesa,

con le modalità che abbiamo

tenuto durante la Quaresima

La catechesi

che svolgeremo in questo periodo
con i ragazzi e i genitori presenti,
seguirà questo percorso:

“La fede e le sue immagini”

LO SPIRITO SANTO

“La colomba”

Segno di comunicazione

 “L’acqua”

Segno di vita perenne

“L’olio”

Segno di ristoro

 “Il fuoco”

Segno di carità

Domenica 25 aprile

76° anniversario
della fine della seconda guerra mondiale

Programma:

Ore 10,15 Ritrovo in Piazza Matteotti

Ore 10,30 Celebrazione della Messa nella Chiesa Parrocchiale di Contarina.

Ore 11,30 posa delle due corone
ai due monumenti, con un
numero ristretto di persone.


Domenica della Divina Misericordia - 11 aprile 2021

Domenica della Divina Misericordia

11 aprile 2021

LA GRAZIA DI UN INCONTRO
LA GRAZIA DELLA MISERICORDIA

Un incontro reale, una presenza viva: Gesù risorto davanti agli apostoli. Il saluto di pace, il dono dello Spirito Santo, la missione della misericordia. La grazia della vita nuova della Pasqua potrà raggiungere ogni persona al mondo, risanare il cuore, rilanciare la vita. Gesù esercita la sua misericordia verso gli apostoli, che pure lo avevano abbandonato. Fa un nuovo gesto di misericordia ripresentandosi otto giorni dopo a Tommaso.
Per noi, qual è il cammino della fede? Che cosa dobbiamo fare per credere?
Come Tommaso, abbiamo davanti i testimoni, persone rinnovate dall’incontro con Cristo. Accogliendo la loro testimonianza, i nostri occhi si aprono a vedere Gesù risorto.

Domenica della Divina Misericordia

L’origine della “festa della Divina Misericordia” si colloca nel contesto dell’esperienza mistica di Suor Faustina Kowalska: ella annota nel suo diario che Cristo la invitò a istituire questa festa a Plock in Polonia nel 1931, indicandole anche il momento preciso durante l’anno liturgico, cioè la Seconda Domenica di Pasqua. Questo perché esiste un profondo legame fra il mistero pasquale della Redenzione e la festa della Misericordia: “Le anime periscono, nonostante la mia dolorosa passione… se non adoreranno la mia misericordia, periranno per sempre”.

L’angolo dell’amministrazione

In occasione della Pasqua sono ritornate in parrocchia 93 buste con la somma di 1.620 euro. Grazie!!

Mio Signore e mio Dio!

Il vangelo riporta le prime due apparizioni del Risorto ai discepoli. L’apostolo Tommaso non è presente quando Gesù appare la prima volta la sera del giorno di Pasqua e si chiude nell’incredulità. L’intenzione che l’evangelista persegue con questo episodio è chiara: far capire al lettore che bisogna credere in Gesù anche senza avere la fortuna di vederlo, credere nella sua presenza invisibile ma reale nella vita della Chiesa, credere nell’azione che egli continua a esercitare attraverso i sacramenti. Otto giorni dopo Gesù riappare nuovamente e mostra di conoscere le pretese di Tommaso. L’apostolo incredulo non può far altro che arrendersi all’evidenza dei fatti e confessare la sua fede in Gesù: Mio Signore e mio Dio!

Gesù accetta la confessione di fede di Tommaso ma non si esime dal rimproverarlo, si tratta tuttavia di un rimprovero che è in vista della beatitudine successiva: Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto! Con questa beatitudine Gesù volge lo sguardo ai cristiani del futuro a coloro che, pur non avendo avuto la fortuna di Tommaso, credono in Lui. La beatitudine afferma che chi non ha avuto la possibilità di «vedere» Gesù fisicamente non è meno fortunato di chi questa possibilità ha avuto. Oggi questa beatitudine è rivolta a ciascuno di noi, e ci ricorda che la fede non nasce dagli occhi ma dal cuore. Ciò che gli occhi non vedono può essere percepito da un cuore che è aperto all’amore di Dio. La vera fede nasce dal profondo di noi stessi, dalla disponibilità a lasciarsi illuminare dai «segni» che sono stati scritti nel Vangelo affinché, credendo in Gesù, abbiamo la vita nel suo nome.

Nei versetti conclusivi, il discepolo amato chiarisce la finalità che si è proposto nel raccontare la storia di Gesù: suscitare la fede in Gesù come «Cristo» e «Figlio di Dio», in modo che l’uomo, credendo, abbia la vita nel suo nome. L’evangelista è un testimone che desidera convincere a partire da «segni», che chiedono però di essere interpretati. Noi, lettori di oggi, siamo rimandati alla responsabilità e fatica di accogliere e lasciar parlare questi «segni», perché ci guidino alla fede e alla conoscenza concreta e vitale del Signore Gesù.

                                                                                                                              d.G.

VEGLIA PASQUALE

Lumen Cristi. Deo Gratias.

Nel buio denso della chiesa ilo Cero pasquale attraversa la navata. Ed è vero, è proprio vero, quel monito trito e ritrito, scopiazzato nelle canzoni e fin dentro i cioccolatini: solo quando ci manca qualcosa ci accorgiamo davvero del suo valore. Perché, proprio mentre il cero avanza, la mente e lo spirito tornano, portati a mano dal fantasma delle pasque passate, all’infanzia. In quella stessa navata tetra riempita dai canti solenni del coro, che un po’ ci faceva paura. Torna a quei piccoli lumicini che con la nuova fiammella fugace ci facevano compagnia, distribuiti dai chierichetti emozionati alla folla accalcata. E giocavamo con la cera, colata sulle panche antiche o plasmata in piccole palline che giravamo tra le dita. E’ ancora qui quella sensazione, scolpita dalla liturgia nei meandri reconditi dell’ippocampo. E infondo mi dico, mentre il Cero solitario oggi sta giungendo sull’altare e sono grande in questa nuova Pasqua 2021, tra pandemia e malessere: occorre che mi lasci davvero plasmare da Cristo, che lasci che Lui giochi con le mie lamentele, che appallottoli il mio peccato e rinnovi quel lumicino un poco spento che è la mia vita.                                                                         

g.v.



Domenica di PASQUA

Domenica di Pasqua

GESU' RISORTO, PRINCIPIO DI VITA NUOVA

La risurrezione di Gesù è un fatto accaduto alla nostra storia umana, un fatto da riconoscere. Chi è partito dal sepolcro vuoto, chi è stato incontrato dal Signore risorto, ha iniziato un nuovo modo di vivere, e l’ha comunicato con l’annuncio, la vita, le opere, a tutto il mondo. La Pasqua è un nuovo principio per la vita di ogni persona: dentro la storia dell’umanità questo fatto nuovo è sorgente di speranza, di vita, di energia, di dignità di ogni uomo e ogni donna, di un nuovo modo di stare al mondo, di vivere la salute e la malattia, la vita e la morte, la famiglia e il lavoro, l’amore e la carità. Ogni giorno domandiamo di vivere come “figli della risurrezione”, facendoci “edificare” da tutti coloro che portano nel volto, nella vita, nelle opere, la luce della Pasqua.

L'angolo dell'Amministrazione

Il Giovedì Santo, di fronte allo stile dettato da Gesù, quello di lavare i piedi ai suoi apostoli, lo stile della carità, ci siamo detti che la carità non è un optional della vita cristiana, ma il cuore.

Desideriamo ringraziare tutte le persone che ci mostrano questo cuore nel sostenere le opere di carità della nostra comunità.

Martedì 30 Marzo

abbiamo vissuto nella nostra Comunità un momento di grazia. Alle 19 abbiamo concluso l’adorazione eucaristica delle Quarantore celebrando il Sacramento della Confessione con l’assoluzione pubblica; al termine l’esecuzione dello STABAT MATER di G.B. Pergolesi ci ha introdotto in modo straordinario nella Settimana Santa. Ci ha colpito la partecipazione seria e convinta di molte persone a tutto il gesto. La bellezza del gesto stesso che ha coinvolto la nostra fede nell’Eucarestia e la dolce esperienza del perdono, fino allo stupore dell’arte che è diventato ascolto e preghiera attraverso il canto. Un grazie a Paolo Sottovia per l’accompagnamento artistico dell’organo, al soprano Giovanna Manzato e al Mezzosoprano Elisabetta Fantinati che ci hanno fatto dono della loro voce e della loro fede.

La risurrezione di Gesù, cuore del cristianesimo 

Dopo due millenni di cristianesimo ci troviamo ancora stupefatti e un po’ increduli dinanzi a una tomba vuota e ci chiediamo cosa significa la risurrezione di Gesù. Da questo stupore e dalla risposta a questa domanda dipende la nostra fede e il nostro essere cristiani. La Chiesa ha vissuto e si è radicata nel mondo giudaico e pagano per alcune generazioni prima di avere a disposizione i quattro libretti che raccolgono la predicazione dei testimoni di Gesù. La Chiesa non aveva i vangeli, aveva però “il Vangelo”, cioè la buona notizia da annunciare al mondo in esclusiva: un uomo come noi aveva travolto le barriere della morte ed era tornato alla vita in una condizione che non era più la nostra, altrimenti sarebbe morto un’altra volta e la sua risurrezione non avrebbe significato nulla. 

Per il cristiano credere in Cristo risorto implica non solo l’accettazione di un fatto del passato (Cristo è risorto!) e di un avvenimento futuro (anche noi risorgeremo!), la risurrezione di Gesù riguarda il presente. Non si tratta solo di credere a un supermiracolo che rende ragionevole la fede e fa aderire a una serie di verità e dogmi della Chiesa. Questo atteggiamento passivo è insufficiente, non è questa la fede che salva. La fede che salva è quella che coinvolge tutta la persona nella vicenda di Gesù, quella che testimonia che anche in noi va morendo e risorgendo qualcosa: noi sappiamo di essere passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte (1Gv 3,14). A ogni cristiano il compito di testimoniare questa fede che opera mediante la carità (= amore) (Gal 5,6), una carità con la quale non si è mai “a posto”. Una carità che chiede di inventare modi sempre nuovi per tradursi in gesti concreti e non alienarsi in astrazioni, una carità che è dono di sé, come lo è stato Gesù. 

L’evangelista Luca, nel racconto dei discepoli di Emmaus (24,13-35), indica come avviene concretamente oggi l’incontro con Cristo Risorto: nella parola di Dio, nel fratello che cammina al nostro fianco, nello «spezzare il pane». Oggi Gesù risorto cammina con noi, opera in noi e per noi con potere immenso, ed è presente e vivo dove la vita trionfa sulla morte, il perdono vince l’offesa, l’amore vince l’odio, … e il luogo privilegiato della sua presenza è la comunità cristiana, la Chiesa.

Patris Corde

con cuore di padre

Papa Francesco ha dedicato quest’anno a San Giuseppe, per ricordare i 150 anni della dichiarazione di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa universale.

Per ricordare questo avvenimento abbiamo riprodotto l’artistica statua di San Giuseppe che si trova nella nostra Chiesa, perché entri nelle nostre case e benedica le famiglie che vi abitano.

A lui rivolgiamo la nostra preghiera:

Salve, custode del Redentore, e sposo della Vergine Maria. A te Dio affidò il suo Figlio; in te Maria ripose la sua fiducia; con te Cristo diventò uomo.

O Beato Giuseppe, mostrati padre anche per noi, e guidaci nel cammino della vita. Ottienici grazia, misericordia e coraggio, e difendici da ogni male. Amen


Domenica delle Palme: 28/03/2021

Domenica delle Palme: 28/03/2021

PASQUA 2021

«Cristo è risorto» è affermazione della positività del reale; è affermazione amorosa della realtà. Senza la Risurrezione di Cristo c'è una sola alternativa: il niente.

Adorazione Eucaristica: QUARANTORE

LUNEDI 29 MARZO

ore 08:30 – 9:30: Santa Messa e recita delle lodi
ore 15.00: Esposizione del SS.Sacramento
                   c.so Risorgimento, via N. Sauro, via degli Asfodeli, via 1° Maggio, via Signoria
ore 16.00:  via Marconi, via N.Fregnan, via R.Giuliani,
via Collettore dx e sx, via Zara, via Argine Po
ore 17.00:  via Ca’ Pesara, via Rossini, via Ca’ Contarini,
via C.Battisti, via Papa Giovanni XXIII
ore 18: Santa Messa

MARTEDI 30 MARZO

ore 08:30 – 9:30: Santa Messa e recita delle lodi
ore 15.00: Esposizione del SS.Sacramento
                   via Dosso, via Romea, via dei Salici, P.zza Marconi,
via Contarini, via Carrer, via don Minzoni, via Morandi
ore 16.00:  via Gorizia, Golena S.Antonio, via Trento,
via S.Pasquale, Villaggio Eridania
ore 17.00:   Piazza Repubblica, via Verdi, via delle Risaie,
via Argine Spini, via Campagna Vecchia.
ore 18: Santa Messa

MERCOLEDI 31 MARZO

ore 08:30 – 9:30: Santa Messa e recita delle lodi
ore 18: Santa Messa del Crisma in Cattedrale a Chioggia

Liturgia della settimana santa

Domenica delle Palme

Sabato 27 Marzo alle ore 18 Benedizione dell’Ulivo a San Bartolomeo
Domenica 28 Marzo ore 9,00 Benedizione dell’Ulivo a Mea
Domenica 28 Marzo ore 11,00 Benedizione dell’Ulivo a Ca’ Cappellino

Giovedì Santo

Ultima Cena del Signore


Giovedì 1 Aprile ore 19,00: Celebrazione della Messa dell’ultima Cena
San Bartolomeo

Venerdì Santo

Passione e morte del Signore (giornata di digiuno e astinenza)
ore 15,00: Celebrazione della Croce
ore 19,00: Via Crucis in Chiesa

Sabato Santo

Grande Veglia Pasquale e Messa di Risurrezione

3 aprile Ore 19San Bartolomeo

DOMENICA DI PASQUA

Risurrezione del Signore

S.S. Messe Domenica 4 Aprile
Mea ore 9,00
San Bartolomeo ore 8,30 – 10,30 – 18
Ca’ Cappellini ore 11,00

Lunedì di Pasqua

5 aprile
San Bartolomeo ore 10,30 – 18,00


5^ domenica di quaresima: 21/03/2021

5^ domenica di quaresima: 21 marzo 2021

Vogliamo vedere Gesù!

Un desiderio vivo e una domanda vera: “Vogliamo vedere Gesù!”. Alcuni Greci – stranieri in Palestina – si rivolgono all’apostolo Filippo. Filippo e Andrea li portano da Gesù: un quadro da non dimenticare! Gesù ha un’esplosione. Vedendo che anche i greci lo cercano, riconosce imminente la “sua ora”, l’ora della glorificazione. E’ l’ora della croce e della morte, come il seme che muore per produrre molto frutto. Dalla Croce, Cristo ci attrae e stabilisce un’alleanza nuova terra Dio e gli uomini: si apre la strada della salvezza per noi e per tutti. Lasciamoci attrarre da Gesù. Conduciamo a Lui tutti coloro che di Lui hanno bisogno.


1° Confessione

I ragazzi di 3^, 4^ e 5^ elementare che in questo periodo si sono preparati, attraverso il catechismo del sabato, celebreranno per la prima volta, sabato prossimo 27 marzo, alle ore 15, il Sacramento della Confessione. Li vogliamo accompagnare dimostrando loro come anche noi adulti amiamo questo sacramento celebrandolo nei prossimi giorni

Domenica delle Palme

Sabato prossimo 27 Marzo alla S.Messa delle ore 18, benediremo, a San Bartolomeo, in forma semplice, l’ulivo che sarà poi distribuito da persone incaricate.