XIV^ domenica del Tempo Ordinario
XIV^ domenica del Tempo Ordinario
4 luglio 2021

UNA SCOPERTA SEMPRE NUOVA
‘Sappiamo già di cosa si tratta’: è una frase che ci allontana dal Vangelo con la mente e con il cuore.
E’ bello invece, ogni volta, metterci con curiosità e desiderio di fronte a Cristo, per scoprire la sua persona e accogliere la verità della vita.
Scoprire il Vangelo, con il racconto della sua vita e il suo insegnamento.
E formare un giudizio compiutamente umano sulla vita, sull’uomo e sulla donna, sulla famiglia, sulla educazione.
Gesù maestro ci rende liberi di fronte a ideologie, false verità, inganni.
Seguiamo i maestri e i testimoni della fede.
I Giovedì di Santa Chiara
dell’anno 2021
appuntamento alle ore 21
- 1 luglio: Chiara e la sua nuova “famiglia”, di generazione in generazione…
- 8 luglio: …di generazione in generazione: santa Caterina da Bologna, (1413-1463) presente tra noi anche con una importante reliquia del suo corpo
- 15 luglio: restiamo in compagnia di s. Caterina ascoltando alcune sue Laudi e altre Laudi cantate
- 22 luglio: …di generazione in generazione: santa Camilla Battista da Varano (1458-1524)
- 29 luglio: restiamo in compagnia di santa Camilla Battista
- 5 agosto: Lettere di santa Chiara a sant’Agnese di Boemia e… a noi
I Santi della settimana
Martedì 6 luglio:
Santa Maria Goretti
Nasce il 16 ottobre del 1890
a Corinaldo, muore martire
il 6 luglio 1902 a Nettuno.
E’ patrona della gioventù.
Domenica 11 luglio
San Benedetto patrono d’Europa
Nasce a Norcia nel 480 circa
Muore a Montecassino il 21 marzo 547.
Dà inizio in occidente all’esperienza monastica e fonda l’Ordine dei Benedettini.
Era per loro motivo di scandalo
Gesù si reca nella sinagoga di Nazareth e comincia a insegnare. Annuncia che il Regno di Dio è presente fra gli uomini e che accogliendo l’appello alla conversione possono farne parte. Di fronte a queste parole i compaesani reagiscono in modo positivo: riconoscono che Gesù parla con sapienza e che le sue mani compiono prodigi, riconoscono che le sue parole e azioni gli sono state date da qualcun altro: Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Di qui la conclusione: Dio agisce attraverso Gesù, attraverso il carpentiere, il figlio di Maria. A questo punto però lo stupore positivo diventa scandalo e si rifiutano di riconoscere in Gesù il Messia: è uno di loro, conoscono madre e parenti. Gesù è motivo di scandalo per le sue origini umane, ma egli dà scandalo, cioè mette alla prova, anche per altri motivi: si reca nella sua patria solo dopo aver visitato altri villaggi, si reca tra i suoi familiari, ma porta con sé la sua nuova famiglia, i discepoli. Gesù vuol bene ai suoi parenti ma dice loro che non è sufficiente il vincolo di sangue, occorre il legame che nasce dalla fede in lui. I compaesani lo accettano come uomo, ma non come inviato di Dio. Accettano una parte del mistero della sua persona, ma lo rifiutano nella sua integralità. Questa situazione si ripresenta anche oggi: Gesù Cristo grande uomo sì, ma Dio no; Gesù Cristo sì, la Chiesa no. E così Gesù è fatto a pezzi. Non ci possono essere mezze misure: o si accetta tutto o si rifiuta tutto. Quando poi non si osa rifiutare Gesù e la sua verità, si cerca di addomesticarla, di addolcire il vangelo, di ridurlo agli schemi della nostra saggezza umana, e così diventa sale insipido. Il vangelo va preso così come è, senza addolcimenti e con la capacità di mettere in gioco noi stessi su quella parola. Solo così si ha quella piena accettazione di Cristo che nel linguaggio del vangelo si chiama «fede».
d.G.
Grazie
Quante volte un genitore pone al suo bambino, dopo che ha ricevuto un favore, la domanda: “Che cosa si dice?” “Grazie” risponde prontamente il bambino.
Non c’è bisogno che alcuno mi chieda, in questa circostanza: “Che cosa si dice?” perché veramente grande è stato l’affetto e gli altri segni ricevuti in occasione del mio 50.mo di sacerdozio. Ha lasciato stupito me, ma anche il Vescovo, la partecipazione numerosa e attenta di moltissime persone. Io ho desiderato ricordare questo giorno anniversario, non tanto per mettermi al centro di una storia, ma per condividere con tutti la bellezza e la grandezza con cui il Signore è intervenuto in questa storia. Consapevole che di propriamente mio c’è solo il limite e il peccato, e che tutto il resto è grazia, desidero ringraziare tutte le persone che ho visto in azione in questa circostanza: dal Vescovo a don Gastone con gli altri sacerdoti, dalle Suore al Coro, dalle persone del Consiglio Pastorale alle Catechiste, dalle Clarisse ai bambini, da chi ha preparato il rinfresco a chi ha preparato e servito la cena, dalle persone che hanno contribuito con la loro offerta a chi ha confezionato la Casula. Certe ore, certi giorni il Signore ce li dona per rinnovare il cuore e la vita. Questa celebrazione segni per ognuno di noi un passo in avanti per le nostre persone e per la nostra Comunità!!

XIII^ domenica del Tempo Ordinario
XIII^ domenica del Tempo Ordinario
27 Giugno 2021

QUESTO GESU’ COSI’ VICINO
Questo Gesù, stretto dalla folla sulla spiaggia, raggiunto da un papà capo della sinagoga, che lo supplica per la sua bambina, e poi tirato per la veste da una donna malata, ci affascina.
Egli vive proprio la nostra vita, partecipa ai nostri malanni, si fa vicino alle nostre situazioni di vita.
Egli, il Dio fatto uomo, il Creatore qui presente.
Ecco lo scopo che Egli ha avuto quando ci ha messo al mondo: ci ha fatto per la vita e combatte con noi la nostra vicenda umana perché abbiamo la vita.
Scopriamo che i due miracoli di oggi avvengono attraverso l’audacia della preghiera, insistente e decisa, capace di attraversare la folla di persone, di ostacoli, di fatiche, per arrivare a Lui.
Gesù desidera con noi e più di noi il nostro bene, la nostra salvezza totale.
Sabato 26 giugno ore 18.00
Concelebrazione con il Vescovo
per il 50mo di
Ordinazione Sacerdotale
di don Alfonso.
Domenica 27 giugno ore 10,00
Prima Messa in pineta a San Giusto di
don Giovanni Pojer.
La «Giornata per la carità del Papa»,
una questione di cuore

Gesù, Signore della vita e della morte
Il vangelo di questa domenica racconta due miracoli compiuti da Gesù: la risurrezione di una ragazza e la guarigione di una donna. I due racconti offrono un modello di fede semplice e fiduciosa: quasi superstiziosa la fede dell’emorroissa, che tocca furtivamente Gesù nella speranza di essere guarita; ben più grande la fede di Giairo, che nonostante il disfattismo della gente che lo attornia, si affida alla parola di Gesù e, a un gesto e comando di Gesù, la fanciulla riacquista la vita. Nei momenti duri e difficili della vita, anche noi dobbiamo affidarci al Signore ed essere certi del suo aiuto e sostegno. L’aspetto sul quale la liturgia di questa domenica intende fermare la nostra attenzione – ed è l’elemento che collega il vangelo alla prima lettura – è la presentazione di Gesù come signore e padrone della vita e della morte. La malattia e la morte sono sempre in agguato, pronte a irrompere nel momento più inatteso, e la scienza umana si rivela il più delle volte impotente. La parola di Dio addita la radice lontana di questo male: l’invidia del diavolo e il primo peccato (prima lettura), e mette la morte di fronte a Gesù: al suo comando la fanciulla si ridesta dalla morte come se fosse addormentata. L’espressione usuale del linguaggio cristiano: «si è addormentato nel Signore», contiene molta più verità di quel che pensiamo. La morte, grazie alla fede in Cristo, non è più un destino tragico e ineluttabile: è una porta che apre alla «Vita». C’è un fossato profondo e oscuro da saltare: ma al di là c’è la sponda del divino. Morire è spiccare un salto per cadere in Dio, nella luce e nella gioia senza fine. La morte è quindi un traguardo di speranza, ma segna anche la fine del tempo in cui si può «meritare». E’ un muro divisorio: al di qua c’è il merito, al di là il premio o la pena. Questo è un pensiero importante che permette di cogliere tutta la preziosità della vita, e ci aiuta a capire che il tempo della vita è lo spazio nel quale ciascuno di noi costruisce, giorno dopo giorno, il suo destino eterno.
d.G.
DECRETO ZAN
un decreto Liberticida se approvato. Ecco PERCHÉ:
- Una coppia dello stesso genere viene da me, prete, per essere sposata, riceve il mio “no”, mi denuncerà per il reato di “discriminazione” e io sarò punito con una grossa multa e col carcere.
- Idem, se mi chiedono una benedizione.
- Idem se dovessi predicare che l’unica famiglia è quella naturale, voluta da Dio fin dalle origini.
- Gli studenti appartengono allo Stato e quindi riceveranno obbligatoriamente lezioni di gender.
- Se i genitori si ribellano saranno accusati del reato di “discriminazione”, con multa e carcere.
- Dire al catechismo che i figli hanno diritto a un papà e una mamma, sarà un reato di “discriminazione” e comporterà multa e carcere.
Questo e tanto altro comporterà il decreto Zan.
Un vero stato di polizia in mano alle lobby omosessuali.
Un decreto che ha inventato il reato di opinione, proprio come facevano Hitler e Stalin.
Dietro vi sono poteri forti diabolici, che vogliono distruggere la famiglia, per poter manipolare a proprio piacimento la popolazione.
ATTENZIONE cattolici:
svegliamoci prima che sia troppo tardi.
I figli delle tenebre sono all’opera. Chi non si oppone, diventa connivente e corresponsabile del male che sarà causato da quel decreto.
*Don Carlo Rocchetta*
Responsabile del Centro Familiare Casa della Tenerezza (Perugia)
e docente di teologia presso lo Studio Teologico di Assisi.
XII^ domenica del Tempo Ordinario
XII^ domenica del Tempo Ordinario
20 giugno 2021

NELLA NOSTRA BARCA
Dio è grande: lo descrive il libro di Giobbe e vediamo le sue opere attorno a noi, nella bellezza dell’estate che comincia.
Nel Vangelo l’opera di Dio diventa un’esperienza concreta in Gesù che calma il vento e le onde del lago.
Chi è dunque costui?
Un Dio grande e buono che è venuto a navigare nella nostra barca, per attraversare con noi il mare della vita.
C’è dunque speranza, e la nostra speranza viene dalla sua presenza.
Riconoscendo Gesù presente, rinasce la meraviglia, riprende il coraggio, si apre il cuore all’amicizia e stendono le mani alla collaborazione e alla condivisione.
Ne abbiamo immenso bisogno.
Sabato 19 giugno
viene ordinato sacerdote salesiano a Castello di Godego (TV)
don Giovanni Pojer,
attualmente in servizio a San Giusto.
Domenica 27 giugno
alle ore 10.00
Prima Messa in pineta a San Giusto
di don Giovanni Pojer.
Sabato 26 giugno ore 18.00
Concelebrazione con il Vescovo
per il 50mo di Ordinazione Sacerdotale
di don Alfonso.
Sono invitate anche tutte le coppie che ricordano
date significative del loro
matrimonio o della loro vita familiare.
L’apparente silenzio di Dio
Il vangelo presenta il miracolo della tempesta sedata che, in Marco, da’ inizio a una serie di azioni prodigiose che hanno lo scopo di sottolineare la potenza di Gesù che domina le forze del male nell’uomo e nella natura. Colpisce in questa pagina evangelica il fatto che, nel bel mezzo di una tempesta, Gesù dorme tranquillo nella barca. Questa presentazione di Gesù è immagine e simbolo di un’esperienza che non raramente si prova nella vita: di fronte alla malattia, al dolore, alla sofferenza, ai problemi di ogni giorno, ci sta il «silenzio di Dio», abbiamo quasi l’impressione che Dio dorma, che non ci sia. E’ lo scandalo che sta sempre in agguato nella vita di ogni uomo. Gesù, come per i discepoli, fa appello alla nostra fede: dobbiamo prendere atto che Dio, anche quando sembra dormire, è lì con noi; che, anche se sembra tacere, ha parlato e vuole ancora parlarci. Ogni situazione di male, dolore, prova è sempre ambivalente: è aperta a una straordinaria purificazione e rafforzamento della fede, ma è anche aperta alla disperazione, alla maledizione o all’indifferenza. Il grande comandamento, dopo averci detto di amare Dio con tutto il cuore, ci esorta ad amarci gli uni gli altri. Se la comunità cristiana saprà vivere la propria fede in un clima di amore e sostegno reciproco, le persone che stanno attraversando momenti difficili, anche grazie alla nostra vicinanza, saranno aiutate ad avvertire l’amore di Dio e la sua costante presenza nel cammino della vita. La barca sul mare in tempesta è sempre stata considerata una immagine della chiesa nel mondo, assalita dalle persecuzioni e sconvolta dai dubbi, ma protetta dal suo Signore che può salvarla dai pericoli. La comunità cristiana non è abbandonata a sé stessa e non ha motivo di lasciarsi andare alla poca fede, perché il Signore è sempre al fianco dei suoi e, dietro loro richiesta, li aiuterà a uscire dalle difficoltà. Ai discepoli di ogni tempo e luogo, questo brano evangelico dice che la vita cristiana non è una crociera in un mare piatto e tranquillo, le difficoltà e le burrasche fanno parte della vita e quando sopraggiungono non bisogna avere paura ma confidare nel Signore, e avere la certezza che egli è presente e pronto ad aiutare.
d.G.
Un libro per l’estate: C’è speranza?
In una sorta di dialogo a distanza, il romanziere poeta Davide Mencarelli sull’Osservatore Romano e la giornalista Marina Corradi su Avvenire intervengono sull’ultimo volume di don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, C’è speranza? Il fascino della scoperta (Milano, Editrice Nuovo mondo, 2021, pagine 160, euro 3,80).
Davide Mencarelli: “Vita e morte. Il duello inestirpabile che ci portiamo tutti nel cuore. Questo duello è il culmine del nostro vivere e sentire. Il covid è stato uno spaventoso moltiplicatore. Il terrore di morire e veder morire i propri cari ha strisciato dentro moltissime case, come la depressione montante, anche tra i giovanissimi, oppure il tentativo di far finta che nulla stesse accadendo.” E prosegue: Ma c’è anche chi ha reagito in senso sorprendentemente contrario. Al terrore ha risposto con un desiderio nuovo: ritornare alle questioni profonde dell’esistenza. Partendo dalla domanda fondamentale che investe, o dovrebbe investire, tutti: io chi sono? Allora dove cercare la pienezza? Dove poggiare lo sguardo della nostra attesa? Dobbiamo affidarci all’incalcolabile. All’imprevisto montaliano. Il punto decisivo: Qui entra in scena il Fatto. L’Evento. Abbiamo trovato il messia. Dice Giovanni (1, 41). Perché questo ci chiede la nostra anima. Il Salvatore. E lui è venuto. È nella Storia. Cristo introduce l’avvenimento della salvezza.
Marina Corradi riprende il filo del discorso con due citazioni: Carrón: C’è speranza? «Noi non abbiamo bisogno solo di cure mediche, abbiamo anche bisogno di guardare alla sofferenza e alla morte senza crollare davanti a esse». «Per verificare se la speranza cristiana non delude dobbiamo affrontare quello che la realtà non ci risparmia, nell’incontro e nello scontro con le circostanze, specialmente quelle inevitabili». Ecco la conclusione: Nella paura, si cerca lo sguardo di chi ti è vicino: e se quello è generoso, e in pace, e mostra uno strano coraggio, sorge spontaneo il chiedersi come fa. Così la fede in Cristo si trasmette, in una testimonianza che spesso non ha bisogno di parole. E’ l’amico che ti resta vicino, è il medico che ti guarda come un uomo e non un corpo guasto, è il collega che ti abbraccia nella tua stanchezza. Come fai, chiedi allora, a restare così, in un tale marasma? E’ nei momenti estremi che la speranza in Cristo affiora negli sguardi, in semplici uomini, che però stanno al mondo in un modo diverso, e destano stupore. Chissà quali semi, ora invisibili, germineranno da questo tempo doloroso. Carrón sembra riconoscerli in tante lettere ricevute da amici vicini e lontani. Perché se anche, come speriamo, la vita e il lavoro e la gioia ritorneranno, dopo tanto dolore chissà, se tutto sarà esattamente “come prima”. O se in qualcuno non resterà la memoria di un istante in cui ha avvertito in sé l’aprirsi di una ferita, di una crepa. A noi uomini, le crepe fanno paura. Ma, canta Leonard Cohen, «C’è una crepa in ogni cosa / è così che entra la luce».

XI^ domenica del Tempo Ordinario
XI^ domenica del Tempo Ordinario
13 giugno 2021

IL SEME CHE CRESCE
La potenza del seme può solo essere assecondata.
Il seme piantato su un buon terreno, irrigato e protetto.
Non può essere sostituito da nessuna combinazione artificiale.
Il nostro compito consiste nell’accogliere il seme, cioè la parola di Dio e la sua opera nel mondo.
Ogni giorno possiamo accogliere nuove sementi di vita, attraverso le circostanze che accadono, le persone che incontriamo e tutta la storia
di Dio con noi, che passa attraverso i Vangeli, la vita della Chiesa, la testimonianza dei Santi (S. Antonio, i Santi Patroni, P. Marella…).
Siamo collaboratori dell’opera di Dio, da scoprire e seguire, senza ostacolarla o sostituirla con le nostre invenzioni.
Santi Felice e Fortunato.

viene celebrata la
S. Messa nella parrocchia di Mea
dedicata ai Santi Felice e Fortunato
Sabato 12, alle ore 18
Per questo motivo viene sospesa
la celebrazione della Messa delle 9
di domenica 13 giugno.
Cinquant’anni di sacerdozio
Come si fa a non ricordarli?
Come si fa a non ringraziare?
Per questo vi invito sabato
26 giugno alla Messa delle 18
per ringraziare con me il Signore.
Io vorrei però, in quella circostanza,
ricordare anche alcune date significative
della vostra vita familiare.
Fatemelo sapere.
Il regno di Dio è come un seme
Il vangelo presenta la parabola del seme che cresce da solo e quella del granello di senape. La prima parabola pone l’accento sul contrasto tra l’inerzia del contadino e il misterioso germogliare del seme, così anche il Regno annunciato da Gesù cresce grazie all’azione incessante e misteriosa di Dio. La parabola non è un invito al quietismo o alla pigrizia, ma alla speranza. Se il seme è gettato, il raccolto è garantito. Il regno di Dio non è una realtà da «forzare», come facevano gli zeloti al tempo di Gesù o come sono tentati di fare i malati di attivismo di ogni tempo. Il regno di Dio non è questione di organizzazione e/o di efficienza, ma solo di accoglienza. Nella parabola del granello di senape, il grande arbusto viene fuori dal piccolo seme, cioè negli umili inizi si può già intravedere il Regno di Dio che viene. Con queste parabole Gesù intende rispondere a coloro che aspettandosi un regno glorioso e universale scuotevano il capo dinanzi a un Rabbi sconosciuto di Nazareth, a un pugno di discepoli e gente senza idee chiare che lo seguiva (pubblicani, prostitute, peccatori). È questo il rivolgimento di portata universale? Gesù risponde invitando a guardare il seme che, una volta seminato, cresce fino a produrre frutto nonostante l’inattività del contadino; invita a guardare il granello di senape, piccolo e insignificante, ma nella sua piccolezza dà vita a un grande ortaggio all’ombra del quale gli uccelli possono ripararsi.
Entrambe le parabole sono un invito alla pazienza e all’attesa fiduciosa. All’inizio c’è un grano minuscolo: un giovane falegname pretende di stabilire il regno di Dio, tentativo umanamente votato all’insuccesso ma, a dispetto dei mezzi irrisori e delle tante difficoltà, la comunità da lui fondata (la chiesa) cresce e si sviluppa, e i suoi rami si stendono lontano. Bisogna avere fiducia! Il seme del vangelo deve germogliare e crescere anche in ciascuno di noi, quindi pazienza anche con noi stessi. Non è in un batter d’occhio che possono crescere le virtù cristiane. Ci saranno dei progressi, seguiti talvolta da cedimenti e cadute, ma non bisogna perdersi d’animo. Dio premia sempre la buona volontà: «là dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia» (cfr. Rm 5,20).
d.G.
13 GIUGNO
SANT’ANTONIO DA PADOVA
La Chiesetta che conserva la Piccola Statua di Sant’Antonio da Padova, chiamata per questo “Sant’Antonin da Po”, è oggetto di grande devozione popolare. La manutenzione e l’organizzazione liturgica è curata da un Comitato e da alcuni volontari, insieme ai Sacerdoti della Parrocchia di San Bartolomeo. Da alcune testimonianze orali sappiamo con certezza che una Chiesetta esisteva già a metà del 1800, in un periodo in cui le piene del Po sommergevano facilmente la golena con le piccole abitazioni che stavano sorgendo. La tradizione dice che il Capitello fu costruito sul terreno occupato da una pianta di fico tra le cui foglie fu trovata impigliata la statuetta, forse portata da una piena del fiume. Gli abitanti del luogo raccolsero con devozione la statuetta e la portarono in casa loro. Si dice che per ben tre volte abbiano portato in casa la piccola statua di Sant’Antonio e per tre volte, al mattino, la ritrovassero sul fico. La Comunità decise cosi di costruire un piccolo Capitello in legno, che andò in fiamme più volte, mentre la statuetta rimaneva illesa. Negli ultimi lavori di restauro è emersa, dietro una trave del sottotetto, una scritta graffiata sul cemento: “1919 Zerbini Rinaldo”, una vera e propria voce del passato a confermare come un centinaio di anni fa la struttura fosse già in muratura. Nelle ultime due guerre il Capitello di Sant’Antonin divenne punto di ritrovo di mamme e mogli con figli e mariti in guerra. Le pareti della Chiesetta cominciarono ad arricchirsi man mano di segni di grazie ricevute: stampelle, protesi, e anche collane e anelli d’oro; il tutto fu portato a Padova dal Santo. Nell’alluvione del 1951 l’unica zona risparmiata dall’acqua, fu la golena dove si trova il Capitello. Negli anni ’70, mentre era Parroco don Umberto Pavan, si incominciò a incrementare la processione del 13 giugno e a rendere pubblici alcune atti di pietà attorno al Santo. Nel 1990 si costituì un Comitato formato dai Combattenti e Reduci, presieduto con passione dal Cav. Francesco Zaia, e si iniziò l’opera di restauro e di ampliamento del Capitello. Nel 2018, per iniziativa di Maria Teresa Cellegato, di Giancarlo Mancin e di alcuni volontari si fecero altri interventi che resero l’ambiente esterno e il Capitello più accogliente. Nel 2019 il Capitello è stato svincolato dalla proprietà privata che lo possedeva e, con l’intervento delle persone sopra ricordate, è passato come proprietà della Parrocchia per assicurargli continuità nel tempo. L’appuntamento per la processione del 13 giugno, giorno della festa di Sant’Antonio, è molto sentito e vede la partecipazione del popolo di Porto Viro e di alcuni paesi limitrofi.
Le Autorità Civili assicurano sempre la loro presenza e spesso anche il Vescovo di Chioggia ha partecipato alla festa.
Corpus Domini
Corpus Domini
6 giugno 2021

UN DIO VIVO E PRESENTE
Il cristianesimo è Gesù presente tra noi, segnalato dall’Eucaristia, sacramento della sua Passione, Morte, Risurrezione, a noi donato come cibo e bevanda.
Attorno a questa Presenza del Signore si edifica e cresce la Chiesa: anche la nostra comunità, anche le nostre singole persone.
Quando non guardiamo questo Dio presente e quando non ci avviciniamo a Lui, le nostre comunità si sfaldano e noi rimaniamo soli e perduti.
Adesso che persone, comunità, attività di lavoro e di commercio si ridestano, possiamo ricominciare a vivere ripartendo dall’Eucaristia celebrata insieme e adorata personalmente.
Possiamo riprendere a partecipare alla Messa con familiari e amici.
Possiamo accorgerci che Gesù ci accompagna nella quotidiana impresa della vita.
Venerdì 11 giugno
Festa dei Santi Martiri Felice e Fortunato
patroni della città e della
diocesi di Chioggia

Nel pomeriggio in Cattedrale a Chioggia, alle 18, il Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna, in visita a Pellestrina, terra natale del Beato Olinto Marella, celebrerà la Messa Solenne in onore dei Santi Patroni.
Solennità del Corpo e del
Sangue del Signore

Nella solennità del Corpo e del Sangue
del Signore invitiamo a partecipare
alle 17,00 all’Ora di Adorazione,
in Chiesa S. Bartolomeo
Prese il pane, lo spezzò e lo diede loro
La solennità del Corpus Domini invita il cristiano ad accrescere e approfondire la propria fede nell’Eucaristia, segno al quale Gesù ha legato in modo particolare la sua presenza tra noi. Già l’antico popolo di Dio durante le sue peregrinazioni nel deserto aveva sperimentato più volte la presenza di Dio: la manna, le quaglie, l’acqua scaturita dalla roccia. Come Dio era presente in mezzo all’antico popolo di Israele per aiutarlo e sostenerlo nei momenti difficili, così oggi Gesù è presente in mezzo a noi, e l’Eucaristia il momento nel quale il cristiano percepisce maggiormente la sua presenza. L’Eucaristia è il momento fondamentale di costruzione della Chiesa; è il momento che dà al cristiano le energie necessarie per vivere in modo impegnato la sua fede; è il momento nel quale i cristiani formano comunità e innalzano al Signore la loro preghiera; è il momento nel quale si riconoscono fratelli, figli di uno stesso Padre, in cammino verso la realizzazione piena della loro vita.
Nell’Eucaristia lo stesso Gesù che viene a me, va anche nel fratello che siede accanto a me, e quindi ci lega gli uni agli altri. Chi pretendesse di essere tutto fervore per il Signore dopo aver trattato male il fratello, senza aver chiesto scusa o avere l’intenzione di farlo, somiglia a uno che si leva in punta di piedi per baciare in fronte un amico e non si accorge che nello stesso momento gli sta pestando i piedi con un paio di scarponi chiodati da montagna. Da Cristo che si dona nell’Eucaristia il cristiano riceve l’invito a imitare la sua stessa «vita donata». Vita donata è la vita offerta a Dio nella fedeltà alla sua parola, nell’obbedienza alla sua volontà. Vita donata è la vita aperta a ogni persona che vive in questo mondo: una vita capace di accogliere tutti, una vita che supera le barriere dovute a razza, cultura, religione e, anzi, le trasforma in elementi di arricchimento e di completamento reciproco. Gesù è morto per la salvezza di tutti, è risorto per dare inizio a una nuova umanità. Questo deve essere il frutto di ogni partecipazione all’Eucaristia, affinché ogni cristiano sia – come Cristo – pane spezzato per un mondo nuovo. Facciamo sì che le nostre comunità mediante la partecipazione all’Eucaristia diventino comunità che creano amicizia, comunione, collaborazione, comunità impegnate a vivere con gioia e nella gioia la parola di Gesù.
d.G.
Mea

Sabato 12, alle ore 18, viene celebrata la Messa nella parrocchia di Mea, dedicata ai Santi Felice e Fortunato.
Per questo motivo viene sospesa la celebrazione della Messa delle 9 domenica 13 giugno.
Sant’Antonin da Po

Il giorno 13 giugno la Chiesa celebra la festa di Sant’Antonio da Padova.
Anche noi, seguendo la Tradizione, ricordiamo questo grande Santo, dandoci l’appuntamento presso il capitello dedicato a Sant’Antonin nella golena del Po, con la S.Messa alle ore 20,30.
Essendo domenica, per dare a molti la possibilità di parteciparvi, non ci sarà la Messa in parrocchia alle 18.
Anche quest’anno purtroppo non potremo fare la processione..
Cinquant’anni di sacerdozio

Come si fa a non ricordarli,
come si fa a non ringraziare?
Per questo vi invito
sabato 26 giugno alla Messa delle ore 18
per ringraziare con me il Signore. Io verrei però in quella circostanza ricordare anche alcune date significative della vostra vita familiare.
Fatemelo sapere.
Dopo la Messa ci sarà una bicchierata
per tutti nel cortile dietro la Chiesa.
don Alfonso
La nostra Diocesi oggi, in Cattedrale, alle 18, festeggia il Vescovo Adriano nel 50mo della Sua Ordinazione Sacerdotale.
Santissima Trinità
Santissima Trinità
30 maggio 2021

Segnati dalla Trinità
La Trinità non è un’idea da spiegare, ma un fatto da raccontare. La riconosciamo guardando Gesù, che si manifesta come Figlio del Padre, affinché anche noi diventiamo figli, santificati nello Spirito Santo. La storia di Dio Trinità con noi, inizia con il Battesimo nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo, e prosegue con il segno di croce di ogni giorno e di ogni Messa. Siamo ‘segnati’ dalla Trinità, come figli e fratelli. La Chiesa è raccolta nell’unità del Padre, Figlio, Spirito Santo e viene mandata nel mondo come segno dell’Amore di Dio: una Chiesa che comincia nella nostra persona, nella famiglia, nei rapporti fraterni.
La sagrestia…
Tra i tanti lavori eseguiti nella nostra Chiesa era rimasto indietro il risanamento della sagrestia. In questi giorni verrà posato il nuovo pavimento. Tendiamo la mano per chiedere un aiuto, magari in memoria dei propri morti.
Avendo ricevuto l’Ordinazione sacerdotale nel 1971, lo stesso anno del Vescovo, anch’io, sabato 26 giugno, ricorderò con la celebrazione delle ore 18 il mio 50°. Invito tutti a ringraziare con me il Signore per il grande dono ricevuto cinquant’anni fa e rinnovato ogni giorno, fino ad oggi.
don Alfonso
Fioretto del mese
di maggio

Conclusione del
mese di maggio
Lunedì 31 invitiamo tutti, in particolare
i ragazzi del catechismo con i loro genitori,
ore 20,45 Chiesa San Bartolomeo
Adorazione Eucaristica
vocazionale VicarialeGiovedì 3 giugno,
alle ore 20.30

presso il monastero delle Sorelle Clarisse di Porto Viro la preghiera vicariale di Adorazione Eucaristica vocazionale.
In questa settimana diventa pure una bella possibilità di preparazione alla solennità del Corpus Domini.
Un solo Dio, tre Persone
Oggi ricordiamo il mistero che distingue il cristianesimo da tutte le altre religioni. Il popolo ebraico adorava un solo Dio, i popoli pagani adoravano più divinità, il cristianesimo invece si è fatto portatore nel mondo della fede in «un» Dio in «tre» persone: Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo. Celebrare la festa della Trinità significa prendere atto dell’atteggiamento che essa ha sempre avuto nei confronti dell’uomo. E’ un invito a riflettere sulla storia della salvezza, la storia di un Dio che ama l’uomo e che nonostante le sue ripetute e continue infedeltà non lo abbandona. La storia della salvezza è scandita da questo ritornello: Dio fa la sua proposta, l’uomo la accetta, ma poi si mostra infedele; Dio però non lo abbandona, continua a essergli vicino sempre pronto e disposto a riprendere il dialogo con lui. Questo non è solo il ritmo che ha caratterizzato la vicenda storica del popolo di Israele, è anche il ritmo che scandisce la nostra storia personale. La nostra vita è profondamente legata a questo Dio trinitario. Nessuna persona è radicata in noi come le tre persone divine. Tutta l’esistenza, dalla culla alla tomba, si svolge in dialogo con loro. All’inizio della vita fummo battezzati «nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo», al tramonto di essa partiremo da questo mondo «nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo». Ogni volta che ci segniamo con il «segno della croce», dichiariamo la nostra appartenenza alla Trinità. Celebrare questa festa, quindi, significa celebrare l’amore di Dio per l’uomo, far festa a un Dio che ha intrecciato profondamente la sua vita con l’uomo per prepararlo alla comunione eterna con lui. La Trinità, infatti, è fonte di speranza per il futuro. Il Dio trinitario che ha intessuto una storia d’amore con l’uomo, che ha mandato nel mondo il suo unico Figlio e che continua a essere presente nel mondo con il suo Spirito, ci attende accanto a sé. La Trinità è «l’oceano di pace verso cui sta scorrendo il piccolo ruscello della nostra vita» (Sant’Agostino). L’uomo è fatto per l’incontro con Dio, si tratta di una speranza che non può andare delusa perché fondata sulla parola e sull’amore di Dio (cfr. Rm 5,5).
d.G.
50° Anniversario dell’Ordinazione Sacerdotale
del nostro Vescovo Adriano
Domenica 6 giugno, alle ore 18,
in Cattedrale a Chioggia.

In vicariato vengono sospese tutte le celebrazioni vespertine. Ci sarà un’unica Santa Messa serale, nel nostro vicariato, alle 18.00, a San Bartolomeo di Contarina.
La celebrazione del 50° del nostro Vescovo sarà trasmessa in diretta alle 18.00 da Telechiara (canale 14 della tv digitale).
In questa circostanza la Diocesi desidera esprimere a Mons. Adriano Tessarollo la propria riconoscenza e il proprio affetto. Conoscendo la sua sensibilità, si è pensato di costituire un Fondo a suo nome, collegato alla Fondazione “Servizio della Carità”, indirizzato ad aiutare famiglie in difficoltà.
Si può partecipare tramite erogazione liberale sul conto corrente della Fondazione SERVIZIO DELLA CARITÀ, Rione Duomo 1006, 30015 CHIOGGIA (VE)
(IBAN IT 88 X 08728 20901 000000028442),
specificando nella causale “Fondo Mons. Tessarollo”.
Solennità di Pentecoste
Solennità di Pentecoste
23 maggio 2021

Il vento nuovo dello Spirito
La festa di Pentecoste conclude il tempo pasquale.
L’opera della salvezza è portata a compimento attraverso la passione, morte, risurrezione e ascensione al cielo del Signore Gesù.
La discesa dello Spirito Santo sugli apostoli e Maria segna l’inizio della missione della Chiesa nel mondo.
FONDO “MONS. ADRIANO TESSAROLLO"

In occasione del 50° anniversario della sua ordinazione sacerdotale e del suo 75° compleanno desideriamo esprimere a Mons. Adriano Tessarollo la nostra riconoscenza e il nostro affetto anche con un regalo; ma soprattutto abbiamo pensato di costituire un Fondo a suo nome, collegato alla Fondazione “Servizio della Carità”, indirizzato ad aiutare famiglie in difficoltà. L’iniziativa conta sull’apporto di quanti, siano essi semplici cittadini, enti privati o pubblici, organizzazioni o comitati, ne condividono le finalità e intendono sostenerne economicamente il progetto. Questo potrà avvenire tramite erogazione liberale sul conto corrente della Fondazione SERVIZIO DELLA CARITÀ, Rione Duomo 1006, 30015 CHIOGGIA (VE)
IBAN IT 88 X 08728 20901 000000028442
specificando nella causale “Fondo Mons. Tessarollo”.
Furono pieni di Spirito Santo
La venuta dello Spirito Santo a Pentecoste segna l’inizio del tempo della chiesa. Per l’umanità inizia una storia nuova, rovesciata rispetto alla storia di Babele. A Babele gli uomini non si intendono più, a Pentecoste invece uomini di lingue diverse si incontrano e si intendono. Il compito che lo Spirito affida alla chiesa è di imprimere alla storia umana un movimento di riunificazione attorno a Dio e alla sua Parola. Lo Spirito è la «luce» data al credente per orientare la vita a tutta la verità, per illuminarlo nelle scelte importanti e condurlo a incontrare Cristo. Lo Spirito Santo («Spirito della verità») fa conoscere Dio all’uomo e l’uomo a sé stesso. E’ colui che rende il credente capace di ascoltare il Vangelo, accogliendone anche gli insegnamenti più esigenti e impegnativi. Lo Spirito aiuta ad applicare il vangelo alla storia e al mondo di oggi, aiuta a trovare in esso risposte alle tante domande dell’uomo e del mondo. Spesso rischiamo di guardare alla Bibbia come a un giornale che vale solo per un giorno, oppure la accostiamo come un libro adatto ai tempi e alle persone di duemila anni fa ma che oggi non ha più alcun valore. In realtà la Bibbia ha un valore eterno, contiene verità eterne, contiene le verità che sono via al cielo e che aiutano, giorno dopo giorno, a vivere in pienezza la vita. Grazie allo Spirito, comprendiamo che le parole pronunciate da Gesù duemila anni fa oggi sono rivolte a noi, alla nostra vita, al nostro mondo, perciò possiamo affrontare con fiducia il futuro, certi che il Signore è sempre in azione pronto a dare valore e significato alla nostra vita.
A tutti è capitato qualche volta di osservare questa scena: un’auto è in panne; dentro, l’autista che guida, e dietro una o più persone che spingono faticosamente, cercando di imprimere all’auto la velocità necessaria per partire, ma niente. Ci si ferma, si prende fiato e ci si rimette a spingere. Poi, improvvisamente, il motore si mette in moto, l’auto va, e quelli che spingevano si rialzano sollevati e trionfanti. E’ un’immagine di quanto a volte avviene nella vita cristiana. Si va avanti a forza di spinte, con fatica, senza grandi risultati. E pensare che abbiamo a disposizione un motore potentissimo: lo Spirito Santo, potenza dall’alto, che aspetta solo di essere messo in moto. La festa di Pentecoste ci aiuti a scoprire questo motore e come si fa a metterlo in azione.
d.G.
I FRUTTI DELLO SPIRITO
Il giardino del Risorto
Da molti anni svolgo il servizio di ministro straordinario della Santa Comunione. Le mie mani portano e donano il corpo di Gesù alle persone anziane e ammalate. In questo periodo di pandemia il servizio è limitato nel dispensare il corpo di Gesù solo in chiesa con tutte le accortezze che il protocollo anti-covid richiede. La settimana dopo la Santa Pasqua una signora malata oncologica mi ha contattato perché, essendo appena tornata a casa dopo un lungo ricovero per un lungo e delicato intervento chirurgico, mi chiedeva di ricevere il Signore e se potevo essere disponibile. Valutando con i suoi figli il periodo difficile del covid, le difese immunitarie molto basse della mamma, ma anche il suo grande desiderio di ricevere il corpo del Signore, siamo arrivati alla decisione di svolgere il breve rito nel giardino della loro casa. Nell’incontrarci, abbiamo parlato raccontandoci la nostra vita e come in ogni cosa avvertiamo la presenza del Signore. Terminata la breve chiacchierata è iniziato il rito in profondo silenzio, consapevoli che Gesù era seduto con noi in quel giardino. Quasi sempre, al momento della lettura del vangelo, scelgo il passo dei discepoli di Emmaus. Mi ha sempre colpito moltissimo e, ogni volta leggendo, chiedo al Signore di aprire i miei occhi perché possa riconoscerlo nello spezzare il pane come i discepoli di Emmaus. Alla fine del rito la signora con occhi limpidi e voce forte mi ha detto: “Potrò mai ricambiare questo grande dono che mi hai fatto?” Senza pensarci su, le ho risposto: “Quando il Signore vede che non riusciamo a raggiungere la sua casa, è lui che entra nelle nostre”. Lei commossa mi ha risposto: “Questo mio giardino oggi è diventato il giardino del Risorto”.
G.V.
Fioretto del mese di maggio recita del Rosario
- In Chiesa ogni sera
alle 17,30 - Al Capitello di Sant’Antunin da Po
ogni sera alle 20,30 - Dal lunedì al venerdì
alle ore 20,45 in Chiesa
Solennità dell’Ascensione del Signore
Solennità dell’Ascensione del Signore16 maggio 2020

Il compimento di una vita nuova
Con l’ascensione, Gesù porta a compimento la missione realizzata con l’offerta della vita e la glorificazione nella risurrezione. Egli ritorna al Padre con il suo corpo e la sua storia, che è anche la nostra storia umana. La vicenda e tutta l’opera di Gesù prosegue nella vita della Chiesa, nella nostra vita di cristiani, suoi testimoni. Fin da subito, dopo i Vangeli che raccontano la vita di Gesù, si vivono e si raccontano gli ‘’Atti degli Apostoli’. Il popolo di Dio cammina nella storia vive nel mondo, testimoniando una carità viva e una speranza nuova. Lo sperimentiamo personalmente, e lo vediamo vivere in tante persone e in tante comunità.
Fioretto del
mese di maggio
recita del Rosario
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In Chiesa ogni sera
alle 17,30 -
Al Capitello di Sant’Antunin da Po
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Dal lunedì al venerdì
alle ore 20,45 in Chiesa
Maratona di preghiera
lanciata da Papa Francesco
Trenta Santuari sparsi in tutto il mondo
guidano la preghiera mariana, trasmessa
in diretta alle ore 18 ogni giorno,
per invocare la fine della pandemia.
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www.vaticannews.it
I discepoli partirono
Luca racconta l’ascensione due volte, alla fine del vangelo (24,50-53) e all’inizio del libro degli Atti (1,6-11). L’ascensione è descritta come una partenza, questo però non significa che ora Gesù è assente. Significa solo che sono cambiate le modalità della sua presenza e i modi di incontrarlo: Gesù è presente nella parola degli apostoli, nella comunità radunata, nel servizio ai fratelli. I discepoli che lo hanno visto salire in cielo sanno che Gesù tornerà, con questa certezza devono reinserirsi fra la gente e divenire «sale della terra e luce del mondo» (cfr. Mt 5,13-16).
Il vangelo presenta la finale di Marco. Il mandato missionario che Gesù affida agli apostoli ha un orizzonte universale: in tutto il mondo e a ogni creatura. Il contenuto della predicazione è il vangelo, cioè la buona notizia di Gesù, Cristo e Figlio di Dio, venuto tra noi e ora asceso al cielo e tornato alla gloria del Padre. L’annuncio del vangelo metterà ogni persona di fronte alla decisione di aprirsi o meno alla fede in Gesù, ma chi crederà e sarà battezzato sarà salvato. I discepoli devono essere consapevoli che non tutti saranno disposti ad ascoltare e aprirsi alla fede. Si afferma l’importanza della decisione personale che mette ogni persona davanti a una scelta che determina la salvezza o la condanna. Gesù promette che sarà con i discepoli ogni volta che agiranno nel suo nome. La serie di segni elencati (scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove …) dice la forza della fede nel nome di Gesù e riassume tutta quella serie di prodigi che hanno accompagnato la vita della prima comunità cristiana caratterizzata dall’amore fraterno e dalla fede nella forza del vangelo.
Il compito affidato agli apostoli: partirono e predicarono dappertutto, riguarda tutti i battezzati e nello stesso tempo è anche un invito a non scoraggiarsi difronte alle difficoltà della missione, a imitare la determinazione degli apostoli, perché il Signore assiste la sua Chiesa e agisce in essa. Il cristiano è chiamato a lavorare con fiducia e a tenere fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento (Eb 12,2).
d.G.
Il miracolo della preghiera
“Delle volte chiediamo una grazia ma lo chiediamo così senza voglia, senza combattere: così non si chiedono le cose serie”.
Papa Francesco, in un passaggio a braccio durante l’Udienza Generale di mercoledì 12 maggio, ha raccontato di un miracolo al quale ha assistito quando era arcivescovo di Buenos Aires: la guarigione inspiegabile di una bimba di 9 anni grazie alle preghiere “combattive” del padre.
Al padre i medici avevano detto che la piccola, in ospedale, non avrebbe passato la notte. “‘È una infezione e non possiamo farci nulla’. Quell’uomo forse non andava tutte le domeniche a messa ma aveva una fede grande. Uscì piangendo, lasciò la moglie lì con la bambina nell’ospedale, prese il treno e fece i 70 chilometri di distanza verso la Basilica della Madonna di Lujan, la patrona dell’Argentina, e lì era chiusa già la basilica, erano quasi le 10 di sera… e lui – ha continuato il Pontefice – si aggrappò alle grate della Basilica e tutta la notte pregando la Madonna, combattendo per la salute della figlia: questa non è una fantasia, l’ho visto io, l’ho vissuto io: combattendo, quell’uomo lì. Alla fine, alle 6 del mattino, si aprì la chiesa, entrò a salutare la Madonna e tornò a casa. Tutta la notte in combattimento”.
“Quando arrivò” in ospedale cercò la moglie e non trovandola pensò: “No, la Madonna non può farmi questo… poi – è ancora il racconto di Francesco – la trova sorridente, ‘non so cosa è successo, i medici dicono che è cambiata così e che adesso è guarita’. Quell’uomo lottando con la preghiera ha avuto la grazia della Madonna, la Madonna l’ha ascoltata. E questo l’ho visto io: la preghiera fa dei miracoli”.
“La preghiera fa dei miracoli, perché la preghiera va proprio al centro della tenerezza di Dio, che ci vuole come Padre, e quando non ci fa la grazia, ce ne farà un’altra che poi vedremo con la storia”, ha aggiunto il Pontefice. “La preghiera è un combattimento e il Signore è sempre con noi: se in un momento di cecità non riusciamo a scorgere la sua presenza, ci riusciremo in futuro”, ha concluso.
Dal Monastero delle Clarisse
Nell’attesa dello Spirito anche noi vegliamo con Maria…
celebrando insieme l’Ufficio delle Letture
★ nella solennità dell’Ascensione del Signore sabato 15 maggio alle ore 20,30
★ nella Veglia di Pentecoste sabato 22 maggio alle ore 20,30
VI° Domenica di Pasqua

Come lo sappiamo e lo sperimentiamo?
In Gesù ‘che ha dato la vita per noi suoi amici’.
In Lui scopriamo che l’amore tra Padre, Figlio, Spirito Santo si comunica agli uomini nella creazione e poi nella incarnazione. L’opera della fede è riconoscere Dio che è amore e si esprime nell’amore verso il prossimo: verso il coniuge, come amore intero e fedele; verso parenti e vicini e colleghi. L’amore affettuoso e tenace delle mamme. L’amore che fa vivere una comunità cristiana e l’intera chiesa. Un amore che si apre ad accogliere chi è diverso da noi, come fa Pietro con il pagano Cornelio… Sperimentando che Dio ci ha amati per primo.
Fioretto del mese di Maggio
Recita del Rosario

In Chiesa
ogni sera
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Al Capitello di
Sant’Antunin da Po
ogni sera
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In Chiesa
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Maratona di preghiera
lanciata da Papa Francesco
Trenta Santuari sparsi in tutto il mondo guidano la preghiera mariana,
trasmessa in diretta alle ore 18 ogni giorno, per invocare la fine della pandemia.
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Amatevi come io ho amato voi
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. La caratteristica del vero discepolo di Gesù è quella di lasciarsi amare dal Signore e costruire relazioni fraterne dentro la comunità. L’amore non consiste semplicemente nel dare cose a chi ha bisogno, ma nel fargli sentire l’amore del Signore che vive e opera negli annunciatori del vangelo. La missione si realizza nella testimonianza di una comunità che vive insieme al Signore e in fraternità, e non solo nel predicare un ideale o nell’offrire aiuto. Il modello di amore proposto ai discepoli è l’atto supremo di amore mediante il quale Gesù ha dato la propria vita: Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
Dio è amore, amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi sono la sintesi del messaggio di Gesù. Queste affermazioni del vangelo a forza d’essere sentite e ripetute, forse hanno perso parte della loro forza e hanno subito una certa usura. La parola di Dio di questa domenica invita a riscoprirne il profondo significato. Gesù è venuto tra noi per rivelarci che Dio è amore, che Dio ci ama. La prova suprema di questo amore è il dono che Dio ha fatto del suo Figlio: un amore gratuito e incondizionato. Dio ci ha amati per primo senza alcun merito da parte nostra, ci ha scelti così come siamo, con le nostre debolezze e i nostri peccati. Dio si aspetta da noi una risposta di amore.
Amare Dio significa: «rimanere in lui», restare alla sua presenza, ascoltare e attuare la sua parola. Amare Dio significa cercare ciò che piace a lui. Colui che ama veramente non ha altra preoccupazione se non quella di piacere all’amato, di soddisfare ogni suo desiderio, anzi di prevenirlo in ciò che desidera. Amare Dio significa riversare sugli altri questo amore: Da questo sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri (Gv 13,35). Dio ama tutti, quindi non possiamo dire di amare Dio se non amiamo coloro che egli ama, se ci rifiutiamo di far rifluire sui fratelli l’amore che Dio ha per noi.
d.G.
Si ricomincia….
C’è una parte del mondo che riprende a vivere: scuole aperte, bar con persone ai tavolini, lo scorrimento del passeggio, le visite a parenti e amici, il traffico del lavoro.
La primavera muove le gambe e apre i cuori.
I politici tornano a incontrarsi in presenza.
In altre parti del mondo, drammaticamente si muore. In India bruciano i cadaveri per le strade.
Qui sotto, tra le onde del Mediterraneo, la gente è lasciata morire.
Che mondo strano.
La colomba della speranza, lanciata fuori dall’arca come Noè, vola alta.
E qualche volta vola vicina a rincuorarci.
Il mese di Maggio apre discretamente le porte delle chiese alla sera, e raduna la gente nei campielli.
Una maratona di preghiera per far cessare la pandemia, poteva pensarla solo papa Francesco.
Ci convoca nelle chiese, presso i capitelli, in casa, in macchina. Da soli e insieme.
Il Rosario è facile per tutti. Ce n’è per sani e malati, vecchi e giovani, buoni e cattivi.
Perché tutti vivono di speranza.
Dedichiamo questo numero di Nuova Scintilla alle mamme.
A una in particolare, di nome Maria, Madre di Gesù.
A tutte le mamme.
C’è bisogno di maternità. Bisogno di figli. Bisogno di vita.
Buon mese di Maggio.
Don Angelo Busetto
Sostituto del Direttore di Nuova Scintilla
La catechesi
che svolgeremo in questo periodo con i ragazzi e i genitori presenti seguirà questo percorso:
“La fede e le sue immagini”
LO SPIRITO SANTO
Al sabato alle ore 14,30 in Chiesa
V° Domenica di Pasqua

V° Domenica di Pasqua
CHE COS’E’
IL CRISTIANESIMO
Che cos’è il cristianesimo? Cosa vuol dire vivere da cristiani? Gesù lo dice con una immagine semplice e luminosa, quella della vite. Il cristianesimo è stare attaccati a Lui come i tralci alla vite. Come rimanere ‘concretamente’ e non solo con l’intenzione e con il cuore? La grazia della sua amicizia diventa concreta nella Chiesa, come accade per Paolo che, avendo incontrato il Signore e proprio per questo, è andato a cercare gli altri discepoli. Così si porta frutto, come Paolo, come tanti missionari, come tanti cristiani. Così si realizza il comandamento della fede: credere nel Figlio di Dio; e il comandamento della carità: amarci gli uni gli altri.
Fioretto del mese di Maggio
Recita del Rosario

In Chiesa
ogni sera
alle 17,30
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Sant’Antunin da Po
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Maratona di preghiera
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Trenta Santuari sparsi in tutto il mondo guidano la preghiera mariana,
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Per connettersi:
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Io sono la vite, voi i tralci
Nel vangelo di oggi Gesù, utilizzando l’immagine della «vite e dei tralci», esorta a rimanere uniti a lui, perché solo così si porterà frutto. Il tralcio per dare uva più bella e gustosa è sottoposto a potatura, cosa che impedisce lo spreco della linfa vitale. Anche la vita cristiana ha queste esigenze, perché senza spirito di rinuncia, senza prova, essa non può che indebolirsi e languire: Ogni tralcio che in me non porta frutto, (il Padre) lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Questa promessa di un frutto più ricco deve aiutare ad accettare la volontà di Dio, anche quando a lui piacerà tagliare proprio nel vivo della nostra carne e del nostro cuore.
Io sono la vite, voi i tralci, con queste parole Gesù esplicita il rapporto vitale che lo lega a ciascuno di noi: se vogliamo portare frutto dobbiamo rimanere strettamente uniti a lui come i tralci alla vite. La fecondità della nostra vita cristiana dipende da questa unione con lui. Senza di me non potete far nulla, cioè nulla di ciò che dà veramente significato alla vita, perché solo Gesù è la vera sorgente della vita ed è inutile cercarla altrove. Il tralcio tagliato dalla vite si secca, a null’altro serve se non a essere gettato nel fuoco. Così è per il cristiano: non può vivere la sua fede e produrre frutto se non restando unito a Cristo. Così, vivendo per lui con lui e in lui, il discepolo è posto nella condizione di produrre quei frutti evangelici che si chiamano pazienza, perdono, misericordia, amore del prossimo.
Il «rimanere» in Gesù si esprime nell’ascolto e nella messa in pratica delle sue parole che sono la linfa che passa dal tronco della vite ai tralci e fa nascere il frutto. Le sue parole sono vive e portatrici di vita. «Rimanere» in Gesù vuol dire lasciare agire dentro di sé le sue parole, perché queste hanno il potere di plasmare un modo di pensare e sentire la vita secondo il disegno di Dio. Se i discepoli si manterranno fedeli e uniti a Gesù ascoltando la sua parola porteranno frutti abbondanti e renderanno gloria al Padre.
d.G.

San Giuseppe, un padre che lavora
Lavorare perché?
Un viaggiatore passò vicino a una cava di pietra e vide tre uomini che lavoravano.
Egli indagò in merito alla loro attività.
“Sto tagliando le pietre” rispose il primo.
“Guadagno tre pezzi d’oro al giorno” disse il secondo.
Il terzo sorrise e disse: “Presto la mia opera alla edificazione di una Cattedrale, casa di Dio…”
Sposi novelli… sotto San Giuseppe
Sabato 10 aprile, nonostante tutto, abbiamo scelto di sposarci. I giorni prima tante sono state le persone che ci sono state vicine con la preghiera. In particolare, un caro amico ci ha mostrato che custodiva il nostro invito sotto una statuetta di San Giuseppe dormiente affidando il nostro matrimonio e le nostre vite a lui. É stato per noi un gesto di grande tenerezza e amore. Abbiamo così scoperto che anche Papa Francesco ha l’abitudine di infilare sotto la statuetta del santo addormentato biglietti che contengono problemi, richieste di grazie, preghiere. É come se invitasse San Giuseppe a “dormirci su”, e magari mettere una buona parola davanti a Dio per risolvere situazioni difficili, ritrovando così il suo ruolo di padre misericordioso e proteso verso coloro che ama. Ora non ci resta che tornare al lavoro, a scuola – siamo entrambi insegnanti – con il cuore carico della gioia vissuta in questi giorni. La nostra vocazione di insegnanti la vogliamo vivere con tutto noi stessi puntando ad essere educatori. Desideriamo quindi affidare la nostra nuova famiglia a San Giuseppe che, in quanto sposo di Maria e padre di Gesù, ha il ruolo di custode delle famiglie.
Mattia e Lucia
La catechesi
che svolgeremo in questo periodo con i ragazzi e i genitori presenti, seguirà questo percorso:
“La fede e le sue immagini”
LO SPIRITO SANTO
Al sabato alle ore 14,30 in Chiesa