IV° Domenica di Pasqua - 25 aprile 2021
IV^ Domenica di Pasqua
25.04.2021
IL PASTORE
E I CHIAMATI
Il tempo di Pasqua ci consegna la presenza viva del Signore Gesù, che per noi ha dato la vita ed è risorto.
Egli ci accompagna come un buon pastore fa con le sue pecore.
Ci conosce uno ad uno: figli amati e protetti, noi e anche ‘altre pecore’.
La presenza e l’amore di Gesù diventano concreti e toccano la nostra vita attraverso la Chiesa.
Quanti pastori ci donano la fede e ci accompagnano?
Quanti fratelli sono testimoni di fede e di carità, e sostengono la nostra speranza?
Non siamo un gregge sparso e disperso.
Siamo una comunità, un popolo.
Rinnoviamo la nostra fiducia in Gesù e nei pastori che egli ci dona; ritroviamo la gioia di essere una comunità accompagnata dal Buon Pastore, pietre vive di una grande casa, piantati sulla pietra fondamentale che è Gesù.
Domenica 25 aprile
76° anniversario della fine
della seconda guerra mondiale
Programma:
Ore 10,15 Ritrovo in Piazza Matteotti
Ore 10,30 Celebrazione della Messa nella Chiesa Parrocchiale
Ore 11,30 posa delle due corone ai due monumenti.
“La fede e le sue immagini”
LO SPIRITO SANTO
La catechesi
che svolgeremo in questo periodo
con i ragazzi e i genitori presenti,
seguirà questo percorso:
“La colomba”
Segno di comunicazione
“L’acqua”
Segno di vita perenne
“L’olio”
Segno di ristoro
“Il fuoco”
Segno di carità
Al sabato ore 15 in Chiesa
Gesù buon pastore
Gesù presenta se stesso come il “buon pastore”. Si avverte nel vangelo di oggi il linguaggio del profeta Ezechiele che esprime un severo giudizio di Dio nei confronti dei pastori d’Israele che invece di prendersi cura del gregge curavano i loro affari. Il profeta annuncia che il Signore stesso si prenderà cura del suo popolo: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna … le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse (Ez 34,11-12). La promessa fatta da Ezechiele si realizza nella persona di Gesù.
Gesù è il «buon pastore» perché conosce le sue pecore ed è disposto a «dare la vita» per loro. Viene così sottolineato il legame profondo che esiste tra Gesù e i discepoli. Lo scopo di questa conoscenza è portare i discepoli alla comunione tra loro, comunione che si fonda nella comunione con Gesù e il Padre. Gesù inoltre non è venuto solo per Israele, egli si preoccupa anche delle pecore disperse, cioè di tutti i figli di Dio oltre i confini di Israele. Anch’essi sono chiamati alla comunione che esiste tra Gesù e il Padre, in modo da essere riconciliati e ricomposti in un solo gregge sotto la guida di un solo pastore.
Tutta la vita di Gesù (predicazione, miracoli, dono della vita sulla croce) testimonia che è il «buon pastore» promesso da Dio. La misericordia che ha mostrato nelle varie situazioni umane nelle quali è venuto a trovarsi manifesta il suo desiderio di donare la salvezza a tutti. Come il pastore non abbandona il gregge, ma lo difende e conduce a ricchi pascoli e sorgenti di acqua pura, così Gesù è sempre presente nella nostra vita: lo è per mezzo della Chiesa e dei suoi pastori, lo è nell’Eucaristia, lo è per mezzo del suo Spirito. Come il pastore conosce le sue pecore, così anche Gesù conosce ciascuno di noi, le nostre difficoltà, le nostre preoccupazioni e miserie. Nonostante le nostre infedeltà egli continua a posare il suo sguardo su di noi, e questo è motivo di fiducia e serenità. Come il pastore ha cura delle pecore, porta in spalla la ferita e cerca quella smarrita, così non c’è uomo al mondo, qualunque sia la sua condizione, e per quanto miserabile possa essere, che non sia amato da Gesù, e che Gesù non voglia far entrare nella sua amicizia.
d.G.
Prete perché?
Quando vedo giungere sulle rive della laguna gli amici preti anziani che lasciano le parrocchie della campagna e dei fiumi per diventare ospiti del Seminario, mi domando quanto laboriosa e fruttuosa sia stata la loro vita. E quando vedo il piccolo drappello di giovanetti seduti a tavola nella sala degli ospiti del Seminario, in occasione di una loro breve convivenza tra queste mura, mi domando quale futuro hanno in mente e quanto possano essere attratti da una vita come quella dei sacerdoti che incontrano. E’ un tiro lungo, che mira lontano, quello della vocazione sacerdotale. L’attrattiva che sorge nel cuore di un giovane si protende su un orizzonte più grande delle nostre campagne e delle nostre lagune. Me ne accorgo anche ragionando con due genitori. Il figlio, ormai laureato, è partito nel settembre scorso per l’avventura del Seminario in una Fraternità missionaria. Tra le restrizioni della pandemia e l’ordinamento del tempo di formazione, non è mai rientrato a casa. “Lo sentiamo sereno”, dice il papà riferendosi alle sue telefonate.
L’ambiente in cui vive, pianta le radici in una densa vita comunitaria e nello stesso tempo si allarga alle dimensioni del mondo attraverso una fitta corrispondenza parlata e visiva con le comunità sparse in vari continenti. Si diventa preti non solo imparando la teologia e facendo esercizio sui metodi pastorali. Un prete non è solo una persona abile e accogliente. C’è qualcosa in lui che supera l’ordinaria misura. Tant’è vero che sempre sbuca la domanda: ‘Perché? Perché ti sei fatto prete?’.
Si intravvede uno spazio inesplorato, un ‘mistero’ più profondo di quello che definisce ogni uomo e ogni donna, non indagabile con i normali percorsi psicologici sull’origine, la storia, gli incontri, il carattere, le inclinazioni… Un prete rimanda oltre se stesso. Potrà raccontarti fatti e persone che lo hanno risvegliato e lo accompagnano nel suo cammino. Ma come potrà dirti il fascino di Cristo, quell’attrattiva che lo ha preso e incantato ragazzo, giovane, persona matura? Il prete si riconosce negli episodi del Vangelo: i primi due discepoli al fiume Giordano, i pescatori sulla riva del lago, l’uomo indaffarato al banco dei tributi, e forse anche il giovane ricco che dice no e va via triste. Come narrarti il germoglio della vocazione, il battito del cuore, la battaglia per il primo sì, l’esplosione dell’entusiasmo, la fatica e la gioia della fedeltà? E poi, l’incontro con la comunità, la sorpresa della responsabilità, il dramma della paternità? ‘Quel Gesù’ ancora attrae. Chi può commentare la partita che Dio continua a giocare con te? Quando è Lui a vincere, anche la tua vita sale in cima alla classifica.
don Angelo
L’angolo dell’ Amministrazione
In occasione della Pasqua sono ritornate in parrocchia 93 buste con la somma di 1.620 euro. Grazie!!
III^ Domenica di Pasqua - 18/04/2021
GESU’ RISORTO, UN AVVENIMENTO
CHE CI INCONTRA E CI SALVAIII^ Domenica di Pasqua - 18 aprile 2021
Anche nel Vangelo di questa domenica Gesù si presenta agli apostoli nella concretezza della sua umanità risorta, mostrando le mani e i piedi trafitti, e mangiando con loro. La nostra fede nella risurrezione è piena di ragioni, e trova conferma nel vedere, toccare, mangiare.
Non rincorriamo un mito, ma riconosciamo un fatto accaduto e una presenza che continua tra noi. Le tre letture della Messa dicono in modo diverso come Cristo risorto si presenta a noi liberandoci dal male. Gesù ci salva dal profondo del nostro cuore e ci lancia come suoi testimoni nel mondo.
Gesù spiega le Scritture
La prima parte del vangelo di questa domenica narra l’apparizione di Gesù risorto agli apostoli riuniti insieme. Essi di fronte a Gesù passano per sentimenti opposti: dapprima pensano di vedere un fantasma e sono sconvolti pieni di paura, poi si stupiscono e Gesù per superare la loro incredulità, li invita a toccare e guardare i segni della passione, come fece con Tommaso. I particolari ai quali l’evangelista accenna («guardare, toccare, mangiare») sono una risposta alle difficoltà e perplessità suscitate negli ascoltatori dall’annuncio della risurrezione di Gesù fatto dai discepoli. Il Cristo risorto non era un fantasma, ma il Gesù che i discepoli avevano conosciuto e con il quale avevano camminato per le strade della Palestina.
Nella seconda parte, l’accento cade sul compimento delle Scritture e sulla missione dei discepoli. Gesù, con pazienza e chiarezza, svela ai discepoli il senso di ciò che hanno vissuto e in quale esperienza straordinaria sono stati coinvolti. Eʼ una vera «catechesi», un completamento della sua opera, in modo che i discepoli, chiamati ad annunciare «il Vangelo», siano pienamente consapevoli del piano di salvezza di Dio nel mondo. A loro è affidata la missione di partire per le strade del mondo: dalla stanza dell’amicizia ritrovata agli orizzonti mondiali di tutta l’umanità chiamata a questa comunione mediante la conversione e il perdono. Le parole di Gesù continuano a risuonare anche oggi, si tratta di parole che hanno segnato l’amicizia tra Gesù e i discepoli, parole così forti e vere che hanno cambiato la loro vita e che sono rimaste nella loro memoria perché fossero consegnate alle generazioni future. Queste parole sono capaci di realizzare comunione e amicizia profonda con Gesù, il vero e unico maestro di vita.
Ogni discepolo di Gesù deve sentire in forma personale il compito di completare la missione che Gesù ha affidato agli apostoli. La Pasqua di Gesù rimane vana se non c’è chi la renda operante con la parola e la testimonianza della vita.
d.G.
“Dio si è servito di me”:
parla la suora che ha fermato l’esercito in Myanmar
Suor Ann Rose Nu Tawng,
la suora che ha fermato l’esercito in Myanmar, crede «che Dio si sia servito di me. Lo Spirito Santo mi ha dato la forza di affrontare da sola i militari armati».
Due volte davanti ai carro armati
In un’intervista esclusiva al settimanale Famiglia Cristiana, Suor Ann Rose, 44 anni, spiega cosa è accaduto quello storico giorno: il 28 febbraio 2021. Si era nel cuore delle proteste nel suo Paese, il Myanmar. Stavano morendo tanti giovani negli scontri con l’esercito. Così disarmata, la suora si è inginocchiata due volte di fronte ai militari schierati nel centro della sua città, Myitkyina, nel Nord del Myanmar. «Uccidete me, non la gente!», l’ha ripetuto più volte, tra le lacrime.
L’8 marzo la scena si è ripetuta: “sorella coraggio” ha di nuovo affrontato disarmata i poliziotti. La prima volta, nonostante due sassi che l’hanno colpita al petto, la sua mediazione ha avuto successo, la seconda no: due persone hanno perso la vita.
“Non vogliamo che riaccada di nuovo”
Suor Ann Rose, che lavora come infermiera nella clinica diocesana di Myitkyna in Myanmar, e fa parte della Congregazione di San Francesco Saverio, è diventata l’icona delle proteste in Myanmar.
«Da quando la Giunta militare ha preso il potere, nel 1962 – spiega suor Ann Rose – il nostro Paese ha fatto molti passi indietro dal punto di vista sociale, educativo ed economico,
La suora e il Papa
In Myanmar sono state molto apprezzate le parole di Papa Francesco pronunciate il 17 marzo. «Anch’io mi inginocchio sulle strade del Myanmar e dico: cessi la violenza».
CATECHISMO
Sabato 17 aprile
abbiamo ripreso il catechismo
per i ragazzi,
alle ore 15 in chiesa,
con le modalità che abbiamo
tenuto durante la Quaresima
La catechesi
che svolgeremo in questo periodo
con i ragazzi e i genitori presenti,
seguirà questo percorso:
“La fede e le sue immagini”
LO SPIRITO SANTO
“La colomba”
Segno di comunicazione
“L’acqua”
Segno di vita perenne
“L’olio”
Segno di ristoro
“Il fuoco”
Segno di carità
Domenica 25 aprile
76° anniversario
della fine della seconda guerra mondiale
Programma:
Ore 10,15 Ritrovo in Piazza Matteotti
Ore 10,30 Celebrazione della Messa nella Chiesa Parrocchiale di Contarina.
Ore 11,30 posa delle due corone
ai due monumenti, con un
numero ristretto di persone.
Centro ascolto
Centro di Ascolto S. Giovanni Paolo II°
Il Centro di Ascolto Caritas è il luogo privilegiato dove la comunità cristiana intesse relazioni
con le persone in difficoltà, affiancandole nella ricerca della loro dignità e della loro autonomia.
Il servizio è gratuito
Cosa offre il CENTRO DI ASCOLTO
Collegamento fra le richieste e i servizi e le risorse presenti sul territorio
Spazio di ascolto e di dialogo rivolto a persone e famiglie che vivono situazioni di disagio e di difficoltà
Aiuto concreto, ove possibile, nelle situazioni di emergenza
Accompagnamento delle persone nella ricerca di soluzioni ai propri problemi
L’accoglienza avviene ogni giovedì
dalle ore 9,30 alle 11,30
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1° giovedì del mese presso la parrocchia di Scalon
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2° giovedì del mese presso la parrocchia di San Bartolomeo Apostolo
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3° giovedì del mese presso la parrocchia di Donada
-
4° giovedì del mese presso la parrocchia di Fornaci o presso la parrocchia di Taglio di Donada (alternati)
Per informazioni telefonare al numero:
339 2460614
o scrivere a
cda.portoviro@gmail.com
Domenica della Divina Misericordia - 11 aprile 2021
Domenica della Divina Misericordia
11 aprile 2021
LA GRAZIA DI UN INCONTRO
LA GRAZIA DELLA MISERICORDIA
Un incontro reale, una presenza viva: Gesù risorto davanti agli apostoli. Il saluto di pace, il dono dello Spirito Santo, la missione della misericordia. La grazia della vita nuova della Pasqua potrà raggiungere ogni persona al mondo, risanare il cuore, rilanciare la vita. Gesù esercita la sua misericordia verso gli apostoli, che pure lo avevano abbandonato. Fa un nuovo gesto di misericordia ripresentandosi otto giorni dopo a Tommaso.
Per noi, qual è il cammino della fede? Che cosa dobbiamo fare per credere?
Come Tommaso, abbiamo davanti i testimoni, persone rinnovate dall’incontro con Cristo. Accogliendo la loro testimonianza, i nostri occhi si aprono a vedere Gesù risorto.
Domenica della Divina Misericordia
L’origine della “festa della Divina Misericordia” si colloca nel contesto dell’esperienza mistica di Suor Faustina Kowalska: ella annota nel suo diario che Cristo la invitò a istituire questa festa a Plock in Polonia nel 1931, indicandole anche il momento preciso durante l’anno liturgico, cioè la Seconda Domenica di Pasqua. Questo perché esiste un profondo legame fra il mistero pasquale della Redenzione e la festa della Misericordia: “Le anime periscono, nonostante la mia dolorosa passione… se non adoreranno la mia misericordia, periranno per sempre”.
L’angolo dell’amministrazione
In occasione della Pasqua sono ritornate in parrocchia 93 buste con la somma di 1.620 euro. Grazie!!
Mio Signore e mio Dio!
Il vangelo riporta le prime due apparizioni del Risorto ai discepoli. L’apostolo Tommaso non è presente quando Gesù appare la prima volta la sera del giorno di Pasqua e si chiude nell’incredulità. L’intenzione che l’evangelista persegue con questo episodio è chiara: far capire al lettore che bisogna credere in Gesù anche senza avere la fortuna di vederlo, credere nella sua presenza invisibile ma reale nella vita della Chiesa, credere nell’azione che egli continua a esercitare attraverso i sacramenti. Otto giorni dopo Gesù riappare nuovamente e mostra di conoscere le pretese di Tommaso. L’apostolo incredulo non può far altro che arrendersi all’evidenza dei fatti e confessare la sua fede in Gesù: Mio Signore e mio Dio!
Gesù accetta la confessione di fede di Tommaso ma non si esime dal rimproverarlo, si tratta tuttavia di un rimprovero che è in vista della beatitudine successiva: Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto! Con questa beatitudine Gesù volge lo sguardo ai cristiani del futuro a coloro che, pur non avendo avuto la fortuna di Tommaso, credono in Lui. La beatitudine afferma che chi non ha avuto la possibilità di «vedere» Gesù fisicamente non è meno fortunato di chi questa possibilità ha avuto. Oggi questa beatitudine è rivolta a ciascuno di noi, e ci ricorda che la fede non nasce dagli occhi ma dal cuore. Ciò che gli occhi non vedono può essere percepito da un cuore che è aperto all’amore di Dio. La vera fede nasce dal profondo di noi stessi, dalla disponibilità a lasciarsi illuminare dai «segni» che sono stati scritti nel Vangelo affinché, credendo in Gesù, abbiamo la vita nel suo nome.
Nei versetti conclusivi, il discepolo amato chiarisce la finalità che si è proposto nel raccontare la storia di Gesù: suscitare la fede in Gesù come «Cristo» e «Figlio di Dio», in modo che l’uomo, credendo, abbia la vita nel suo nome. L’evangelista è un testimone che desidera convincere a partire da «segni», che chiedono però di essere interpretati. Noi, lettori di oggi, siamo rimandati alla responsabilità e fatica di accogliere e lasciar parlare questi «segni», perché ci guidino alla fede e alla conoscenza concreta e vitale del Signore Gesù.
d.G.
VEGLIA PASQUALE
Lumen Cristi. Deo Gratias.
Nel buio denso della chiesa ilo Cero pasquale attraversa la navata. Ed è vero, è proprio vero, quel monito trito e ritrito, scopiazzato nelle canzoni e fin dentro i cioccolatini: solo quando ci manca qualcosa ci accorgiamo davvero del suo valore. Perché, proprio mentre il cero avanza, la mente e lo spirito tornano, portati a mano dal fantasma delle pasque passate, all’infanzia. In quella stessa navata tetra riempita dai canti solenni del coro, che un po’ ci faceva paura. Torna a quei piccoli lumicini che con la nuova fiammella fugace ci facevano compagnia, distribuiti dai chierichetti emozionati alla folla accalcata. E giocavamo con la cera, colata sulle panche antiche o plasmata in piccole palline che giravamo tra le dita. E’ ancora qui quella sensazione, scolpita dalla liturgia nei meandri reconditi dell’ippocampo. E infondo mi dico, mentre il Cero solitario oggi sta giungendo sull’altare e sono grande in questa nuova Pasqua 2021, tra pandemia e malessere: occorre che mi lasci davvero plasmare da Cristo, che lasci che Lui giochi con le mie lamentele, che appallottoli il mio peccato e rinnovi quel lumicino un poco spento che è la mia vita.
g.v.
Domenica di PASQUA
Domenica di Pasqua
GESU' RISORTO, PRINCIPIO DI VITA NUOVA
La risurrezione di Gesù è un fatto accaduto alla nostra storia umana, un fatto da riconoscere. Chi è partito dal sepolcro vuoto, chi è stato incontrato dal Signore risorto, ha iniziato un nuovo modo di vivere, e l’ha comunicato con l’annuncio, la vita, le opere, a tutto il mondo. La Pasqua è un nuovo principio per la vita di ogni persona: dentro la storia dell’umanità questo fatto nuovo è sorgente di speranza, di vita, di energia, di dignità di ogni uomo e ogni donna, di un nuovo modo di stare al mondo, di vivere la salute e la malattia, la vita e la morte, la famiglia e il lavoro, l’amore e la carità. Ogni giorno domandiamo di vivere come “figli della risurrezione”, facendoci “edificare” da tutti coloro che portano nel volto, nella vita, nelle opere, la luce della Pasqua.
L'angolo dell'Amministrazione
Il Giovedì Santo, di fronte allo stile dettato da Gesù, quello di lavare i piedi ai suoi apostoli, lo stile della carità, ci siamo detti che la carità non è un optional della vita cristiana, ma il cuore.
Desideriamo ringraziare tutte le persone che ci mostrano questo cuore nel sostenere le opere di carità della nostra comunità.
Martedì 30 Marzo
abbiamo vissuto nella nostra Comunità un momento di grazia. Alle 19 abbiamo concluso l’adorazione eucaristica delle Quarantore celebrando il Sacramento della Confessione con l’assoluzione pubblica; al termine l’esecuzione dello STABAT MATER di G.B. Pergolesi ci ha introdotto in modo straordinario nella Settimana Santa. Ci ha colpito la partecipazione seria e convinta di molte persone a tutto il gesto. La bellezza del gesto stesso che ha coinvolto la nostra fede nell’Eucarestia e la dolce esperienza del perdono, fino allo stupore dell’arte che è diventato ascolto e preghiera attraverso il canto. Un grazie a Paolo Sottovia per l’accompagnamento artistico dell’organo, al soprano Giovanna Manzato e al Mezzosoprano Elisabetta Fantinati che ci hanno fatto dono della loro voce e della loro fede.
La risurrezione di Gesù, cuore del cristianesimo
Dopo due millenni di cristianesimo ci troviamo ancora stupefatti e un po’ increduli dinanzi a una tomba vuota e ci chiediamo cosa significa la risurrezione di Gesù. Da questo stupore e dalla risposta a questa domanda dipende la nostra fede e il nostro essere cristiani. La Chiesa ha vissuto e si è radicata nel mondo giudaico e pagano per alcune generazioni prima di avere a disposizione i quattro libretti che raccolgono la predicazione dei testimoni di Gesù. La Chiesa non aveva i vangeli, aveva però “il Vangelo”, cioè la buona notizia da annunciare al mondo in esclusiva: un uomo come noi aveva travolto le barriere della morte ed era tornato alla vita in una condizione che non era più la nostra, altrimenti sarebbe morto un’altra volta e la sua risurrezione non avrebbe significato nulla.
Per il cristiano credere in Cristo risorto implica non solo l’accettazione di un fatto del passato (Cristo è risorto!) e di un avvenimento futuro (anche noi risorgeremo!), la risurrezione di Gesù riguarda il presente. Non si tratta solo di credere a un supermiracolo che rende ragionevole la fede e fa aderire a una serie di verità e dogmi della Chiesa. Questo atteggiamento passivo è insufficiente, non è questa la fede che salva. La fede che salva è quella che coinvolge tutta la persona nella vicenda di Gesù, quella che testimonia che anche in noi va morendo e risorgendo qualcosa: noi sappiamo di essere passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte (1Gv 3,14). A ogni cristiano il compito di testimoniare questa fede che opera mediante la carità (= amore) (Gal 5,6), una carità con la quale non si è mai “a posto”. Una carità che chiede di inventare modi sempre nuovi per tradursi in gesti concreti e non alienarsi in astrazioni, una carità che è dono di sé, come lo è stato Gesù.
L’evangelista Luca, nel racconto dei discepoli di Emmaus (24,13-35), indica come avviene concretamente oggi l’incontro con Cristo Risorto: nella parola di Dio, nel fratello che cammina al nostro fianco, nello «spezzare il pane». Oggi Gesù risorto cammina con noi, opera in noi e per noi con potere immenso, ed è presente e vivo dove la vita trionfa sulla morte, il perdono vince l’offesa, l’amore vince l’odio, … e il luogo privilegiato della sua presenza è la comunità cristiana, la Chiesa.
Patris Corde
con cuore di padre
Papa Francesco ha dedicato quest’anno a San Giuseppe, per ricordare i 150 anni della dichiarazione di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa universale.
Per ricordare questo avvenimento abbiamo riprodotto l’artistica statua di San Giuseppe che si trova nella nostra Chiesa, perché entri nelle nostre case e benedica le famiglie che vi abitano.
A lui rivolgiamo la nostra preghiera:
Salve, custode del Redentore, e sposo della Vergine Maria. A te Dio affidò il suo Figlio; in te Maria ripose la sua fiducia; con te Cristo diventò uomo.
O Beato Giuseppe, mostrati padre anche per noi, e guidaci nel cammino della vita. Ottienici grazia, misericordia e coraggio, e difendici da ogni male. Amen