XXVI^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
XXVI^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
29 settembre 2024
RIPARTIRE DAL BENE
Viviamo in un mondo ricco di doni e di promessa. L’altro è un bene; gli altri sono un bene, anche nella loro diversità. Spalanchiamo sguardo e cuore a riconoscerlo. Gesù ci sospinge e valorizzare il bene dovunque si trova! In questo modo, arriviamo apprezzare di più il dono della fede cristiana, con la grandezza della sua presenza e l’abbondanza delle sue opere. Smettiamo di sbandierare il male come fosse bene, e impariamo a ‘tagliare’ quello che è dannoso alla mente e al cuore, in noi e negli altri. Ricominciamo ogni giorno dagli spunti di bene che riscontriamo attorno a noi.
Convocazione Consigli Pastorali Parrocchiali di Porto Viro
Il nostro Vescovo,
in occasione dell’inizio della Comunità Sinodale di Porto Viro,
ha convocato
TUTTI I CONSIGLI PASTORALI DELLA CITTA’
il giorno 2 OTTOBRE ALLE ORE 20.45
presso le nostre Opere Parrocchiali!
Fissiamo tale data come momento fondamentale per la nostra storia
ecclesiale e cerchiamo di non mancare!!
Domenica 20 ottobre
Il Centro Culturale “LUmana Avventura
organizza
UN PELLEGRINAGGIO A MILANO
sulla tomba di Don Luigi Giussani
Per iscrizioni: Elena 3452274780
FESTA DELLA PATRONA
“SANTA MARIA MADRE DELLA CHIESA”
In preparazione:
Domenica 29 settembre:
PELLEGRINAGGIO ALLA
MADONNA DI MONTE BERICO
Martedì’ 8 ottobre
Incontro con
DON MARCO POZZA
Presso la Sala Eracle, ore 20,45
“CON LO SGUARDO
RIVOLTO A MARIA”
Venerdì 11 ottobre
Chiesa di Scalon ore 18,30
CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA
presieduta da
Mons. Giampaolo Dianin
Percorso di formazione
per catechisti
Centro Pastorale
“S. Bartolomeo”
dalle ore 18 alle ore 20
30 settembre 2024
Arte e annuncio del Vangelo
21 ottobre 2024
Laboratorio:
Dall’antica alla
Nuova Alleanza “La Pasqua”
27 ottobre 2024
Mandato ai Catechisti ore 15,30
Madonna della Navicella
Domenica 6 ottobre
alle ore 15,30
in cattedrale, nel contesto
di una celebrazione della Parola,
il Vescovo aprirà il nuovo anno
pastorale presentando la sua
lettera pastorale.
Chi non è contro di noi è per noi
L’apostolo Giovanni giudica intollerabile che uno sconosciuto, estraneo al gruppo dei discepoli, cacci i demoni nel nome di Gesù. Il Maestro però respinge questo spirito di gelosia: Non glielo proibite … chi non è contro di noi è per noi, e gli fa capire che la potenza del suo nome è al di sopra di tutti e opera in maniera misteriosa anche fuori del gruppo dei discepoli. In altre parole, il vero discepolo deve saper vedere e apprezzare il bene da qualunque parte venga. Esiste una parola usata spesso nel mondo ecclesiale: la parola «lontano». Chiamiamo «lontani» coloro che non si riconoscono nella comunità parrocchiale, coloro che sono in una linea diversa dalla nostra quanto alla fede e al modo di viverla. Questa pagina evangelica mette profondamente in crisi questa categoria. Certe persone che non conoscono il vangelo talvolta ne sono più vicine di altre che si vantano di conoscerlo, ma che con le loro infedeltà ne sono invece molto lontane. Il «lontano» che opera il bene ci interpella e ci provoca. La sua opera al servizio dell’uomo interroga la nostra religiosità a volte così sterile e incapace di produrre solidarietà.
Nella seconda parte del vangelo Gesù afferma che il male e lo scandalo può annidarsi anche all’interno stesso della comunità cristiana. I «piccoli» di cui parla Gesù non sono i bambini, ma i membri della comunità che hanno una fede ancora debole. Non scandalizzarli significa far sì che il nostro comportamento non sia di ostacolo alla crescita della loro fede, perché questo sarebbe molto grave: Meglio che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. In positivo «non scandalizzare» significa dare buona testimonianza, aiutare e sostenere la crescita del fratello. Le tre parti del corpo menzionate da Gesù, l’occhio, la mano e il piede, sono organi di relazione. Con gli occhi guardiamo e giudichiamo il fratello. Le nostre mani possono accoglierlo o chiudersi nel rifiuto. Il nostro piede può condurci al fratello o allontanarci da lui. L’ordine di tagliarli è ovviamente paradossale, va interpretato come invito ad agire secondo l’insegnamento di Gesù, a vivere il discepolato con il dovuto impegno. La comunità cristiana non solo non deve essere invidiosa del bene che il Signore opera al di fuori dei suoi confini, ma deve adoperarsi per essere segno visibile di che cosa significhi lasciarsi guidare da Cristo per ottenere mani, piedi e occhi nuovi.
d.G.
XXV^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
XXV^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
22 settembre 2024
UNA NUOVA PROSPETTIVA DI VITA
Seguire Gesù come Messia che dona la vita, apre una nuova prospettiva ogni giorno. In famiglia, nel lavoro, nella scuola, nella vita sociale cambia la prospettiva: viviamo non per il nostro tornaconto e la nostra comodità, ma per una missione che il Signore ci affida. Siamo padri e madri, educatori e testimoni nell’ambiente in cui viviamo: testimoniamo la gioia di servire il Signore, liberi dalla pretesa di risultati e gratificazioni. La nostra ricompensa è l’amicizia del Signore Gesù.
Domenica 6 ottobre alle ore 15,30 in cattedrale, nel contesto di una celebrazione della Parola,
il Vescovo aprirà il nuovo anno pastorale presentando la sua lettera pastorale.
Dalla cena di domenica 13 ottobre al tardo pomeriggio di martedì 15
si svolgerà la due giorni di formazione del clero diocesano presso la casa
Don Paolo Chiavacci a Crespano del Grappa.
Le Parrocchie
di Porto Viro
vi invitano
nell’ambito dei festeggiamenti
della Patrona,
Maria Madre della Chiesa
a partecipare
a un pellegrinaggio presso
il Santuario di
MONTE BERICO (Vicenza)
domenica 29 settembre 2024.
Quota di iscrizione
€ 15.00 adulti
€ 5,00 i ragazzi.
Iscriversi in Parrocchia
Percorso di formazione
per catechisti
Centro Pastorale
“S. Bartolomeo”
dalle ore 18 alle ore 20
16 settembre 2024
La Creazione
30 settembre 2024
Arte e annuncio del Vangelo
21 ottobre 2024
Laboratorio:
Dall’antica alla
Nuova Alleanza “La Pasqua”
27 ottobre 2024
Mandato ai Catechisti ore 15,30
Madonna della Navicella
L’ARCIVESCOVO DI MILANO CI AIUTA
A GUARDARE DENTRO IL BUIO DELLA MORTE
DELLA FAMIGLIA DI PADERNO DUGNANO
Io mi immagino che accogliendo Lorenzo il Signore Dio gli abbia detto: perché sei qui, così giovane? Da dove vieni? Che cosa sono queste ferite? Che cosa è stato della tua vita? Io mi immagino che Lorenzo abbia
risposto: “Sono qui, a causa di mio fratello, il mio fratello grande, il mio fratello intelligente. È stato lui che ha interrotto il mio incubo notturno, mentre avevo l’impressione di essere inseguito da un mostro e mi sarei svegliato, penso, come al solito spaventato e rassicurato di essere ancora vivo. Ma in quella notte non mi sono svegliato, a causa di mio fratello, il mio fratello grande, il mio fratello intelligente”. E il Signore Dio ha chiesto a
Lorenzo: “Che cosa è stato della tua vita? Che cosa sarà della vita di tuo fratello, senza di te?” Io mi immagino che Lorenzo abbia risposto: “Ecco, la mia vita è stata un inizio, la mia vita è stata un sogno. Forse qualcuno dirà che la mia vita è stata un niente. Ma invece io voglio essere un inno alla vita, io voglio vivere, vivere in eterno e voglio cantare alla vita, alla sua bellezza, alle sue promesse. Io voglio cantare la vita, anche per quelli della mia età che vivono tristi, arrabbiati, pessimisti. Io voglio cantare la poesia della vita, degli amici, del diventare grande, del coltivare speranze. Mio fratello mi ha impedito di diventare grande e inseguire sogni, ma continuo a vivere in questa gloria della tua casa, Signore, e voglio cantare l’incanto dell’amore, lo stupore del pensiero, il coraggio della fatica. Come farà senza di me Riccardo, il mio fratello grande, il mio fratello intelligente? Ecco io voglio stargli vicino sempre, io voglio consolare le sue lacrime, voglio calmare i suoi spaventi, voglio sperare con lui e per lui. Ecco, sono vivo e voglio cantare la vita, perché sono qui con te, Signore Dio!”.
Io mi immagino che accogliendo Daniela il Signore Dio le abbia detto: “Perché sei qui, Daniela? Da dove vieni? Perché queste ferite?”. Mi immagino che Daniela abbia risposto: “È stato il mio figlio grande, il mio figlio primogenito, il figlio di cui sono orgogliosa. È stato lui a spaventarmi nella notte, è stato lui a ferirmi con l’orrore del sangue di Lorenzo e con il colpo che ha posto fine allo spavento e all’orrore. Per questo sono qui, Signore Dio, a causa del mio Riccardo”. E il Signore Dio ha chiesto a Daniela: “Che cosa è stato della tua vita? E adesso che cosa sarà della vita del tuo Riccardo senza di te?”. E Daniela ha risposto: “Signore Dio, che posso dire della mia vita? Ecco, posso dire del mistero, di quel buio impenetrabile in cui si accende una luce. Posso dire del mistero, di quella gioia sovrabbondante e indicibile in cui si accende una vita; di quell’enigma impenetrabile che diventano talvolta le persone che amiamo; di quelle parole incomprensibili che sconcertano e zittiscono. Posso dire del mistero: la mamma abita il mistero dell’amore, della vita, del generare e dell’accudire. La mamma abita il mistero e non sa come dire e non sa che cosa dire. La mamma abita il mistero ed è solo capace di amare. Come farà senza di me Riccardo, il mio figlio grande? La mamma mette al mondo e lascia partire i figli per la loro strada, ma io continuerò ad abitare il mistero, voglio ostinarmi a seminare una scintilla di luce, anche nel buio più cupo, voglio stare vicino a Riccardo per continuare a rassicurarlo di fronte al mistero, infatti nel mistero abiti tu, Signore Dio, e io sono con te!”. Mi immagino che quando il Signore Dio ha accolto Fabio gli abbia detto: “Come sei arrivato qui? Che cosa sono queste ferite?”. Mi immagino che Fabio abbia risposto: “È stato Riccardo, il mio figlio grande, quasi un uomo ormai. È stato Riccardo che mi ha teso un agguato nella notte dello spavento, e non ho potuto, non ho voluto difendermi, pur essendo forte non ho usato la forza, lo spettacolo era troppo assurdo, troppo sbagliato, troppo, troppo insanguinato. Ma poi subito la vista si è oscurata, l’assurdo è scomparso e sei apparso tu, Signore Dio”. E il Signore Dio ha chiesto a Fabio:
“Che cosa è stata la tua vita? E ora che cosa sarà di Riccardo, il tuo figlio che diventa uomo, senza di te?”. E Fabio ha risposto: “Riccardo, il mio figlio grande, quasi un uomo ormai, forse mi ha sentito come un peso, come un fastidio, come capita a tutti i figli che hanno momenti in cui sentono insopportabile il papà. Ma io ho parole da dire. Ecco: il papà è uomo di parola, è uomo che ha parole da dire, è uomo che aiuta i figli a trovare le parole per dire di sé, della loro inquietudine e della loro speranza. Il mio Riccardo non ha ancora imparato a esprimere in parole quello che dentro l’animo si agita, si aggroviglia, si raggela. Voglio stare vicino a Riccardo e aiutarlo a dire le parole giuste, a dare il nome giusto alla vita, anche al dolore, anche alla rabbia. La parola è già una medicina. Il papà, se ascolta la sua esperienza e ascolta la voce del Signore, sa la parola giusta, sa il discorso rassicurante, sa la parola che incoraggia, che corregge, che rimprovera, che perdona. Ecco: sono vivo presso di te, Signore, per avere una parola da dire al mio Riccardo, il mio figlio grande. Forse mi ascolterà, forse diventerà anche lui un uomo che conosce la parola della verità e la via della vita!”. Ecco: di fronte all’incomprensibile tragedia la parola del Signore ci aiuta a decifrare l’enigma e a raccogliere da Lorenzo, Daniela, Fabio il cantico della vita e della speranza giovane di un fratello, l’intensità dell’amore misterioso di una mamma e la responsabilità della parola vera di un papà.
La tragedia di PADERNO DUGNANO vista dalla parte del
cielo, da un altro punto di vista, quello di Dio.
Il primo sia il servitore di tutti
Il vangelo presenta il secondo annuncio della passione, e annota che mentre Gesù parla di sofferenza e morte, i discepoli sono invece preoccupati dei primi posti, del voler apparire. Alla domanda di Gesù circa l’argomento dei loro discorsi, i discepoli fanno scena muta, praticano una specie di resistenza passiva. Non intendono accettare l’idea di un Messia che giunge alla gloria attraverso l’umiliazione della croce. Gesù, però, conosce i loro pensieri e prende spunto per il suo insegnamento proprio dal tema della loro discussione: Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti. Gesù sottolinea che essi, proprio perché sono i primi, devono attenersi a questo insegnamento. L’istruzione di Gesù vale però per tutti i discepoli. Il «servizio» è l’unica via per divenire grandi agli occhi di Dio. E il «servizio» di cui Gesù parla non è quello dello schiavo, che fa le cose perché viene obbligato, ma quello di chi liberamente e senza costrizione è attento agli altri e si impegna ad aiutarli. Gesù parla di «servitore di tutti», cioè il criterio secondo il quale deve essere prestato il servizio è il bisogno del prossimo, non la simpatia o altre motivazioni più o meno «pelose».
Ricchezza, potenza e piacere: sono queste le cose che molti oggi come ieri pongono in cima alla scala dei valori, e per conseguirle sacrificano tutto il resto. Gesù rovescia questa scala di valori, e pone al vertice l’umiltà, la povertà, la croce. La grandezza cristiana consiste nel mettere sé stessi al servizio degli altri. La parola «servire» riassume tutta la vita di Gesù: Il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti. La vera grandezza, agli occhi di Dio, non deriva dalla riuscita materiale ma dalla misura in cui si mette la propria vita a servizio degli altri. Per la maggior parte delle persone però riuscire nella vita significa accumulare una fortuna, salire sul podio degli onori, raccogliere a piene mani le rose della vita. Contro questo modo di pensare, Gesù proclama che non esiste vera grandezza se non viene dal dono di sé, disinteressato e generoso, dal servizio verso gli altri, soprattutto dei più indifesi e disprezzati. È quindi necessario lottare contro l’orgoglio che è in noi, cacciare dal cuore il desiderio di metterci in mostra, frenare ogni egoismo, rigettare il desiderio eccessivo dei beni terreni accontentandoci di un tenore di vita modesto. Imparate da me che sono mite e umile di cuore (Mt 11,29).
d.G.
XXIV domenica del tempo ordinario
XXIV domenica del tempo ordinario
15 settembre 2024
Tu sei il Cristo
Alla fine dell’attività di Gesù in Galilea, l’evangelista Marco pone l’episodio della professione di fede di Pietro. La domanda circa la vera identità di Gesù, rimasta implicita in tutti gli insegnamenti e i fatti precedenti, viene ora rivolta direttamente ai discepoli. Essi riportano i pareri della gente (Giovanni Battista, Elia, uno dei profeti) e dalle risposte si capisce che, nonostante lo stupore e l’ammirazione per i poteri straordinari manifestati da Gesù, non è arrivata a riconoscerlo per quello che veramente è. Pietro invece esprime senza equivoci la sua convinzione: Tu sei il Cristo. A partire da questo momento, Gesù cerca di far capire ai discepoli che il suo messianismo deve passare attraverso la sofferenza e la croce. Ma Pietro non capisce, si scandalizza. Dopo averlo rimproverato Gesù prosegue dicendo: Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua.
Essere discepoli di Gesù significa seguire il suo stile di vita, fare le sue stesse scelte, accettare la logica del vangelo. Al termine della vita di Gesù ci fu la croce, che però era già una realtà a ogni passo, come conseguenza della decisione di scegliere la volontà di Dio. Prendere la croce, nelle affermazioni di Gesù, significa decidere di rimanere fedeli a lui, anche a costo di rimetterci ogni cosa, compresa la vita. La croce naturalmente non va cercata per sé stessa, non è frutto di autolesionismo, la croce è segno di un amore senza misura, e quindi di una vita non persa ma realizzata, segno della propria fedeltà a Cristo. Come Gesù ha salvato il mondo con il suo apparente fallimento sulla croce, così anche il discepolo ogni volta che sopporta sofferenza e annientamento per non cedere al compromesso, per essere fedele a Dio e al suo piano sul mondo, diventa causa di salvezza, manifestazione della potenza di Dio che salva per mezzo della croce. Ippolito di Roma scriveva: «L’albero della croce è il pilastro dell’universo e il nodo del mondo», ed è pure il pilastro e il nodo di ogni esistenza, anche se spesso è difficile accettarla.
Le Parrocchie
di Porto Viro
vi invitano
nell’ambito dei festeggiamenti
della Patrona,
Maria Madre della Chiesa
a partecipare
a un pellegrinaggio presso
il Santuario di
MONTE BERICO (Vicenza)
domenica 29 settembre 2024.
Quota di iscrizione
€ 15.00 adulti
€ 5,00 i ragazzi.
Iscriversi in Parrocchia
Percorso di formazione
per catechisti
Centro Pastorale
“S. Bartolomeo”
dalle ore 18 alle ore 20
16 settembre 2024
La Creazione
30 settembre 2024
Arte e annuncio del Vangelo
21 ottobre 2024
Laboratorio:
Dall’antica alla
Nuova Alleanza “La Pasqua”
27 ottobre 2024
Mandato ai Catechisti ore 15,30
Madonna della Navicella
XXIII domenica del tempo ordinario
XXIII domenica del tempo ordinario
8 settembre 2024
Fa udire i sordi e parlare i muti
L’episodio della guarigione di un sordomuto si inserisce nella cornice dei viaggi di Gesù in territorio pagano. Questa ambientazione geografica non ha solo un significato narrativo, ha anche lo scopo di mettere in luce che l’annuncio del vangelo è per tutti i popoli. In secondo luogo, la guarigione del sordomuto è un «segno» evidente che in Gesù si compiono le profezie messianiche (cfr. prima lettura) e diventa un invito rivolto ai discepoli a riflettere sulle parole e azioni del loro maestro.
Il sordomuto che viene portato a Gesù diventa il simbolo di una umanità chiusa alla voce di Dio, incapace di comunicare con lui. Le orecchie che si aprono diventano segno di disponibilità all’ascolto della Parola di Dio e alla fede che ne scaturisce. La lingua che si scioglie indica la capacità di parlare con Dio, di lodarne le meraviglie, di pregare. Al popolo di Israele era stato più volte rimproverato di essere sordo di fronte alla Parola di Dio. Per mettersi in ascolto della voce di Dio c’è un passo importante da compiere, e ce lo rivela il profeta Osea: Ti condurrò nel deserto, e parlerò al tuo cuore (2,16). Si tratta di creare in sé il «silenzio», che diventa capacità di ascolto della Parola. Ed è ciò che Gesù fa compiere al sordomuto allontanandolo dalla folla. Dio parla per primo, ma per ascoltarlo bisogna tacere. Un proverbio rabbinico dice: «Apri la bocca solo se sei sicuro che ciò che stai per dire è più bello del silenzio».
Quanti cristiani sono colpiti da sordità e mutismo, chiusi all’ascolto della parola di Dio, incapaci di professarla e di viverla! Tutti ne siamo più o meno colpiti. Siamo «sordi» perché prestiamo un ascolto distratto o nessun ascolto alla Parola di Dio, presi unicamente dai nostri interessi e dalle nostre preoccupazioni. Siamo «muti» perché le nostre labbra restano chiuse, quando invece dovrebbero aprirsi per ringraziare il Signore, per proclamare il suo amore e professare con coraggio la nostra fede. Dovremmo essere i portavoce del Signore di fronte ai fratelli e invece, per indifferenza o per paura, ce ne stiamo in silenzio. Il Signore pronunci anche su di noi il suo effatà, in modo che i nostri orecchi si aprano alla sua parola e la nostra lingua proclami le sue meraviglie.
Giampaolo Dianin
Vescovo di Chioggia
Chioggia, 31 agosto 2024
Ai fedeli
della Comunità Cristiana Sinodale
di Porto Viro
Cari fratelli e sorelle,
proprio ieri è terminata una due giorni che ho vissuto con tutti i preti che operano nelle parrocchie di Porto Viro. Un tempo per stare insieme, condividere la vita delle parrocchie, programmare, pensare al futuro e soprattutto pregare per tutti voi. Vi scrivo per parlarvi del cammino che abbiamo intrapreso in tutta la diocesi e che potrete conoscere in tutti i suoi aspetti nella Lettera Pastorale che sarà consegnata a tutte le parrocchie il prossimo ottobre.
Tutto parte dal forte invito di papa Francesco per una Chiesa missionaria che non si limiti a gestire l’esistente e a custodire le tradizioni, ma si apra a un nuovo annuncio del Vangelo, formi cristiani adulti nella fede e diventi significativa in una società che si allontana sempre più dalla vita cristiana.
Un po’ alla volta è maturata la volontà di fare il possibile per salvaguardare ciascuna parrocchia anche piccola, ma nello stesso tempo di rilanciare forme di collaborazione, scambio di risorse, cammini formativi condivisi, celebrazioni più ricche e significative.
Tutto questo non è legato solo alla forte diminuzione del clero e dei cristiani che frequentano le parrocchie, ma al desiderio di intraprendere un nuovo cammino di vita cristiana. Non vogliamo restare inerti di fronte alle sfide che ci attendono né vogliamo subire il futuro che sta dietro l’angolo, ma coglierlo
come una chiamata di Dio a ripensarci e rinnovarci; parte da qui il cammino pastorale che ci impegnerà nei prossimi anni.
Per quanto riguarda il clero, oggi riusciamo a coprire le necessità di tutte le piccole parrocchie e anche di alcune chiese amate dalla gente, ma nel giro di qualche anno saranno inevitabili dei tagli.
La realtà di Porto Viro, all’indomani della nascita di un unico comune, è lentamente cambiata a livello sociale e ha favorito la mobilità delle persone. Parrocchie che prima erano centrali si sono ritrovate alla periferia, l’oratorio salesiano è diventato sempre più centrale per tutta la città, le piccole parrocchie si sono sempre più impoverite di abitanti.
Anche per Porto Viro ci sono dei cambiamenti che provo brevemente a descrivervi, ma di cui potremo parlare con più tranquillità in qualche incontro che organizzeremo prossimamente.
1. Porto Viro diventa una delle 17 “Comunità cristiane sinodali” della nostra diocesi. Si Tratta di un passo ulteriore rispetto alle attuali unità pastorali. L’idea centrale è questa: nessuna delle attuali 8 parrocchie viene chiusa ma tutte entrano in un progetto pastorale condiviso.
2. Ciascuna parrocchia mantiene la propria identità e tutto quello che si può fare continua ad essere fatto purché sia all’altezza delle sfide di oggi che chiedono per i cristiani una formazione seria, celebrazioni significative, risorse di persone e di strutture condivise.
3. Porto Viro avrà due “co-parroci” – don Gianluca Brisotto e don Carlo Beorchia – di cui uno, don Gianluca, sarà il parroco moderatore e responsabile ultimo. Ci saranno altri presbiteri che diventano collaboratori: don Alfonso Boscolo, don Corrado Cester, don Vanni Ghion, don Gianantonio Trenti e don Gastone Boscolo.
4. Tutti i presbiteri lavoreranno in equipe: si incontreranno settimanalmente e programmeranno la vita dell’intera Comunità cristiana sinodale. Dell’equipe faranno parte anche le due
comunità religiose: le suore Figlie di Maria Ausiliatrice e le Ancelle parrocchiali dello Spirito Santo.
5. Pur lavorando insieme e potendosi interscambiare, ciascun presbitero seguirà in modo particolare una parrocchia e sarà il diretto riferimento per i cristiani di quella parrocchia. In particolare:
– don Gianluca e don Carlo cureranno le parrocchie di Donada e Fornaci;
– don Gianantonio la parrocchia di Taglio di Donada;
– don Alfonso la parrocchia di San Bartolomeo;
– don Corrado la parrocchia di Scalon e le parrocchie di Porto Levante, Ca’ Cappello e Ca’ Cappellino con l’aiuto degli altri presbiteri.
– don Vanni, assieme a suor Marcella, seguirà in particolare la realtà dell’oratorio salesiano.
6. I presbiteri, le suore e alcuni laici avranno ciascuno la responsabilità di un ambito della vita pastorale coordinando la rispettiva equipe: la catechesi, la liturgia, la carità, i malati e l’ospedale, i giovani, gli adulti e le famiglie …
7. Verrà costituito un unico Consiglio pastorale della Comunità cristiana sinodale che per ora unirà i vari Consigli pastorali in attesa che vengano rinnovati tutti i Consigli pastorali secondo le indicazioni della diocesi. I Consigli per gli affari economici resteranno distinti per ciascuna parrocchia.
8. Le Messe continueranno ad esserci in tutte le parrocchie, ma verranno ripensati gli orari in modo da venire il più possibile incontro alle esigenze delle persone che se non possono in quell’orario partecipare nella propria parrocchia lo possono fare in un’altra.
9. L’oratorio diventa, come di fatto già succede, risorsa di tutta la città senza che questo debba azzerare iniziative e attività di ciascuna parrocchia.
10. Per mettere in evidenza il cammino comune ci sarà un unico foglietto parrocchiale settimanale che conterrà le iniziative e proposte di tutte le parrocchie e gli orari delle Messe.
Quanto descritto, a grandi linee, è solo l’aspetto esteriore; quello che ci sta a cuore e per cui vorremmo lavorare è un nuovo avvio delle proposte formative, la qualità delle celebrazioni, un servizio qualificato ai più poveri. Gesù ci ricorda che servono “otri nuovi” per custodire e far fermentare il Vangelo, un “vino sempre nuovo”. Questo ci sta a cuore prima di tutto: che il Vangelo sia il centro delle nostre parrocchie, che nelle nostre comunità sia possibile incontrare Cristo, celebrare i misteri della nostra fede e nutrire la nostra testimonianza nel mondo.
Sono consapevole che i cambiamenti sono sempre difficili e possono creare disorientamento, ma confido che tutti possiate accogliere questo nuovo percorso che si apre ed entrarci col cuore e col desiderio di mettersi in gioco per far crescere la propria fede e l’appartenenza alla Chiesa. Credo che la fatica più grande, che papa Francesco richiama spesso, possa essere quella di barricarsi attorno al proprio campanile o difendersi dicendo: «Noi abbiamo sempre fatto così».
L’inizio ufficiale della Comunità cristiana sinodale di Porto Viro è fissato per l’11 ottobre, festa di Maria Madre della Chiesa, patrona di Porto Viro.
Offro al Signore e a Maria madre della Chiesa la Comunità cristiana sinodale di Porto Viro; ringrazio i presbiteri che hanno abbracciato questo progetto pieni di speranza per un rinnovato cammino cristiano ed ecclesiale e benedico tutti voi.
+ Giampaolo Dianin
Vescovo di Chioggia
Le Parrocchie
di Porto Viro
vi invitano
nell’ambito dei festeggiamenti
della Patrona,
Maria Madre della Chiesa
a partecipare
a un pellegrinaggio presso
il Santuario di
MONTE BERICO (Vicenza)
domenica 29 settembre 2024.
Quota di iscrizione
€ 15.00 adulti
€ 5,00 i ragazzi.
Iscriversi in Parrocchia
Percorso di formazione
per catechisti
Centro Pastorale
“S. Bartolomeo”
dalle ore 18 alle ore 20
16 settembre 2024
La Creazione
30 settembre 2024
Arte e annuncio del Vangelo
21 ottobre 2024
Laboratorio:
Dall’antica alla
Nuova Alleanza “La Pasqua”
27 ottobre 2024
Mandato ai Catechisti ore 15,30
Madonna della Navicella