Solennità dell’Ascensione del Signore16 maggio 2020
Il compimento di una vita nuova
Con l’ascensione, Gesù porta a compimento la missione realizzata con l’offerta della vita e la glorificazione nella risurrezione. Egli ritorna al Padre con il suo corpo e la sua storia, che è anche la nostra storia umana. La vicenda e tutta l’opera di Gesù prosegue nella vita della Chiesa, nella nostra vita di cristiani, suoi testimoni. Fin da subito, dopo i Vangeli che raccontano la vita di Gesù, si vivono e si raccontano gli ‘’Atti degli Apostoli’. Il popolo di Dio cammina nella storia vive nel mondo, testimoniando una carità viva e una speranza nuova. Lo sperimentiamo personalmente, e lo vediamo vivere in tante persone e in tante comunità.
Fioretto del
mese di maggiorecita del Rosario
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In Chiesa ogni sera
alle 17,30 -
Al Capitello di Sant’Antunin da Po
ogni sera alle 20,30 -
Dal lunedì al venerdì
alle ore 20,45 in Chiesa
Maratona di preghiera
lanciata da Papa Francesco
Trenta Santuari sparsi in tutto il mondo
guidano la preghiera mariana, trasmessa
in diretta alle ore 18 ogni giorno,
per invocare la fine della pandemia.
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I discepoli partirono
Luca racconta l’ascensione due volte, alla fine del vangelo (24,50-53) e all’inizio del libro degli Atti (1,6-11). L’ascensione è descritta come una partenza, questo però non significa che ora Gesù è assente. Significa solo che sono cambiate le modalità della sua presenza e i modi di incontrarlo: Gesù è presente nella parola degli apostoli, nella comunità radunata, nel servizio ai fratelli. I discepoli che lo hanno visto salire in cielo sanno che Gesù tornerà, con questa certezza devono reinserirsi fra la gente e divenire «sale della terra e luce del mondo» (cfr. Mt 5,13-16).
Il vangelo presenta la finale di Marco. Il mandato missionario che Gesù affida agli apostoli ha un orizzonte universale: in tutto il mondo e a ogni creatura. Il contenuto della predicazione è il vangelo, cioè la buona notizia di Gesù, Cristo e Figlio di Dio, venuto tra noi e ora asceso al cielo e tornato alla gloria del Padre. L’annuncio del vangelo metterà ogni persona di fronte alla decisione di aprirsi o meno alla fede in Gesù, ma chi crederà e sarà battezzato sarà salvato. I discepoli devono essere consapevoli che non tutti saranno disposti ad ascoltare e aprirsi alla fede. Si afferma l’importanza della decisione personale che mette ogni persona davanti a una scelta che determina la salvezza o la condanna. Gesù promette che sarà con i discepoli ogni volta che agiranno nel suo nome. La serie di segni elencati (scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove …) dice la forza della fede nel nome di Gesù e riassume tutta quella serie di prodigi che hanno accompagnato la vita della prima comunità cristiana caratterizzata dall’amore fraterno e dalla fede nella forza del vangelo.
Il compito affidato agli apostoli: partirono e predicarono dappertutto, riguarda tutti i battezzati e nello stesso tempo è anche un invito a non scoraggiarsi difronte alle difficoltà della missione, a imitare la determinazione degli apostoli, perché il Signore assiste la sua Chiesa e agisce in essa. Il cristiano è chiamato a lavorare con fiducia e a tenere fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento (Eb 12,2).
d.G.
Il miracolo della preghiera
“Delle volte chiediamo una grazia ma lo chiediamo così senza voglia, senza combattere: così non si chiedono le cose serie”.
Papa Francesco, in un passaggio a braccio durante l’Udienza Generale di mercoledì 12 maggio, ha raccontato di un miracolo al quale ha assistito quando era arcivescovo di Buenos Aires: la guarigione inspiegabile di una bimba di 9 anni grazie alle preghiere “combattive” del padre.
Al padre i medici avevano detto che la piccola, in ospedale, non avrebbe passato la notte. “‘È una infezione e non possiamo farci nulla’. Quell’uomo forse non andava tutte le domeniche a messa ma aveva una fede grande. Uscì piangendo, lasciò la moglie lì con la bambina nell’ospedale, prese il treno e fece i 70 chilometri di distanza verso la Basilica della Madonna di Lujan, la patrona dell’Argentina, e lì era chiusa già la basilica, erano quasi le 10 di sera… e lui – ha continuato il Pontefice – si aggrappò alle grate della Basilica e tutta la notte pregando la Madonna, combattendo per la salute della figlia: questa non è una fantasia, l’ho visto io, l’ho vissuto io: combattendo, quell’uomo lì. Alla fine, alle 6 del mattino, si aprì la chiesa, entrò a salutare la Madonna e tornò a casa. Tutta la notte in combattimento”.
“Quando arrivò” in ospedale cercò la moglie e non trovandola pensò: “No, la Madonna non può farmi questo… poi – è ancora il racconto di Francesco – la trova sorridente, ‘non so cosa è successo, i medici dicono che è cambiata così e che adesso è guarita’. Quell’uomo lottando con la preghiera ha avuto la grazia della Madonna, la Madonna l’ha ascoltata. E questo l’ho visto io: la preghiera fa dei miracoli”.
“La preghiera fa dei miracoli, perché la preghiera va proprio al centro della tenerezza di Dio, che ci vuole come Padre, e quando non ci fa la grazia, ce ne farà un’altra che poi vedremo con la storia”, ha aggiunto il Pontefice. “La preghiera è un combattimento e il Signore è sempre con noi: se in un momento di cecità non riusciamo a scorgere la sua presenza, ci riusciremo in futuro”, ha concluso.
Dal Monastero delle Clarisse