XXV^ Domenica del Tempo Ordinario

19 settembre 2021

VIVERE PER UN COMPITO

La vita è una chiamata-vocazione a un compito.
Possiamo ripetercelo all’inizio dell’anno pastorale, dell’anno scolastico, del tempo in cui riprende il lavoro normale.
Non è la ricerca del primo posto o del posto migliore: è un servizio a Dio lì dove siamo, in famiglia e nel lavoro, a favore della vita nostra e altrui.
Vivere con questa coscienza, aiuta a svolgere con gusto il compito che ci è affidato.
Liberi dalla pretesa di risultati, gratificazioni, ricompense.
Il campo è del Signore e la ricompensa vera è la sua amicizia.

Un appuntamento da non perdere

Riprende in questa Domenica

l’Adorazione Eucaristica,

 alle ore 17 prima della Messa delle ore 18.

Altri appuntamenti / news

VILLAREGIA

I Missionari ricordano in questa domenica, con inizio alle 9,30, il quarantesimo della fondazione della loro famiglia religiosa.

CATECHISTI

Martedì 21 si tiene il 3° incontro del corso di aggiornamento per i catechisti della Vicaria di Loreo.
L’incontro è presso le nostre opere parrocchiali, dalle ore 18,30 alle ore 20,00.

NUOVA SCINTILLA

Il settimanale della nostra Diocesi.
Stiamo apprezzando i notevoli sforzi di aggiornamento: il numero di questa settimana è dedicato alle nostre Comunità, nel momento della ripartenza.
Il giornale lo troviamo in fondo alla Chiesa, sul tavolo della stampa.

Il primo sia il servitore di tutti

Gesù annuncia per la seconda volta la sua passione e morte, ma i discepoli lungo la strada discutono tra loro su chi sarebbe stato il più grande nel regno futuro. Gesù, conoscendo i loro pensieri, chiama un bambino – per gli ebrei il bambino era simbolo di umiltà e impotenza -, lo pone in mezzo a loro e offre il suo insegnamento: se ci tenete a diventare grandi agli occhi di Dio e a occupare i primi posti nel regno, dovete diventare come questo bambino. Cioè: non dovete essere ambiziosi, non dovete cercare di mettervi un gradino al di sopra agli altri, dovete invece essere umili e semplici, e porvi a servizio dei vostri fratelli.
Ricchezza, potenza e piacere: sono queste le cose che molta gente oggi, come ieri, mette in cima alla scala dei valori, e per conseguirle spesso sacrifica tutto. Gesù rovescia questa scala di valori e pone al vertice l’umiltà, la povertà, la croce. Gesù ci dice che la vera grandezza consiste nel mettere sé stessi al servizio degli altri. Nessuno può dirsi vero discepolo di Gesù se non si apre al «servizio» dei fratelli. Purtroppo, in tutti gli ambiti – sociale, politico e anche religioso – riuscire nella vita significa lottare per il primo posto, salire sempre più in alto, salire sul podio degli onori, raccogliere a piene mani le rose della vita. La vera grandezza – dice invece Gesù – viene solo dal dono disinteressato e generoso di sé, dal servizio verso gli altri senza aspettarsi nulla in cambio.
Il modello da imitare è Gesù stesso: Il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti. Servire vuol dire dare la vita, donare tutto ciò che viviamo: ciò che si è, ciò che si ha, ciò che si pensa, ciò che si fa. Questo tipo di servizio non ha limiti e non dice mai basta. Naturalmente questo esige una notevole dose di eroismo, ma questa è una componente tipica del Vangelo.
d.G.

Non riduciamo la croce a un oggettodi devozione o un simbolo politico

Il terzo giorno del viaggio apostolico in Slovacchia di Papa Francesco è iniziato con il trasferimento da Bratislava a Prešov, dove ha presieduto la divina liturgia bizantina di san Giovanni Crisostomo nel piazzale del Mestská športová. Il pontefice ha spiegato il significato di vedere e testimoniare la croce quale rivelazione della bellezza dell’amore di Dio, proprio come ha fatto san Giovanni. Egli ha innanzitutto visto Gesù che muore brutalmente e ingiustamente tra due malfattori, cosa che agli occhi del mondo rende la croce un fallimento e non la gloria del Signore che volontariamente si offre per ogni uomo. Dal contemplare il Crocifisso scaturisce la testimonianza. Se si immerge lo sguardo in Gesù, il suo volto comincia a riflettersi sul nostro ed esigere che noi testimoniamo con amore umile il Vangelo e le Beatitudini.
«Come possiamo imparare a vedere la gloria nella croce? […] La croce è dipinta o scolpita in ogni angolo delle nostre chiese. Non si contano i crocifissi: al collo, in casa, in macchina, in tasca. Ma non serve se non ci fermiamo a guardare il Crocifisso e non gli apriamo il cuore, se non ci lasciamo stupire dalle sue piaghe aperte per noi, se il cuore non si gonfia di commozione e non piangiamo davanti al Dio ferito d’amore per noi. […] Il testimone che ha la croce nel cuore e non soltanto al collo non vede nessuno come nemico, ma tutti come fratelli e sorelle per cui Gesù ha dato la vita.»