XXXI^ Domenica del Tempo Ordinario

31 Ottobre 2021

I COMANDAMENTI CHE   FANNO   VIVERE

Gesù porta in vetta i precetti fondamentali dell’antica Legge.
La religione non è una esecuzione di pratiche legali o liturgiche, ma un cammino che apre una vita buona.
Gesù conduce a riconoscerci come figli di Dio, che è nostra origine e nostro punto di arrivo.
Ci conduce a considerare ogni persona come un fratello e una sorella, da amare e aiutare.
Con il Vangelo, una nuova corrente di vita è cominciata a scorrere dentro l’umanità.
Una famiglia cristiana, una comunità cristiana diventano l’ambito educativo che accompagna a ricordare e a vivere come figli e come fratelli.

LA VIA DELLA SANTITA’

La festa di tutti Santi ci fa vedere la grande famiglia della Chiesa, bella e lieta, dove ogni male e ogni dolore viene riscattato e ogni bene viene portato a compimento. Viviamo accompagnati dalla comunione dei santi del cielo e della terra. Impariamo a conoscere i grandi santi della storia della Chiesa e i santi del nostro tempo; domandiamo la compagnia e l’intercessione dei santi. Santità significa vita buona, vera, giusta, che realizza la nostra umanità, portando a compimento la fisionomia e la vocazione che Dio ci ha dato.

ANNIVERSARIO DELLA CONSACRAZIONE DELLA CHIESA

Assieme a tutte le Chiese consacrate della nostra Diocesi ricordiamo oggi la Consacrazione della nostra Chiesa.
La nostra Chiesa divenne sede parrocchiale il 7 settembre 1665.
La chiesa parrocchiale venne ricostruita nel 1726 in stile neoclassico e fu consacrata l’8 settembre 1845 dal vescovo di Chioggia Jacopo De Foretti.

CAMBIO DELL’ORA

Nella notte fra sabato 30
e domenica 31 ottobre
le lancette dell’orologio vengono
portate indietro di un’ora.

L’orario delle messe resta Invariato

Adorazione Eucaristica

Giovedì 4 novembre
presso la Chiesa di Santa Chiara
alle ore 20,30

“E’ bello sostare con amore davanti
a Gesù Eucarestia
e nutrirci di Lui.
Chiediamo insieme il dono di

nuove vocazioni per la Santa Chiesa”

 I fiori della preghiera e della carità

Messa in suffragio dei nostri defunti in
tutti i mercoledì di novembre
incominciando da mercoledì 10.

Il comandamento dell’amore

Uno scriba si avvicina a Gesù per consultarlo intorno al primo e più grande comandamento della Legge. L’evangelista mette in luce che lo scriba è animato da buone intenzioni, ammirato per le risposte di Gesù desidera essere da lui illuminato. Al tempo di Gesù i rabbi si domandavano quale fosse il comandamento da porre al di sopra di tutti gli altri. Infatti, secondo la tradizione farisaica, c’erano ben 613 precetti da osservare ed era normale domandarsi se c’era un comandamento che superasse in importanza tutti gli altri. La domanda dello scriba lascia trasparire l’interrogativo di molti contemporanei di Gesù che volevano camminare nella via della salvezza.
Gesù risponde accostando due testi dell’Antico Testamento: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza (Dt 6,4); Amerai il tuo prossimo come te stesso (Lv 19,18). Il comandamento dell’amore ha due oggetti distinti: “Dio” e “il prossimo”, si tratta però di una sola realtà: “amare”. Lo scriba riflette sulla risposta di Gesù, ne riconosce la verità e trae come conseguenza la superiorità dell’amore a Dio e al prossimo su tutti gli altri precetti e sui riti sacrificali che si compivano al tempio, ricevendo riconoscimento e lode da parte di Gesù: Non sei lontano dal regno di Dio. Il regno di Dio è una realtà che l’uomo deve instaurare progressivamente dentro di sé lasciandosi trasformare dall’azione di Dio secondo le esigenze del comandamento dell’amore.
Il messaggio è semplice e chiaro: l’amore per l’uomo è legato all’amore per Dio, è da lui che si impara “come” amare e “quanto” amare. Non si può dire di amare Dio se non si ama il fratello con il quale si è gomito a gomito, anzi l’amore verso il fratello è il termometro che misura e verifica l’autenticità del nostro amore per Dio (cfr. 1Gv 4,19-21).

d.G.

Movimento circolare

Muore un uomo famoso: non lo conosco personalmente, eppure il primo pensiero è pregare per lui.
Così, all’improvviso, mi ritrovo a riflettere su quante persone pregano le une per le altre senza che i destinatari delle preghiere lo sappiano.
Chissà quante persone pregano o hanno pregato per me e io non riesco nemmeno a ringraziarle.
Un flusso di preghiere, un movimento circolare collega il cielo e la terra: i nostri cari vedono il volto di Dio e pregano per noi, e noi preghiamo per loro.
Mia nonna, mia mamma, mio papà fin da piccola mi hanno insegnato a pregare per i morti. Io, noi, lo insegniamo ai figli?
Che tristezza scoprire che raramente i ragazzi pregano per i loro cari e non fanno visita al cimitero.
Si spezza il cerchio che unisce, la memoria viva, l’aiuto che la carità impone.
Questa carità gli uni verso gli altri diviene festa in cielo per i santi e tutti i defunti. Una festa che coinvolge anche noi quaggiù.
Una grande festa per ringraziare del dono della vita, che non finisce e arriva fino al Paradiso. E’ la grande promessa che vediamo realizzata nei santi.

Claudia E.