3^ Domenica di Avvento
12 dicembre 2021
INCONTRO AL SIGNORE
Giovanni Battista ci invita ad attendere la venuta del Signore con le opere della giustizia e della carità.
Egli riconosce che Colui che deve venire è più grande di lui.
Non basteranno dunque le nostre pur necessarie buone opere a salvarci.
Occorre aprire il cuore e la mente per accogliere il Signore che viene.
La vera conversione comincia dagli occhi e dal cuore, riconoscendo il Signore che ci viene incontro nelle occasioni della vita e si manifesta in coloro che lo annunciano e lo testimoniano.
CONFESSIONE NATALIZIA
“… anche in occasione di questo Natale, rinnovo l’opportunità e l’invito a celebrare il Sacramento della Riconciliazione nella forma della celebrazione della Parola e dell’Assoluzione pubblica. E’ un atto comunitario nel quale ciascuno di noi, celebra l’amore misericordioso del Signore, riconosce gli atteggiamenti e le azioni che allontanano da Dio e dai fratelli (peccato) ed esprime il serio impegno a ‘ritornare’ all’obbedienza a Lui e all’amore ai fratelli (conversione). Rimane sempre la possibilità, per chi lo desidera, di richiedere la confessione individuale ai propri sacerdoti, compatibilmente con la situazione di pandemia”. (Vescovo Adriano)
Nella Chiesa di San Bartolomeo:
preparazione comunitaria martedì 21 dicembre ore 18,45
celebrazione pubblica con Assoluzione giovedì 23 dicembre ore 18,45
Il cammino dell’Avvento
Egli è qui come il primo giorno”
16 dicembre, ore 20,45
Chiesa di Rosolina
Incontro con
Stefano Vitali
miracolato dalla Beata Sandra Sabatini
proclamata Beata il 24 ottobre 2021
nella cattedrale di Rimini.
Novena di Natale
Giovedì 16 iniziamo
la Novena di Natale.
Sono i nove giorni che aiutano,
attraverso il canto e le letture,
a preparare il Natale del Signore.
Ci diamo appuntamento alla messa delle 18
per vivere insieme questo grande momento.
UNA CARITAS CITTADINA:
A PORTO VIRO SI PUO’?
17 dicembre, ore 20,30
presso l’Oratorio di San Giusto
Benedizione del
Bambinello
Domenica 19 dicembre
alla messa delle ore 10,30
a san Bartolomeo,
alle ore 9 a Mea
alle ore 11 a Ca’ Cappellino
che verrà posto nel presepio o in qualche
posto dignitoso della propria casa.
Il Signore è vicino
Varie categorie di persone si rivolgono al Battista e gli chiedono: Che cosa dobbiamo fare? Coloro che avevano accolto l’invito alla conversione ora chiedono cosa significhi convertirsi, cosa fare per trasformare la Parola di Dio in vita nuova che manifesti la volontà di cambiamento. Giovanni invita folle, pubblicani e soldati a cambiare atteggiamento nei confronti del prossimo, a vedere negli altri non persone da sfruttare o nemici da vincere, ma fratelli da amare e con i quali camminare insieme. Permettere al Signore di entrare nella propria vita significa condividere le necessità dei fratelli, spezzare il pane con l’affamato, aiutare chi soffre, vivere la giustizia, vedere l’autorità come servizio e non come esercizio di potere. Giovanni Battista non chiede di imitare la sua vita austera e ritirata nel deserto, chiede invece di dare valore e significato alla propria vita, riconoscendo in essa un dono di Dio, un segno del suo amore, una opportunità per migliorare se stessi e il mondo in cui si vive.
Nella parte finale del vangelo si passa dal livello dell’azione (Che cosa dobbiamo fare?) a ciò che è più fondamentale: Giovanni Battista è il Messia o no? E’ la «Parola» o è soltanto la «voce»? Il dito del Battista puntato verso Gesù – così come lo presenta l’iconografia cristiana – indica l’«Unico» al quale vale la pena di guardare per scommettere su di lui il senso della vita, e ci dice anche i motivi per cui dobbiamo fare questo: Gesù è il più forte, in lui risiede la potenza di quel Dio che è sempre più grande dell’uomo e delle sue attese; solo lui battezza in Spirito Santo, solo lui immerge nella vita di Dio, perché lui stesso è Dio. L’azione di Gesù però è anche giudizio, egli agisce come il fuoco che brucia ambiguità, compromessi e falsità e che è insostenibile per chi ha la leggerezza della paglia.
I contemporanei del Battista si misero in crisi e si chiesero cosa dovessero fare. Anche a noi è rivolta la sua parola, e anche noi dobbiamo domandarci cosa dobbiamo fare. C’è purtroppo il pericolo di fare orecchio da mercante e non aprire la porta al Signore che passa e bussa. Il Signore sta per venire, è vicino: accogliamolo, facciamogli spazio potenziando la nostra capacità di amore, solo a questa condizione lo incontreremo e riceveremo in dono la vera gioia.
d.G.
Rosario Livatino
Rosario Livatino è nato a Canicattì il 3 ottobre 1952. Laureato in giurisprudenza all’Università di Palermo il 9 luglio 1975 a 22 anni col massimo dei voti e la lode. Entra giovanissimo nel mondo del lavoro presso la sede dell’Ufficio del Registro di Agrigento dove vi restò dal 1° dicembre1977 al 17 luglio 1978. Nel frattempo partecipa con successo al concorso in magistratura e lavora dapprima a Caltanissetta poi al tribunale di Agrigento, dove dal 29 settembre ‘79 al 20 agosto ‘89, come Sostituto Procuratore della Repubblica, si occupa delle più delicate indagini antimafia, di criminalità comune, ma anche di quella che poi sarebbe scoppiata come la ‘Tangentopoli siciliana’. Fu proprio Rosario Livatino, assieme ad altri colleghi, ad interrogare per primo un ministro dello Stato.
Fu ucciso in un agguato mafioso la mattina del 21 settembre ‘90, mentre senza scorta e con la sua auto, si recava in Tribunale. Per la sua morte sono stati individuati, grazie al supertestimone Pietro Ivano Nava, i componenti del commando omicida e i mandanti che sono stati tutti condannati.
Il 9 maggio 1993, Papa Giovanni Paolo II, in occasione della sua visita pastorale in Sicilia, dopo aver incontrato ad Agrigento i genitori di Livatino, dirà degli uccisi dalla mafia: “Sono martiri della giustizia e indirettamente della fede”. Nella Messa di commiato, il suo Vescovo lo descrisse come giovane “impegnato nell’Azione Cattolica, assiduo all’Eucarestia domenicale, discepolo fedele del Crocifisso”.
Nel periodo in cui lavorava ad Agrigento, prima di entrare in tribunale, andava a pregare nella vicina chiesa di San Giuseppe.