4^ Domenica di Quaresima

27 Marzo 2022

UN CUORE NUOVOPER UN MONDO NUOVO

Il Vangelo ci fa rivivere l’esperienza del figlio che si disperde nella falsità dei sogni che illudono;
l’esperienza del padre che attende con pazienza e accoglie con misericordia;
l’esperienza del fratello, dominato da una giustizia solitaria e non misericordiosa.
In qualche modo ci possiamo ritrovare in ciascuna di queste persone.
Lasciamoci dominare dalla figura del Padre, rinnovando la nostra fiducia e speranza in Lui.
Domandiamo che la sua accoglienza e misericordia diventi anche nostra,
per rinnovare il volto della nostra famiglia, della comunità, della Chiesa e del mondo.

Il cammino della Quaresima 

A livello Vicariale vengono proposte le
Stazioni Quaresimali

Martedì 5 aprile
ore 21,00 a Rosolina Mare

“Chiamati alla pienezza dell’Amore”
preparazione alla celebrazione
della Riconciliazione.

La porticina del Tabernacolo

 della Chiesa di San Bartolomeo,
per l’usura del tempo,
necessita di un restauro.
Ringraziamo di cuore
chi desidera collaborare
per quest’opera della nostra Chiesa.

*****

Caritas interparrocchiale
di Porto Viro

organizza un incontro di formazione
martedì 29/03 alle ore 20,45
presso le nostre opere parrocchiali

Nelle domeniche di Quaresima,
alle ore 20,30
ci diamo ancora appuntamento
presso le Clarisse, per chiedere
e supplicare il dono della pace.
Confidiamo nella potente intercessione
della Vergine Maria, Regina della pace,
Madre di Gesù, nostra pace e nostra vita!
Pregheremo a volte con i Salmi a volte con il Rosario, facendoci voce di ogni fratello e sorella che in ogni parte della terra sperimenta odio e violenza.

 Il padre misericordioso

Il vangelo presenta una delle pagine più belle del terzo vangelo: la parabola del padre misericordioso, raccontata da Gesù in risposta a coloro che lo criticavano per il suo atteggiamento di accoglienza verso i peccatori. Ogni volta che cadiamo nel peccato facciamo anche noi l’esperienza del figlio prodigo, una esperienza di allontanamento da Dio. Rifiutiamo la sua paternità, ci sentiamo in grado di fare da soli. Ci illudiamo di poter essere veramente liberi, mentre in realtà diventiamo schiavi di noi stessi, dei nostri beni, della mentalità comune che giustifica tutto e tutti perché «tutti fanno così». Oggi, il Signore ci invita a ritornare a lui, per essere da lui accolti e rinnovati, per sperimentare la gioia di essere suoi figli. Figli veramente liberi da ogni compromesso con il male; liberi di costruire in pienezza la nostra esistenza continuando a camminare sulla via della Vita.
Confrontandoci con il figlio maggiore della parabola dobbiamo riconoscere che anche noi, spesso, siamo come lui: obbediamo a Dio, ma lo sentiamo come un tiranno; osserviamo la sua Legge, ma facendo solo il minimo indispensabile; lo invochiamo nella preghiera, ma solo per chiedere aiuto e mai (o quasi mai) per dire grazie. Se siamo così, il Signore ha qualcosa da dire anche a noi: ci chiama «figli», affinché non ci dimentichiamo che lui è nostro Padre e non il nostro padrone; ci ricorda che «noi siamo sempre con lui» e ci esorta a vivere uniti a lui; ci dice che «tutto ciò che è suo è anche nostro», perché siamo davvero suoi figli e ha a cuore il nostro bene e la nostra felicità. E, se siamo figli di un solo Padre, siamo anche fratelli fra noi, e quindi non dobbiamo rinnegare chi sbaglia, ma accoglierlo come un fratello, per riconoscerci, come lui, peccatori perdonati dal Padre e per fare festa con lui, che era morto ed è tornato in vita.
Noi a chi rassomigliamo? Al figlio minore, al maggiore o a tutti e due? Un dato è certo, ed è il messaggio centrale della parabola: Dio è buono, è misericordioso, non chiude mai la porta, la lascia socchiusa, attende il peccatore e ne festeggia il ritorno!

d.G.

DARE UN’ANIMA ALL’EUROPA

Tre rimbalzi in una settimana. Tre incontri che gettano nuove sementi nel cuore di una primavera straziata. Si comincia appunto il 21 marzo con la Veglia ecumenica per la pace, in una cattedrale invasa dal silenzio, pervasa dalle voci dei lettori e dei testimoni, percossa dal canto di Padre Michele, convinta dalla parola del vescovo Giampaolo. In seconda battuta, giovedì 24 la serata di preghiera con i missionari martiri.
Per ultimo, nel giorno dell’Annunciazione, tutti attorno a Papa Francesco che consacra al Cuore Immacolato di Maria Russia, Ucraina e l’intero mondo.
Che cosa abbiamo da fare dunque per questa umanità ferita dalla guerra, dilaniata dall’inganno e dalle contese? Le persone in fuga dall’Ucraina entrano nelle nostre case accanto alle donne che già assistono i nostri anziani e nelle scuole i nuovi bambini imparano il nostro alfabeto.
L’Ucraina è vicina. Le immagini degli edifici sventrati e delle piazze distrutte, dei volti arrossati dal freddo e dal pianto, soppiantano la delusione dell’Italia che perde i mondiali. Sentiamo nostro il disastro di questa guerra.
Eppure è appena un tassello di una guerra mondiale a pezzi. Dopo il passato delle guerre mondiali, delle violenze coloniali che hanno depredato intere civiltà, della disastrosa ‘esportazione della democrazia’ in varie parti del mondo, oggi si contano a decine le guerre che incendiano e opprimono paesi dell’Asia e dell’Africa e dell’America Latina, che uccidono e imprigionano la libertà e devastano l’ambiente.
Che cosa possiamo fare dunque? In una Europa che programmaticamente ha deciso di privarsi della sua anima, riducendosi allo scheletro dell’economia e dell’energia, possiamo donare il nuovo respiro della preghiera, la nuova speranza dei figli di Dio, il nuovo calore della fraternità cristiana. Possiamo domandare al Padre l’abbraccio di misericordia, allo Spirito di Dio il soffio di vita nuova, al Medico celeste il massaggio che risveglia il battito del cuore.
Per ridonare all’Europa l’anima che ha perduto.
Che cosa possiamo fare dunque? Possiamo fare i cristiani, possiamo essere cristiani.
Perché l’Europa viva, perché il mondo ritrovi la pace.