XXXI^ Domenica del Tempo Ordinario

6 novembre 2022

IL DIO DELLA VITA

La domanda dei Sadducei sembra furba.
Gesù la scavalca con una bellissima risposta:
il nostro Dio è il Dio che fa vivere, il Dio dei vivi.
Gesù risorto ne è promessa e anticipo.
La morte non è l’ultimo confine, né un abisso nel quale sprofondiamo.
Dio ci fa vivere oltre la morte, per sempre e ci attende per renderci partecipi della sua felicità, fino alla risurrezione dai morti.
Questo orizzonte aperto sostiene la speranza nel cammino di ogni giorno con impegno e dedizione, in comunione con tutti i nostri fratelli e sorelle del tempo e dell’eternità.

I fiori della preghiera e della carità

In tutti i mercoledì di novembre

Alle 18,00 recita del Vespro e S. Messa con Catechesi sulla lettera del Vescovo:
“Di una cosa sola c’è bisogno”.

Si ripropone l’iniziativa:

“I Fiori della carità”.

Sul foglio, per aderire all’iniziativa, possiamo scrivere i nomi dei defunti che desideriamo ricordare nella S. Messa

In questa domenica,
con la messa delle 10,30
inizia l’anno catechistico;
sono invitati tutti i ragazzi
con i loro genitori.
Dopo la Messa, insieme per un momento
di festa e di presentazione.

 

Mercoledì 9 novembre

dalle 19,00 alle 19,30
incontro con i genitori
presso la sala
delle opere parrocchiali

Adorazione Eucaristica

E’ ripresa , nella Chiesa di San Bartolomeo,
l’Adorazione Eucaristica settimanale
alla domenica alle ore 17,00.

* * *

Percorso Fidanzati

in preparazione alla celebrazione
del Sacramento del Matrimonio
nel nostro vicariato di Loreo:

di venerdì sera, alle ore 21,

 14, 21, 28 ottobre
4, 11, 18, 25 novembre 2022
nella parrocchia di Scalon;

di sabato sera ore 21

14, 21, 28 gennaio
4, 11, 18, 25 febbraio 2023
nella parrocchia di Taglio di Po;

al mercoledì sera ore 21

1, 8, 15, 22, 29, marzo
19, 26 aprile 2023
nella Parrocchia
di 
Loreo.

Il Dio dei vivi

La disputa fra i sadducei e Gesù, di cui parla il brano evangelico, riguarda la risurrezione. L’esempio portato dai sadducei – che chiedono a Gesù di chi sarà moglie, nell’aldilà, una donna che sulla terra aveva avuto sette mariti – rivela una mentalità che si può incontrare anche oggi in tante persone, che credono sì in Dio, ma fanno fatica ad accettare la risurrezione e la vita eterna, convinte che tutto si concluda con la morte. Questo è il modo di pensare di chi si affida solo alla luce della ragione e dell’esperienza, trasformandole in sorgenti di norme assolute e indiscutibili. Così, tutto ciò che non va d’accordo o non può essere spiegato con esse, viene considerato assurdo; e chi accetta queste verità «strane» è considerato un credulone, incapace di ragionare con la sua testa.
La fede, però, non è una scelta dell’uomo, non è una costruzione razionale, ma dono di Dio, che nasce da lui e dalla sua Parola. Per questo Gesù invita i sadducei e noi, oggi, a guardare con serietà alla realtà della risurrezione e della vita eterna. Gesù ci assicura che la vita terrena non finisce con la morte, ma si prolunga nella vita eterna, in cui giungeranno a maturazione i semi di bene che abbiamo diffuso in questa vita, che hanno dato valore alle nostre giornate, che hanno reso più bello il mondo in cui viviamo.
Nella disputa con i sadducei, Gesù rinuncia a «descrivere» il mondo futuro e la condizione dei risorti. Egli rimanda alla potenza e fedeltà di Dio che preparano per l’uomo un futuro diverso rispetto alla condizione presente. Ne segue che tutte le parole della Scrittura che parlano della risurrezione o del mondo che verrà non sono «descrizioni» di come sarà l’aldilà. Le parole di Gesù non hanno l’intenzione di «descrivere e informare», ma di «sostenere e animare la speranza». Siamo in attesa di un mondo nuovo in cui Dio non cesserà di sorprenderci e rendere gioiosa la nostra vita. Un mondo che non possiamo descrivere, proprio perché legato all’infinita capacità di Dio di sorprenderci.

d.G.

72a Giornata Nazionale del Ringraziamento

 «Coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto» (Am 9,14)

È la festa più importante delle nostre campagne. Le sue radici sono antiche. È il capodanno delle campagne. La celebrazione della giornata del ringraziamento è un anello di una storia straordinaria che ha coinvolto una catena di generazioni di agricoltori che hanno preso coscienza non solo della loro dignità, ma anche del peso della loro presenza organizzata. La giornata del ringraziamento è una festa che è rimasta così come gli agricoltori l’hanno voluta, facendola crescere come una pianta che oggi stende i suoi rami su tutto il territorio nazionale. E’ una giornata in cui fare memoria riconoscente dell’opera buona della creazione, dono di Dio all’umanità, per continuare a vegliare su di essa e per amministrarla con saggezza senza stravolgerla. Ci sono voluti millenni per ricamare le nostre campagne e le nostre colline. Tanti passi misurati dei contadini con le spalle piegate sotto il peso del duro lavoro. Ringraziare perché la terra è dono benedetto: gratitudine a Dio e ai contadini per il loro sapiente lavoro.