Domenica I^ di Avvento

27 novembre 2022

UN’ATTESA FIDUCIOSA

Questa prima domenica del nuovo anno liturgico – inizio del triennio, anno A – ci lancia verso l’ultima venuta del Signore, che sarà manifesta e gloriosa e coinvolgerà tutti gli uomini.
Ritroviamo lo scopo della nostra vita e di tutta la storia.
Il mondo in cui viviamo è fragile, così come la nostra vita.
Solo il Signore che viene porta a compimento il nostro destino e quello di tutta la creazione.
L’Avvento rinnova la fiducia: “Alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”.
Non disperdiamoci in ciò che è vano, ma ogni giorno volgiamo il desiderio e lo sguardo verso Colui che ci viene incontro.

Venerdì 2 dicembre

In occasione del centenario della nascita di don Luigi Giussani presso la sala dell’Eracle
alle ore 21.00

Presentazione del libro
“Il Gius” Una vita appassionante

Nel corso della serata saranno eseguiti
brani della musicali cari a Don Giussani.

I fiori della preghiera e della carità

In tutti i mercoledì di novembre

Alle 18,00 recita del Vespro e S. Messa con Catechesi sulla lettera del Vescovo:
“Di una cosa sola c’è bisogno”.

Si ripropone l’iniziativa:

“I Fiori della carità”.

Sul foglio, per aderire all’iniziativa, possiamo scrivere i nomi dei defunti che desideriamo ricordare nella S. Messa

Consiglio Pastorale Parrocchiale

 Si raduna
martedì 29 novembre
alle ore 20,45
presso la Casa Canonica.
All’Odg:
il cammino della nostra
Comunità verso il Natale,
la visita del Vescovo per
rilanciare il lavoro sul Sinodo,
la catechesi,
il riscaldamento degli
ambienti parrocchiali.

Percorso Fidanzati

in preparazione alla celebrazione
del Sacramento del Matrimonio
nel nostro vicariato di Loreo:

di venerdì sera, alle ore 21,

4, 11, 18, 25 novembre 2022
nella parrocchia di Scalon;

di sabato sera ore 21

14, 21, 28 gennaio
4, 11, 18, 25 febbraio 2023
nella parrocchia di Taglio di Po;

al mercoledì sera ore 21

1, 8, 15, 22, 29, marzo
19, 26 aprile 2023
nella Parrocchia di Loreo.

Vegliate e tenetevi pronti

Il brano del vangelo è tratto dal discorso escatologico di Matteo, il cui tema centrale è il ritorno glorioso del Signore (cc. 24-25). L’evangelista Matteo – più di Marco e Luca – sente il bisogno di ricordare che la venuta del Signore sarà un momento di giudizio, dunque richiede attesa e vigilanza. Il ritorno del Signore è certo, ma il tempo della sua venuta è imprevedibile, bisogna quindi essere vigilanti e pronti.
L’invito a vegliare è un invito a riflettere sulla provvisorietà e precarietà della vita. La stessa stagione autunnale che stiamo vivendo invita a riflettere sul tempo che passa. Un celebre detto, attribuito al filosofo Eraclito, suona così: «tutto scorre» (panta rei). Nella vita succede come sullo schermo televisivo: i programmi si susseguono rapidamente e ognuno cancella il precedente. Lo schermo resta lo stesso, ma le immagini cambiano. Così è di noi: il mondo rimane, ma noi ce ne andiamo uno dopo l’altro. Dei nomi, volti e notizie che riempiono i giornali e telegiornali di oggi che cosa resterà da qui a qualche anno o decennio? L’uomo è come un disegno creato dall’onda sul bagnasciuga della spiaggia, un disegno che l’onda successiva cancella. Il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno! (1Gv 2,17). Dunque, c’è qualcuno che non passa, Dio, e c’è un modo per non passare del tutto neanche noi: fare la volontà di Dio, credere e aderire a lui, preparare giorno dopo giorno il nostro incontro con lui non rimandando a domani ciò che possiamo fare oggi. Il nostro futuro si gioca tutto nel tempo presente.
Siamo quindi invitati ad attendere la venuta di Gesù vigilando nella speranza, certi che il Figlio dell’Uomo verrà e manifesterà la sua signoria su tutto il creato, la sua vittoria sul male e la morte; vigilando nella fede, perché il Signore verrà all’improvviso non per farci paura ma per darci la nuova vita, promessa a chi lo attende nella fedeltà e nella fiducia; vigilando nella carità, perché Gesù è già presente fra noi, nascosto nelle persone più povere e bisognose, attraverso le quali ci dice: Ogni volta che fai qualcosa di bene a uno di loro, lo fai a me (cfr. Mt 25,40).

Il “colore” dei tempi liturgici

Ci capita più volte, quando con mio marito andiamo a trovare la famiglia di nostro figlio a Milano, di partecipare alla messa domenicale nella loro parrocchia lombarda. Mi scopro sempre un po’ scombinata nei tempi e nei momenti della celebrazione della messa, ancor più se la visita avviene verso metà novembre: l’Avvento lì è già iniziato, mentre le candele della mia “corona d’Avvento” sono ancora spente e non inizieranno a brillare una ad una che a fine mese. E il presepio… mio figlio lo sta già progettando per bene, mentre il mio è ancora imballato nello scatolone. Allora ho cercato di capire. Ho scoperto che a Milano e dintorni seguono il rito ambrosiano, mentre il resto della Chiesa segue il rito romano. E’ la storia che ci spiega le ragioni della diversità, che peraltro è solo formale. Nelle terre in cui si estendeva l’Impero Romano d’Occidente, dall’antichità si è diffusa la così detta Chiesa Latina, che si distingue da quella delle terre dell’Impero Orientale, più variegata nelle tradizioni rituali (bizantina, caldea, copta, maronita, armena). Anche la Chiesa Latina nel tempo ha sviluppato sfaccettature diverse aderendo alla cultura e alle tradizioni dei popoli tra cui si diffondeva. Oggi il rito latino si differenzia in tre rami ufficiali: il rito romano (il più diffuso, discendendo direttamente dalla chiesa romana), il rito ambrosiano (chiesa di Milano e dintorni) e il rito ispano-mozarabico (alcune regioni della Spagna). Durante il Concilio di Trento (1545-63) Da allora il rito ambrosiano è mantenuto nel territorio urbano e rurale della storica arcidiocesi di Milano. Le differenze fra i due riti sono riscontrabili in particolare nel calendario ambrosiano, nel messale e nelle letture. Ci sono poi differenze relative ai paramenti sacri e agli abiti talari per quanto riguarda i colori e gli accessori (ad esempio, per le celebrazioni del Santissimo Sacramento si usa il rosso e non il bianco come nel rito romano). Il rito ambrosiano è fortemente legato alla figura di Cristo ed ha tratti in comune con le liturgie orientali. Veniamo all’Avvento. Il rito romano inizia ai primi vespri dell’ultima domenica di novembre (o della prima di dicembre) e termina prima dei primi vespri di Natale, durando circa 4 settimane. Per la liturgia si usa il colore viola, tranne che per la terza domenica (“Gaudete”) nella quale si usa il rosaceo. Nel rito ambrosiano l’Avvento dura 6 settimane: inizia la prima domenica dopo il giorno di S. Martino e prevede 6 domeniche. Il colore dei paramenti è il morello (viola molto scuro, come le more); solo la sesta domenica si usa il bianco (domenica “dell’Incarnazione”). E’ chiaro che le differenze non sono sostanziali: l’Avvento è sempre l’attesa della venuta di Gesù, ricordando la nascita a Betlemme più di 2000 anni fa, protési alla Sua seconda venuta alla fine dei tempi. Finalmente non mi sento più in ritardo nei preparativi per il Natale.

Laura Zadra