Domenica IV del tempo ordinario

29 gennaio 2023

PROMESSA DI FELICITA’

Seguendo Gesù, le Beatitudini: un cambiamento di mentalità, di cuore, di stile di vita.
Una promessa per il presente e la vita futura.
Desiderare e cercare ciò che rende lieto il cuore, serena la vita:
non inseguendo ricchezze e divertimenti, ma nella ricerca del bene in famiglia, nel lavoro, nella società.
Il mondo cambia a partire da un popolo umile che cerca il Signore (1a lettura).
S. Paolo: Dio ha scelto ciò che è stolto, debole, ignobile. Smania di grandezza, prepotenza e violenza, rovinano il mondo.
Mitezza, sobrietà, misericordia, rendono lieta la vita.

Venerdì 3 febbraio alle ore 21,00 presso la Sala Eracle

nel ciclo di incontri per il centenario della nascita di Don Luigi Giussani

Incontro diocesano

ATTRAVERSO LE OPERE…  UNA PASSIONE PER L’UOMO

Interverrà

Silvio Cattarina

psicologo e sociologo presidente della Coop. Sociale L’imprevisto (Pesaro)
cooperativa operante con minori con problemi di dipendenze.

XXXI GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

sabato 11 febbraio 2023

Nella mattinata di sabato 11 il Vescovo celebra con i malati
e le persone che li accudiscono in Cattedrale a Chioggia.

A livello vicariale stiamo organizzando
un pullman che partirà da Scalon alle 9,35.

Giovedì 2 febbraio

Presentazione del Signore

Festa della Candelora,
Giornata della vita consacrata

ore 18
in parrocchia
benedizione delle candele,
processione all’interno della Chiesa,
celebrazione della S.Messa.

Con i genitori
invitiamo tutti ragazzi;
è un’ottima esperienza di catechesi.

Venerdì 3 febbraio,
memoria di
San Biagio
alla Messa delle 18,00
tradizionale benedizione della gola

Martedì 31 gennaio

FESTA DI
SAN GIOVANNI BOSCO

Messa solenne
presieduta da don  Giuseppe Miele
nella Chiesa di Scalon alle ore 18,30
in parrocchia viene sospesa
la Messa delle 18,00

Estratto del libro:
“Catechismo della vita spirituale”
del Card. Robert Sarah

 

«Nessun governo, nessuna autorità ecclesiastica può legittimamente vietare la celebrazione dell’Eucaristia. In molti paesi, la recente chiusura delle chiese per ragioni sanitarie non rappresenta il primo tentativo nella storia da parte del potere di soffocare e distruggere definitivamente la Chiesa di Dio, né di contestare il diritto fondamentale degli uomini di onorare Dio e di offrirgli il culto a Lui dovuto. (…) Troppi cristiani ritengono che per essere uomini del proprio tempo e farne attivamente parte sia necessario mettere tra parentesi la propria fede e il proprio rapporto con Dio, come se questi riguardassero soltanto la sfera privata, troppo spesso descritti come una fuga dalle proprie responsabilità e un modo di abbandonare vigliaccamente il mondo al suo dramma. Di qui, la passività con cui la banalizzazione della fede e della pratica religiosa è stata accettata da popoli un tempo cristiani, come ha tristemente mostrato il modo in cui tanti governi hanno impedito ai credenti, per ragioni sanitarie, di celebrare degnamente, solennemente e comunitariamente i grandi misteri della loro fede. Le persone si sono sottomesse senza opporre alcuna resistenza a disposizioni che non si curavano minimamente di Dio.
(…) Le nostre società sono state prese dal panico davanti alla morte. La vita, si è soliti ripetere, è il bene più prezioso, da tutelare a tutti i costi. Ma vivere davvero è semplicemente un rimanere in vita? Qual è questa vita per la quale ogni cosa può essere sacrificata? Siamo arrivati al punto in cui, per non perdere la vita, le persone hanno paradossalmente cessato di vivere, di muoversi, di parlarsi, di aiutarsi, di mostrare il proprio volto e il proprio sorriso, di stringersi la mano e di abbracciarsi, di pregare insieme? Per quale tipo di sopravvivenza dovremmo rinunciare a entrare nella casa del Signore per rendergli un culto degno di Lui e ricevere l’Eucaristia, fonte di vita, «farmaco di immortalità», come l’hanno chiamata i Padri? Che valore ha la vita che ci resta, se non possiamo più nemmeno accompagnare gli anziani alla morte e offrire loro conforto?
(…) Certo, nel corso di un’epidemia si devono assumere tutte le necessarie precauzioni igieniche, però non al punto di sopprimere in noi ogni espressione esteriore di carità, o di rinunciare all’Eucaristia, fonte di vita, presenza di Dio in mezzo a noi, estensione della Redenzione a tutti i fedeli, ai vivi come a quelli defunti. Pur prendendo le dovute precauzioni contro il contagio, vescovi, sacerdoti e fedeli dovrebbero opporsi con tutte le proprie forze a quelle leggi di ordine sanitario che non rispettano Dio e la libertà di culto, poiché tali leggi sono più letali del coronavirus».

Beati voi

Le beatitudini siglano l’inizio del discorso della montagna, il primo dei cinque grandi discorsi che scandiscono il vangelo di Matteo. Gesù sale sul monte e comincia il suo insegnamento. Egli è il nuovo Mosè che comunica la nuova legge. Attorno a lui si riuniscono i discepoli e la folla, e ricevono un insegnamento che dovrà trasformarsi in vita. Le beatitudini esprimono le condizioni necessarie per entrare nel regno di Dio, ma Gesù non ha solo pronunciato le beatitudini, le ha anche vissute. Esse hanno come modello Gesù stesso, prima di descrivere il cristiano ideale, le beatitudini delineano la figura di Gesù, descrivono i suoi comportamenti e le sue scelte.
Le prime quattro beatitudini presentano l’atteggiamento fondamentale di chi vuol essere vero discepolo di Gesù, il vero «povero», «afflitto», «mite», «affamato e assetato di giustizia». Al discepolo non resta che riconoscere e fare proprie le sue stesse scelte. Le seconde quattro beatitudini invece riguardano la vita relazionale e applicano a essa la vita nuova che Gesù ha annunciato e vissuto: «essere misericordiosi», «puri di cuore», «operatori di pace», «testimoni coraggiosi».
Le qualità presentate nelle beatitudini non vanno considerate separatamente, come se uno sia ammesso al Regno per il suo cuore puro e un altro per la sua sete di giustizia. Le beatitudini vanno considerate nel loro insieme: è la stessa persona che viene descritta in tutte le beatitudini, anche se in differenti risvolti del suo carattere. Chi è povero nello spirito, nel pianto, mite, assetato di giustizia, è anche misericordioso, puro di cuore, portatore di pace e oggetto di persecuzione. La prima beatitudine, «beati i poveri in spirito», è una specie di titolo e costituisce l’atteggiamento fondamentale per poter vivere tutte le altre. Il cristiano è chiamato a vivere in un atteggiamento di povertà di fronte a Dio, e la consapevolezza di questa povertà lo porta a fidarsi del Signore sempre, anche quando ha l’impressione di essere circondato dal buio più completo.

d.G.