Domenica V del tempo ordinario

5 febbraio 2023

IL SALE E LA LUCE

Sale della terra e luce del mondo è Gesù.
Egli dona a noi la sua sapienza, la sua parola, la sua vita perché anche noi diventiamo sale della terra e luce del mondo.
Come può essere?
Come la luce del sole si riflette sulla luna e illumina le strade della terra e le onde del mare, così la vita di Gesù e la luce del Vangelo possono trasformare la nostra vita e renderla utile, rispondendo al bisogno di verità, di pace, di fraternità che c’è nel mondo.
Ricerchiamo e diffondiamo le testimonianze di bene che ci circondano

XXXI GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

sabato 11 febbraio 2023

Nella mattinata di sabato 11 il Vescovo celebra con i malati
e le persone che li accudiscono in Cattedrale a Chioggia.

A livello vicariale stiamo organizzando
un pullman che partirà da Scalon alle 9,35.

GIORNATA MONDIALE
DI PREGHIERA E DI RIFLESSIONE
CONTRO LA TRATTA
DI PERSONE

mercoledì 8 febbraio

Veglia di preghiera
nella Chiesa di San Bartolomeo Ap.
dalle 18,30 alle 19,30

Una cosa sola è
necessaria

Secondo anno
del Cammino Sinodale
2022- 2023

Incontro diocesano
per catechisti
animatori della liturgia,
e operatori della carità

Domenica 12 febbraio 2023
alle ore 15,30
presso le opere parrocchiali
della parrocchia
B.M.V. della Navicella

Sale della terra e luce del mondo

Il vangelo presenta il compito del discepolo con due immagini: sale della terra e luce del mondo. Il sale serve a dare sapore al cibo, e con questa immagine Gesù vuol dire che i cristiani svolgono una funzione insostituibile per l’umanità. Se il sale diventa insipido non serve a nulla, è destinato a essere buttato via; allo stesso modo i discepoli che non vivono l’ideale che hanno abbracciato perdono ogni senso e significato.
Il cristiano è chiamato a essere luce del mondo. Questa metafora viene a sua volta precisata da due immagini: la prima paragona la comunità dei discepoli alla città che si trova sopra un monte: è impossibile non vederla. La seconda presenta il rovescio della medaglia: non ha alcun senso accendere la luce per metterla sotto un secchio, la luce va posta sul lucerniere perché illumini tutto l’ambiente. I discepoli che si mimetizzano e nascondono vengono meno al loro compito. Gesù stesso alla fine trae la conclusione: Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli. Dunque, il nostro essere sale della terra e luce del mondo si realizza nelle opere buone, e ha come scopo quello di indurre le persone a rendere gloria a Dio.
Le immagini del sale e della luce sottolineano alcune caratteristiche importanti della testimonianza cristiana. La prima è la «pubblicità»: la luce è fatta per illuminare, per mostrarsi visibilmente e pubblicamente, non per nascondersi. Il pericolo che Gesù denuncia non è che la luce si spenga, ma che si nasconda, egli teme l’anonimato. La seconda caratteristica è la «concretezza»: non parole, né buone intenzioni e neppure discussioni, ma opere. Gesù teme la tentazione delle troppe parole e richiama alla concretezza delle opere, specialmente alle opere di carità. Non si è sale della terra e luce del mondo a parole, ma nei fatti, mediante opere di amore verso chi si trova in stato di bisogno e necessità. L’ultima caratteristica è la «trasparenza»: i discepoli devono compiere opere buone non per incensare sé stessi o per mettersi in mostra, ma perché sia glorificato il Padre che è nei cieli.

d.G.

MESSAGGIO DELLA CEI PERLA GIORNATA DELLA VITA

“La morte non è mai una soluzione”

Il diffondersi di una “cultura di morte”

  In questo nostro tempo, quando l’esistenza si fa complessa e impegnativa, quando sembra che la sfida sia insuperabile e il peso insopportabile, sempre più spesso si approda a una “soluzione” drammatica: dare la morte. Certamente a ogni persona e situazione sono dovuti rispetto e pietà, con quello sguardo carico di empatia e misericordia che scaturisce dal Vangelo. Siamo infatti consapevoli che certe decisioni maturano in condizioni di solitudine, di carenza di cure, di paura dinanzi all’ignoto… È il mistero del male che tutti sgomenta, credenti e non. Ciò, tuttavia, non elimina la preoccupazione che nasce dal constatare come il produrre morte stia progressivamente diventando una risposta pronta, economica e immediata a una serie di problemi personali e sociali. Tanto più che dietro tale “soluzione” è possibile riconoscere importanti interessi economici e ideologie che si spacciano per ragionevoli e misericordiose, mentre non lo sono affatto. Quando un figlio non lo posso mantenere, non l’ho voluto, quando so che nascerà disabile o credo che limiterà la mia libertà o metterà a rischio la mia vita… la soluzione è spesso l’aborto. Quando una malattia non la posso sopportare, quando rimango solo, quando perdo la speranza, quando vengono a mancare le cure palliative, quando non sopporto veder soffrire una persona cara… la via d’uscita può consistere nell’eutanasia o nel “suicidio assistito”. Quando la relazione con il partner diventa difficile, perché non risponde alle mie aspettative… a volte l’esito è una violenza che arriva a uccidere chi si amava – o si credeva di amare –, sfogandosi persino sui piccoli e all’interno delle mura domestiche. Quando il male di vivere si fa insostenibile e nessuno sembra bucare il muro della solitudine… si finisce non di rado col decidere di togliersi la vita. Quando l’accoglienza e l’integrazione di chi fugge dalla guerra o dalla miseria comportano problemi economici, culturali e sociali… si preferisce abbandonare le persone al loro destino, condannandole di fatto a una morte ingiusta. Quando si acuiscono le ragioni di conflitto tra i popoli… i potenti e i mercanti di morte ripropongono sempre più spesso la “soluzione” della guerra, scegliendo e propagandando il linguaggio devastante delle armi, funzionale soprattutto ai loro interessi. Così, poco a poco, la “cultura di morte” si diffonde e ci contagia.

Per una “cultura di vita”
Ma poi, dare la morte funziona davvero?
La “cultura di morte”: una questione seria
Rinnovare l’impegno