Santo Natale

25 dicembre 2023

LA NOSTRA VITA: UNA TERRA ABITATA

Può la terra accogliere il Figlio di Dio Padre che viene ad abitare tra noi?
Non basta il tempio progettato da Davide e costruito da Salomone.
Dio prepara il cuore e il grembo di una donna e viene a vivere nella sua vita e nella sua casa.
Da questo punto di accoglienza, la Sua presenza si dilata nel mondo e arriva alla soglia del cuore di ogni uomo.
Come? Attraverso la mia e la tua accoglienza, il mio e tuo annuncio, la mia e tua vita, attraverso i santi e nell’opera dei missionari.
Viviamo un Natale cristiano nella liturgia, nella confessione, nella carità.

Preghiera per la pace
A Betlemme, Signore,
ci hai regalato la pace,
cantata dagli angeli ai
pastori.
Sulle strade della Galilea,
lungo le rive del lago,
sui monti e nei villaggi,
hai proclamato beati gli
operatori di pace.
Alla vista di Gerusalemme
hai pianto, perché la città
non aveva accolto la pace.
La tua pace, Signore,
è esigente, perché non
è la pace che il mondo vuole;
non è la semplice tregua
dai combattimenti,
non è la sottomissione
compiacente ai dittatori
di turno, non è il silenzio
dell’indifferenza egoistica.
Tu non dai la pace come
la dà il mondo, ma dai la
“tua” pace, che è impegno
per la giustizia, vicinanza ai
fragili, profezia del regno,
semplicità di vita, umiltà del cuore.
I bambini, Signore, sanno che
cos’è la tua pace, la sognano,
la implorano, la attendono;
sono loro le prime vittime delle
guerre degli adulti e i primi testimoni
di pace. Gesù, bambino di Betlemme,
vinci l’ostilità dei potenti di questo mondo,
regalaci la tua pace, perché da
soli non riusciamo a costruirla.
Amen

IL CUSTODE DI BETLEMME

racconto

I grossi grani di legno d’olivo del suo rosario gli scivolavano fra le dita e li sentiva più freddi del solito, mentre percorreva la navata deserta, guardando in alto le figure di angeli che sembravano correre insieme a lui verso il luogo della grotta. Era appena rientrato da un giro nella città vecchia di Betlemme, deserta e silenziosa, attonita nella paura e nell’angoscia di quello che accadeva non lontano da lì. Si avvicinava un Natale strano: dove prima tutto era festa, luce, colore e gioia, ora c’era solo silenzio, terrore, impotenza e povertà. La gente, che abitualmente animava i vicoli in festa, stava ora rintanata nelle case ed il silenzio era denso, senza il chiacchiericcio lieto dei pellegrini stranieri. Mentre scendeva gli scalini che portavano al luogo della natività, come faceva tutti i giorni prima di chiudere la basilica, il frate custode sentì un pianto leggero
rompere il silenzio che da giorni ormai gli faceva compagnia dentro e fuori la chiesa. Si arrestò un attimo per ascoltare meglio e gli fu chiaro che nella grotta c’era qualcuno. Scese gli ultimi gradini e guardò sulla sinistra, verso la piccola cripta che custodiva una grande stella d’argento che segnava il luogo assegnato alla nascita di Gesù. A pochi passi c’era un’altra nicchia dedicata alla mangiatoia, dove si diceva il bambino fosse stato deposto dopo la nascita, illuminata appena dalle fioche luci delle antiche lampade. Nella penombra, il vecchio frate riuscì a vedere una bambina che singhiozzava sommessamente, inginocchiata e appoggiata di lato al muro della cripta, come sopraffatta da un dolore indicibile. La bambina sentì il frate avvicinarsi e si voltò verso di lui senza paura, così che finalmente egli potesse vederle il viso. “Basma, che ci fai qui a quest’ora?”
La piccola lo guardò con gli occhi gonfi di lacrime ma non gli rispose. “Piccola mia, non dovresti essere a casa?” Allora lei rispose in modo deciso: “Devo sapere…” “Che cosa devi sapere?”
“Mi hanno sempre detto che Gesù è nato proprio qui, e che è venuto per noi, a portare la pace…” “Quello che ti hanno detto è vero, mia cara…” “Ma se è vero, perché succede quello che succede?” Aveva la voce in pianto, come se tutto il male che stava accadendo non lontano da lei ricadesse come la frana di una montagna sul suo piccolo cuore.

Il frate fu preso alla sprovvista da quelle parole, pronunciate da una bimba di 7 anni, proprio lì, proprio a lui e, dopo un attimo di imbarazzo, riuscì a balbettare: “E’ proprio perché lui sa come siamo che è venuto, perché da soli combiniamo solo grossi guai…” La bambina sembrò riflettere su quelle parole ma replicò poco convinta: “Dov’è ora la pace annunciata dagli angeli?” “Vedi Basma, è difficile da spiegare ma tu prova ad immaginare che cosa sarebbe di noi se Lui non fosse nato, se il suo piccolo corpo non fosse stato posato proprio lì dove sei inginocchiata tu… Solo facendoci prendere per mano da quel bambino può cambiare qualcosa, a cominciare dal nostro cuore, anche da tuo piccolo cuore che soffre…” Consapevole che quelle parole erano più grandi lei, si avvicinò alla fanciulla e le porse la mano. Lei esitò ma poi l’afferrò e si lasciò sollevare dal frate che la strinse, come si fa con i figli che si sono fatti male e hanno solo bisogno di quell’abbraccio e di quell’amore affinché la ferita bruci di meno. Sentiva il cuoricino della bimba rimbombare forte contro il suo stesso petto e, piano piano, lei si calmò e smise di piangere. “Ora ti accompagno dalla tua mamma e dal tuo papà che saranno preoccupati per te.” Quando il frate stava per salire le scale, la bimba gli intimò: “Aspetta! Fammi scendere!”
Lui obbedì, sorpreso da quell’ordine inatteso e perentorio. Lei fece i pochi passi che la separavano dalla grotta, si genuflesse e accarezzò delicatamente il metallo freddo della stella argentata, come se fosse la cosa più
cara che aveva in quel momento. Poi fece il segno della croce e tornò dal frate che la riprese in braccio. “Dimmi Basma, che cosa hai chiesto a Gesù Bambino?” “Che domani nessuno muoia”. Il frate la sollevò per accompagnarla fino a casa. Mentre saliva gli antichi scalini ripensava alla preghiera della bimba: sapeva bene che era una richiesta quasi impossibile da esaudire ma quel desiderio di bene, che era anche il suo, gli sembrava rappresentasse un nuovo inizio. Ripercorse la navata e, sollevando ancora lo sguardo verso gli angeli dipinti rivolti alla grotta, gli parve che il senso di vuoto che aveva sentito pochi istanti prima cominciasse a colmarsi di speranza.