XXII^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
1 Settembre 2024
Il cuore dell’uomo
Il vangelo è un’antologia di versetti tratti dal capitolo settimo di Marco e ha un sapore fortemente polemico. Gesù si scontra con scribi e farisei a proposito delle loro tradizioni (= tradizione degli antichi). Secondo Gesù le tradizioni degli uomini sono valide solo se conformi alla volontà di Dio, solo se aiutano a conoscere e amare Dio. Che cosa è da ritenere veramente volontà di Dio? A chi e a che cosa dobbiamo obbedire? Il tema del discernimento è importante perché ogni volta che ci poniamo di fronte al Vangelo non possiamo mai abdicare alla nostra intelligenza e alla volontà di cercare di capire che cosa effettivamente Dio vuole da noi.
Nella seconda parte del vangelo Gesù afferma che il male non è esterno all’uomo, ma proviene dal di dentro, dal cuore dell’uomo. Il cuore – che nel mondo semita è la sede delle decisioni e delle scelte della persona – è il luogo dove viene generato il bene e il male. Ciò che è esterno all’uomo non lo tocca (cibi, riti, tradizioni), è dal di dentro dell’uomo che parte la malvagità, l’inganno, l’invidia, la calunnia, la superbia, e sono queste le cose che rompono la relazione con Dio. È su questo che occorre vigilare. «Una volta che tu abbia purificato ciò che sta nell’interno, hai purificato anche l’esterno. Se l’acqua scorre intorpidita è inutile pensare di ripulire la cisterna; se l’acqua alla sorgente esce fangosa non gioverà a nulla aver pulito le vasche, visto che il difetto è nella sorgente. Sei tu che devi purificarti per primo se vuoi che da te scorra tutto ciò che è puro. Il tuo cuore è la sorgente da cui scaturiscono i tuoi pensieri. Dal cuore o sgorga l’acqua torbida del male, o sgorga l’acqua limpida dell’amore di Dio e del prossimo» (Ambrogio, Commento al Salmo 117).
C’è sempre il rischio di polverizzare la legge di Dio in una serie di precetti e di seppellirla sotto una casistica da azzeccagarbugli. Per far sì che le espressioni religiose dell’uomo non si riducano a formalità ipocrita e soffocante è necessario riconoscere il primato della Parola di Dio. Gesù distingue tra ciò che sta veramente nella Scrittura e le pratiche aggiunte dalla «pietà» farisaica. Questo principio vale anche per noi, anche la comunità cristiana deve sempre tornare alla fonte viva della Parola di Dio che rimane il criterio ultimo di giudizio dell’agire del discepolo di Gesù.